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Cremona. Intreccio tra letteratura e arti figurative

Ariosto nelle immagini, venerdì Lina Bolzoni all’Adafa

A cinquecento anni dalla prima edizione del capolavoro ariostesco se ne ripercorre la storia attraverso dipinti, sculture cinema e fumetti che ne sono stati ispirati

Barbara Caffi

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bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

15 Febbraio 2016 - 13:09

Ariosto nelle immagini, venerdì Lina Bolzoni all’Adafa

Vincenzo De Barberis, Il viaggio di Astolfo sulla luna

CREMONA —«Le donne,i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese»: è tra gli incipit più celebri della storia della letteratura e basta da solo a spiegare la fortuna d e l l’Orlando furioso, poema che ne contiene infiniti altri, intreccio di storie che si rincorrono e che contribuì a segnare il passaggio dal Medio Evo all’età moderna.
Anche se l’edizione definitiva, la terza, vede la luce nel 1532 dopo un lungo lavoro di revisione, è fin dallasua primapubblicazione nel 1516 che il capolavoro di Ludovico Ariosto affascina i lettorie necondizional’immaginario. Proprio di questo parl er à Lina Bolzoni in un incontro che si terrà venerdì prossimo alle 17,30 all’Adafa (Casa Sperlari, via Palestro), dedicato appunto a L'Orlando Furioso nello specchio delle immagin i.
Docente alla Scuola Superiore Normale di Pisa, accademica dei Lincei, Bolzoni è anche presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni per i cinquecento anni del F u r i o s o. In questo ambito l’I- stituto Treccani ha promosso la realizzazione del volume L’Orlando furioso nello specchio delle immagini, realizzato con la collaborazione di alcuni studiosi della Normale proprio sotto la direzione di Bolzoni. Il libro ripercorre la storia del poema cavalleresco attraverso dipinti, sculture, fumetti, musiche, maioliche ealtre forme d’arte che dimostrano l’impatto dell’opera sulla società. Tante immagini e venti saggi per testimoniare il successo universale raccolto dalla storiadi Orlandoche,nonostante il tempo trascorso, continua a esercitare un enorme fascino sui lettori.
Risale al 1515 la lettera del cardinale Ippolito d’Este a Francesco II Gonzaga, marchese di Mantova, nella quale veniva comunicata la conclusione dell’opera e la conseguente imminente pubblicazione. Fin dal suo esordio, l’Orlando Furioso ha riscosso un enorme successo, venendo tradotto in numerose lingue e ispirando non solo la letteratura ma anche discipline affini come l’arte, la musica, il teatro. Oltre alle illustrazioni presenti in molte edizioni del libro, nel corso dei secoli diversiartisti hannoutilizzato scene dell’opera come soggetto per le loro creazioni, autori ne hanno tratto ispirazione, filosofi ne hanno discusso.
La Treccani ha deciso allora di celebrare il poema con un’opera multidisciplinare per la cui realizzazione, come sottolinea Lina Bolzoni, si sono riuniti esperti e studiosi provenienti da settori differenti — in particolare, storici della letteratura, del libro, dell’arte. Tutti insieme per creare un testo che raccontasse questi cinquecento anni di storia a tutto tondo, portando al lettore numerosi esempi di ‘ri let tur e’ del poema ariostesco. L’edizione del 1516 era pen- sata soprattutto per la corte ferrarese degli Este, la lingua utilizzata da Ariosto era sostanzialmente quella padana, con qualche ‘intrusione’toscana. Il Fu ri o so del 1532 risente della lezione diPietro Bembo, l’umanista che alla corte estense era di casa e le cui Prose della volgar lingua risalgono al 1524: può quindi considerarsi un modello linguistico ‘nazionale’. Non è certo casuale: Ariosto era consapevole, anzi cercava lettori fuori dalla corte. Voleva essere ‘popolare’, seppure in un contesto in cui la lettura era un lusso, appannaggio di pochi. Ma il poema ariostesco — come il Don Chisciotte, la cui prima edizio- ne risale al 1605 — è appunto un libro che ne contiene infiniti altri. E’ un libro che parla di amore e di guerra, di valori che si stanno perdendo, di coraggio e avventure, di amicizia e di tradimenti, di gioventù e di morte.
E’ un libro, insomma, che è fatto della stessa sostanza di cui è fatta la vita. Ed è un libro che ha una forza evocativa con pochi uguali: non c’è ottava che non si possa ‘vedere’ oltre che leggere. Proprio le immagini che il Furioso ha ispirato — non solo all’epoca,ma ancheaigiorni nostri— hanno contribuito sia a decretarne la fortuna, sia a renderne possibile la comprensione. Ovvio che abbia ispirato le arti visive, la pittura e la scultura prima, e poi il cinema, il fumetto, mescolando alto e basso. Angelica ha ispirato Rubens ma è finita pure sulla tavola di un gioco dell’oca in uso nel Seicento.
Orlando lo si ammira in molti dipinti e lo si vede combattere nel teatro dei pupi. Con il Furioso si è confrontato Luca Ronconi, autore (con la collaborazione di Ed oa rd o San guin eti) di una regia che ha fatto la storia del teatro, e Guido Crepax, che gli dedica- to un gioco. L’Orlando furioso è un poema cavalleresco, certo. Ma forse ancor di più un poema immaginifico e visionario, con quel senso di ironica stralunatezza che avvolge ogni scena. Il lettore non può che immergersi in quelle pagine. E naufragarci con dolcezza.
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