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L’autobiografia senza pudori del regista

I segreti più intimi di Dario Argento, il maestro del brivido

Gigi Romani

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03 Novembre 2014 - 16:52

I segreti più intimi di Dario Argento, il maestro del brivido

Dario Argento
‘Paura’
Einaudi
345 pagine, € 19.50

Non poteva che chiamarsi ‘Paura’ l’autobiografia di Dario Argento: 349 pagine in cui il maestro del brivido racconta se stesso in maniera dettagliata, senza censure: la sua infanzia, la sua famiglia, i suoi film, gli amori, le passioni, le inquietudini e, ovviamente, le paure. Dall’incontro dei suoi genitori all’infanzia passata nello Studio Luxardo dove spiava le grandi attrici come Sophia Loren che posavano per gli scatti della madre, all’uscita del suo primo film ‘L’uccello dalle piume di cristallo’, passando per i successi per arrivare all’oggi. «Ho deciso di scrivere questo libro per raccontare la verità sulla mia vita. Ho sentito il bisogno di fermarmi, riflettere sul mio passato e scriverne senza pudore né vergogna», rivela. È proprio nella prefazione che il regista racconta un momento molto intimo della sua vita: quando si è trovato sull’orlo del suicidio. Era l’inverno del 1976 e viveva in una suite dell’hotel Flora a via Veneto a Roma. Dopo una festa con attrici e collaboratori, scrive di essere stato attratto dalla porta finestra, con un richiamo simile a quello che udì Ulisse dalle sirene. Ricorda di aver provato una fortissima voglia di gettarsi nel vuoto. Per questo, continua, aveva deciso di barricarsi nella sua stanza spostando i mobili davanti alla porta finestra. Argento racconta con tono pacato e sguardo basso alcuni segreti e alcune manie della sua vita. «Ricordo che tenevo sempre la finestra aperta perché ero convinto che i pensieri, i sogni e le paure delle persone fossero come qualcosa di materiale, una sorta di nebbia emanata dalle loro teste che vagava per la città. Per questo, tenendo la finestra aperta, pensavo che potessero fluttuare nell’aria ed entrare per ispirarmi». Un personaggio molto importante per la sua attività artistica è Sigmund Freu: «E’ stato un genio. Il sogno è il fondamento dei miei film, ricevo dei messaggi dai miei sogni che trascrivo nelle mie pellicole. La mia scrittura proviene dall’inconscio: è automatica, scrivo ad una velocità incredibile, come un fiume in piena. Quando poi il fiume si interrompe succede che magari per 15 giorni non scrivo nulla, poi riprendo. Vedo i personaggi come in un piccolo schermo che agiscono davanti ai miei occhi. Sono senza volto, che rimane sempre offuscato. Vedo questi film davanti a me e non mi resta altro che scrivere quello che vedo. Gli spazi dei miei film, invece, sono la topografia del mio inconscio».

Giulia Pelosi

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