L'ANALISI
08 Aprile 2023 - 21:17
Il termine Pasqua viene dalla tradizione biblica messo in rapporto con il verbo pāsa «passare oltre». Secondo l’insegnamento di papa Francesco il mistero della Pasqua in senso spirituale non è solo quello del sacrificio sulla croce e della resurrezione di Cristo, cioè della vita che vince sulla morte, ma anche dell’eterna lotta del bene contro il male, della dicotomia amore-odio, in cui l’uomo è libero di scegliere di oltrepassare o no la linea di confine tra gli opposti.
«Possiamo attraversarla tutti i giorni, in un senso e nell’altro, e pentircene potrebbe essere troppo tardi», ha spiegato un sacerdote nella sua omelia durante questa settimana santa. Proprio negli ultimi giorni abbiamo avuto dimostrazione plastica di questo conflitto a livello nazionale, ma anche in casa nostra. Già pochi minuti dopo la diffusione della notizia del ricovero in Terapia intensiva, dunque in gravi condizioni, del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, è partito il coro dell’esercito di odiatori del web che si auguravano un esito infausto della sua degenza.
Con parole e immagini atroci che dà fastidio anche il solo leggerle. Un esercito composto da persone qualunque e, quel che è peggio, anche da politici più o meno noti o da personaggi comunque legati a partiti. Più ‘gentile’ ma altrettanto discutibile l’uscita di Carlo Calenda, leader di Azione, che a ‘Tagadà’ su La7, ha detto, decretando di fatto prematuramente la scomparsa dell’ex premier: «Penso che sia la chiusura di fatto della seconda Repubblica. La seconda Repubblica è Berlusconi, nel bene e nel male. Si chiude un pezzo di storia».
Frase forte, pronunciata da un leader, che ha suscitato vivaci reazioni negative anche tra i suoi e grave imbarazzo nell’intero Terzo Polo. Parole alle quali ha tentato di rimediare con un ‘tweet’ spiegando che «Perché siamo il Paese delle polemiche assurde e inutili. Ripeto: auguri di pronta guarigione a un protagonista della politica italiana di cui sono stato sempre un avversario ma che ha dimostrato e dimostra il coraggio di un leone. Fine».
Un recupero in corner, si direbbe in gergo calcistico, ma il danno è fatto. Perché in qualche modo sdogana l’atteggiamento di mancanza di rispetto verso una persona in condizioni fisiche precarie, esulando dalle regole civili della dialettica politica e giustificando, di fatto, un atteggiamento odioso verso l’avversario. Il vicepremier Matteo Salvini nel frattempo ha difeso Berlusconi dagli attacchi arrivati dal web: «Mi domando che tipo di tarati mentali portino a scrivere sui social le cose più improbabili, imbarazzanti, cattive e disdicevoli. Ma poi c’è gente che vive col veleno dentro, io li compatisco, a me non fanno rabbia, a me fanno pena quelli che non riescono a fermarsi neanche fuori da un letto di ospedale augurando il peggio».
Parole sacrosante, che vanno però in una direzione sola. Andrebbero espresse anche quando l’odio viaggia nel senso (politico) opposto. Quello degli hater, i cosiddetti leoni da tastiera, è fenomeno tanto esteso quanto bipartisan. Ne abbiamo avuto recente conferma in casa nostra, a Crema per la precisione. Un componente della commissione comunale Sport, commentando un’immagine della leader e segretario nazionale del Pd, Elly Schlein, ha scritto: «Può stare tranquilla nessun uomo le userà violenza perché lo spavento potrebbe essere fatale». Non contento ha aggiunto: «Raglia in ogni occasione» e «Non la toccherebbe nemmeno un soldato russo al fronte da otto mesi». L’inaccettabile sdoganamento della violenza sessuale e di genere oltre che il più classico esempio di body-shaming, cioè la derisione di qualcuno per il suo aspetto fisico. Parole contro le quali, salvo la consigliera comunale che ha denunciato il fatto, nessuno è insorto.
Affermazioni tanto più intollerabili in quanto venute da chi riveste un ruolo pubblico e si occupa di sport. E che, in quanto tale, dovrebbe essere portatore di valori positivi, al vertice dei quali stanno concetti come il rispetto delle persone, dell’avversario, delle regole, dell’integrazione. Come si legge nel manifesto sullo sport del Coni, il Comitato Olimpico, serve «un nuovo modo di pensare e di orientare il comportamento: rispettare le regole, bandire la violenza fisica e verbale, combattere la discriminazione e la slealtà sportiva».
Retorica? No, semplicemente principi fondamentali del vivere comune. La speranza, tornando allo spunto iniziale, è che questa sia una Pasqua di resurrezione anche per i troppi piccoli cervelli malati che ancora popolano questo nostro Bel Paese. PS: ai nostri lettori e a tutti i cremonesi arrivino invece gli auguri più sinceri di Buona Pasqua da parte di tutta la struttura della Sec e de La Provincia.
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