L'ANALISI
La favola musicata da Gioacchino Rossini
20 Dicembre 2014 - 13:46
ROMA — «Uno shock e una scommessa»: così Carlo Verdone definisce il suo impatto con la regia cinematografica della Cenerentola musicata da Gioacchino Rossini, per il film live ‘kolossal’ prodotto da Andrea Andermann, andato in onda due anni fa in diretta e in mondovisione. Ora arriva nei cinema, in una versione arricchita con materiale inedito e inserti di animazione realizzati da Annalisa Corsi e Maurizio Forestieri, per una giornata di proiezioni evento il 23 dicembre in 200 sale con Microcinema.
«Ho sempre visto Cenerentola come una sognatrice, una ragazza che ispira tenerezza ma anche una bella furbetta — spiega il cineasta, qui alla sua seconda regia di un’opera dopo Il barbiere di Siviglia nel 1992 —. Spero di aver restituito lo spirito rossiniano e aver messo anche qualcosa di piccolo piccolo verdoniano». La direzione d’orchestra è di Gianluigi Gelmetti, mentre sono protagonisti Lena Belkina (Cenerentola), Edgardo Rocha (Don Ramiro), Annunziata Vestri e Anna Kasyan per le sorellastre Tisbe e Clorinda, Carlo Lepore (il patrigno Don Magnifico), Simone Alberghini (Dandini) e Lorenzo Regazzo (Alidoro). Girato a Torino, tra location come la Venaria Reale e il Parco La Mandria, la Casina di Caccia di Stupinigi e Palazzo Reale, il film è stato realizzato con 35 telecamere e 155 microfoni, 350 persone e tre mesi di lavoro. «Abbiamo aggiunto la scena del ballo (con la musica del balletto dell’Armida di Rossini) e la scarpetta, che non ci sono dell’opera, alla quale mi sono preso la responsabilità di togliere dei recitativi che oltre a non essere di Rossini non sono neanche cinematografici», spiega Andermann, già produttore, fra le altre, di La Traviata à Paris e Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca —. Rivolgendoci a Carlo, un erede della grande commedia all’italiana, volevamo evidenziare di Cenerentola la qualità di commedia umana».
Verdone ha filmato inizialmente nelle location con una telecamerina, recitando le varie parti («la troupe spesso si fermava e scoppiava a ridere», aggiunge Andermann) e creando uno storyboard molto dettagliato. «Pensavo che qualche errore grosso — spiega il regista — durante la diretta sarebbe venuto fuori, ma miracolosamente è andato tutto bene, un risultato frutto del nostro rigore, ma anche della nostra passione». Non sono mancati i momenti goliardici: «Con i cantanti tra una ripresa e l’altra scherzavamo sulle possibili relazioni segrete di Cenerentola e Alidoro...». Questa fiaba che esiste in oltre 850 versioni, dal VI secolo a.C in Egitto, fino a Perrault e il film animato della Disney (ne arriverà il 12 marzo 2015 anche una versione live action di Kenneth Branagh) è amata da Verdone fin da quando era bambino: «Mia madre la metteva in scena nel nostro teatrino di burattini. Poi ho conosciuto l’opera da adolescente grazie ai miei genitori, che mi hanno insegnato ad amare questa musica». La forza della storia «è immortale, la ragazza vessata e sconfitta che alla fine trionfa, alla base di tanti film, basti pensare a Pretty Woman». Verdone ha cercato di «dare un’impronta, un’anima a ciascun personaggio, con le espressioni, le particolarità. Ho usato le geometrie del cinema, senza abusarne, cercando di fare qualcosa che non piacesse solo ai melomani».
Francesca Pierleoni
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