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Poesia, vita e fotografia Antonia Pozzi raccontata da Caffi oggi all’Unitrè

Betty Faustinelli

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19 Novembre 2015 - 13:30

Poesia, vita e fotografia Antonia Pozzi raccontata da Caffi oggi all’Unitrè

Cremona - Società Filodrammatica Cremonese (Piazza Filodrammatici, 2)

CREMONA — Oggi alle 16, presso la Società Filodrammatica Cremonese (Piazza Filodrammatici, 2), Barbara Caffi, caposervizio delle pagine culturali del quotidiano «La Provincia» nell’ambito del programma culturale dell’Università della Terza Età e del Tempo libero Luigi Grande, presieduta da Renata Patria,terrà una lezione su Antonia Pozzi. E tu lascia che guardi questi occhi. Figlia di Roberto, importante avvocato milanese, e della contessa Lina Cavagna Sangiuliani, nipote diTommaso Grossi, Antonia scrive le prime poesie ancora adolescente. Studia nel liceo classico Manzonidi Milano, dove vive con il suo professore di latino e greco, Antonio Maria Cervi, una relazione che, a causa dei pesanti ostacolifrapposti dallafamiglia Pozzi,verrà interrotta da Cervi nel 1933. Nel 1930 si iscrive alla facoltà di filologia dell’Università statale di Milano, frequentando coetanei quali Vittorio Sereni, suo amico fraterno, Enzo Paci, Luciano Anceschi, Remo Cantoni, e segue le lezioni del germanista Vincenzo Errante e del docente di estetica Antonio Banfi, forse il più aperto e moderno docente universitario italiano del tempo, col quale si laurea nel 1935 discutendo una tesi su Gustave Flaubert. Tiene un diario e scrive lettere che manifestano i suoi tanti interessi culturali, coltiva la fotografia, ama le lunghe escursioni in bicicletta, progetta un romanzo storico sulla Lombardia, studia il tedesco,il francese e l’in - glese, viaggia, pur brevemente, oltre che in Italia, in Francia, Austria, Germania e Inghilterra, ma il suo luogo prediletto è la settecentesca villa di famiglia, a Pasturo, ai piedi delle Grigne. Avvertiva certamente il cupo clima politico italiano ed europeo: le leggi razziali del 1938 colpirono alcuni dei suoi amici più cari: «forse l’età delle parole è finita per sempre», scrisse quell'anno a Sereni. A soli ventisei anni si tolse la vita.
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