L'ANALISI
17 Settembre 2013 - 15:31
Intervengono:
Claudia Sartirani, Assessore alla Cultura e Spettacolo del Comune di Bergamo
Angelo Piazzoli, Segretario Generale Fondazione Credito Bergamasco
Amalia Pacia, Soprintendenza ai Beni Storici, Artistici, Etnoantropologici
Giuseppe Napoleone, Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio
Coordina: M. Cristina Rodeschini, Responsabile Accademia Carrara e GAMeC, direttore
Dopo un anno e mezzo si è concluso il restauro della monumentale tela con l’Ultima Cena del pittore fiorentino Alessandro Allori (olio su tela, cm. 213x742, firmato e datato 1582), restauro promosso e realizzato dalla Fondazione Credito Bergamasco.
Accanto al grande dipinto, in Palazzo della Ragione viene presentata anche la copia conservata dall’Accademia Carrara (olio su tela, cm 75x129), anch’essa restaurata per l’occasione.
Il restauro dell’Ultima Cena - eseguito da marzo 2012 a febbraio 2013 da Minerva Tramonti Maggi e Alberto Sangalli sotto la direzione di Amalia Pacia della Soprintendenza per i beni storici e artistici – con la rimozione delle vernici fortemente alterate che impedivano una corretta percezione di forme e colori originali, ha valorizzato a pieno l’equilibrio compositivo, il risalto cromatico, la ricchezza dei brani naturalistici del dipinto che, dalla soppressione decretata alla fine del Settecento del centro monastico di Astino, sua originaria collocazione, è stato custodito dalla Municipalità di Bergamo.
ALESSANDRO ALLORI – BIOGRAFIA
Nato a Firenze nel 1535, si forma nella bottega di Agnolo Bronzino, celebre pittore fiorentino. Intorno ai vent’anni Alessandro si trasferisce a Roma, dove rimane fino al 1559, studiando le testimonianze dell’antichità e le opere di Raffaello e Michelangelo. Ritornato a Firenze è nominato Accademico del Disegno e partecipa alle principali imprese collettive volute da Cosimo I de’ Medici: gli apparati per le esequie di Michelangelo (1564) e quelli per le nozze di Giovanna d’Austria con Francesco I, per il quale esegue anche alcune tele destinate al sontuoso Studiolo in Palazzo Vecchio (1570-1571). Alla morte di Bronzino, nel 1572, Allori eredita l’attivissima bottega del maestro. Due anni dopo succede a Giorgio Vasari, da poco scomparso, nel ruolo di pittore ufficiale della corte medicea, diventando in seguito anche direttore dell’Arazzeria. Su commissione della Misericordia Maggiore di Bergamo Allori realizza nove arazzi con i Misteri di Maria per la Basilica si Santa Maria Maggiore (1583-1586). Gli ultimi due decenni del Cinquecento lo vedono impegnato sia sul fronte della pittura sacra, sia su quello della decorazione profana, senza tuttavia tralasciare la ritrattistica. Negli anni che lo separano dalla morte, avvenuta a Firenze nel 1607, Allori attenua progressivamente le audacie compositive e coloristiche della sua formazione manierista a favore d’impaginati più semplici e classicheggianti e di un cromatismo che senza rinunciare ai timbri squillanti della tradizione fiorentina cinquecentesca, si apre con cautela al dato di realtà, secondo quei principi di decoro e di verosimiglianza caldeggiati dalla Controriforma.
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