L'ANALISI
L’ingresso a 5 euro presentando una copia de «La Provincia»
02 Dicembre 2015 - 23:55
Chiamatemi Francesco
giovedì 3 dicembre: ore 15,30 - 21;
venerdì 4, sabato 5 e domenica 6 dicembre: ore 17, 19 e 21
CREMONA — E’ uno dei film più attesi di questa fine anno: Chiamatemi Francesco di Daniele Lucchetti, film — già pensato per approdare anche in tv — da giovedì 3 dicembre nella sale. In città a programmare Chiamatemi Francesco sarà il CineChaplin. Fin da domani e per tutto il fine settimana chi si presenterà alla cassa con una copia del quotidiano de «La Provincia» potrà entrare con biglietto ridotto: pagando 5 euro anziché 7,50. a dare conto dell’importanza e della curiosità legata al film anche gli orari della programmazione: giovedì 3 le proiezioni saranno due alle 15,30 e alle 21; così pure venerdì; sabato e domenica gli orari saranno: 17, 19 e 21. Un «uomo preoccupato per tutta la vita». Jorge Bergoglio è raccontato così da Daniele Luchetti che ha fatto di questa immagine la chiave del film Chia matemi Francesco. Il Papa della gente . Nel ruolo di Bergoglio, futuro Papa, Rodrigo De La Serna, negli anni dal 1961 al 2005 e Sergio Hernandez dal 2005 al 2013. «A Buenos Aires ho ascoltato molte persone che conoscevano bene Jorge e altre che lo avevano visto da bambino ma non riuscivo a trovare nulla di interessante, un filo narrativo. Poi è stato un po’ come un innamoramento. La preoccupazione era di non farne un santino, un film da turista» dice Luchetti. Prodotto dalla Taoduefilm di Pietro Valsecchi, distribuito da Medusa, il film avrà anche una versione per la tv, in 4 puntate da 50 minuti che andranno in onda su Canale 5 tra un anno e mezzo. Viaggio umano e spirituale dalla giovinezza di Jorge, figlio di immigrati italiani a Buenos Aires, fino alla salita al soglio pontificio il 13 marzo 2013 in una San Pietro stracolma di folla, il film si concentra particolarmente sugli anni della dittatura militare e dei desaparecidos lasciando fuori le tante voci di persone che più volte hanno avvicinato il regista per dirgli, racconta Luchetti, «Bergoglio era implicato nella dittatura». «Quando racconti una storia — dice il regista — devi stare dalla parte del personaggio che in questo caso mi è sembrato talmente rotondo, chiaro, da capire che queste voci non c’entravano nulla nel mio percorso narrativo. Ho accettato le cose più credibili raccolte sul campo. La Chiesa che ho incontrato mi è sembrata straordinaria».
Una sfida che per Valsecchi è stata «la più grande» della sua carriera. «Volevo fare questo film sul Papa, sono volato a Buenos Aires ma mi svegliavo tante volte di notte con l’immagine del Pontefice che diceva: ‘chi è questo Valsecchi per fare un film su di me?’. Ho cercato un interlocutore in Vaticano per far leggere la sceneggiatura ma non ho trovato nessuno. Ora posso dire che è stata una scommessa vinta, la più importante della mia vita. Lo ha visto monsignor Guillermo Karcher, cerimoniere pontificio, e lo ha definito veritiero».
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