L'ANALISI
25 Gennaio 2016 - 13:11
Questo film di Bertolucci - una maratona complessiva di cinque ore - racconta la storia di tre generazioni, impegnata nella lotta di classe in Emilia, terra di forti contrasti e di robuste tradizioni, sullo sfondo di un secolo di politica italiana. Il 1 Gennaio del 1900, nello stesso latifondo, nascono due bambini, Olmo, figlio di contadini, e Alfredo, erede del padrone. Sul grande schermo si confrontano, dall'inizio del secolo fino al 1945, le vite parallele dei due ragazzi-uomini. Nella prima parte viene raccontata la vita dei due protagonisti sullo sfondo di fatti politici e sociali di quegli anni: primi scioperi nei campi, la guerra 1915-18, il fascismo agrario che aiuta i padroni. E poi i fatti privati: le frodi per l'eredità, gli amori leciti e non, fino al momento in cui i due giovani si sposano. Un grande affresco con una cura persino eccessiva per i particolari (per esempio uno studio molto approfondito su una certa "pittura contadina" da Miller a Van Gogh, a Pellizza da Volpedo). Il discorso sociale finisce comunque per essere un po' di parte; non è certo questo l'aspetto migliore del film.
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