L'ANALISI
31 Gennaio 2019 - 07:00
È inutile nasconderlo: gli spettacoli lirici risentono, in tutte le loro manifestazioni, l'influsso dei tempi nei quali sono sorti e hanno fatto «fanatismo», cornea si diceva allora. Nella loro stessa terminologia vi è la ridondanza del parlare romantico. Si guardi, per esempio, il “cartellone”: si fregia del titolo di «Stagione lirica ufficiale».
Ufficiale per che cosa? Evidentemente il termine è stato ricalcato dai manifesti che uscivano ai tempi della dominazione austriaca, quando le stagioni d'opera, l'avvenimento più, importante dell'annata, avevano realmente un loro carattere di ufficialità, perchè ispirate dalle sfere governative, che speravano con quegli spettacoli di distrarre la attenzione del pubblico in tenta alle vicende risorgimentali.
Era naturale che in tempi lontani la «Stagione lirica ufficiale » costituisse il maggior avvenimento cittadino dell'annata. Allora non vi erano altre attrattive; e il cartellone del Teatro costituiva motivo di ampie discussioni.
Le stagioni liriche cremonesi hanno avuto tutta una loro evoluzione. Una volta, non sarebbe stato pensabile che tutti gli interpreti non fossero autentiche celebrità; poi si decise di chiamare un illustre protagonista (per esempio: Protti per il «Barbiere» o la Tati Dal Monte per la «Lucia» o la Pagliughi per la «Sonnambula»; e di circondarli con elementi secondari. Oggi, solo in casi straordinari uno di questi nomi di risonanza mondiale appare sui manifesti cremonesi.
Il «Nabucco» con il quale domenica sera sarà inaugurata la stagione lirica, per coloro che non si recano in altre città per assistere a spettacoli lirici, si può considerare opera nuovissima, a parte, naturalmente, le sue vecchie caratteristiche musicali. Sembra infatti che quest'opera sia stata rappresentata al Ponchielli una volta sola, nel febbraio 1844, due anni dopo la prima assoluta alla Scala. Sarebbero dunque 115 anni che quest'opera non torna sui- nostri palcoscenici.
Una veste nuova al glorioso teatro
E' stato un pero peccato che il rinnovato Teatro Ponchielli non sia stato aperto con una stagione d'opera. Questi antichi teatri che nella lirica affondano le radici delle loro nobili tradizioni, non possono rinverdire le tradizioni stesse che rituffandosi nella lirica. Per quanto il Teatro Ponchielli sia già stato riaperto da quasi due mesi, riteniamo opportuno nell'imminenza della stagione lirica di Carnevale che viene considerata la più importante di tutto l'anno, ricordare quanto il Presidente, la Direzione e il Condominio hanno fatto per conferire una veste nuova e altamente dignitosa al glorioso teatro.
Rifatto interamente l'impiantito della platea, vi è stato disteso sopra un immenso tappeto rosso che lo copre integralmente, che attutisce i rumori dei passi, che conferisce all'ambiente un tono di squisita signorilità. Sono state rimosse le vecchie poltrone, molte delle quali rimontavano a più di mezzo secolo fa e sono state sostituite con poltroncine moderne, comode, riposanti, ricoperte da velluto dello stesso colore del tappeto. Tutti gli ori e gli stucchi della sala sono stati rinfrescati e il grandioso lampadario è stato rimesso a nuovo.
Tutte le corsie della platea, dei palchi, delle gallerie sono state ridipinte a nuovo con tinte calde dalle tonalità moderne. In numerosi corridoi sono stati stesi tappeti dai colori intonati alle pareti; gli impianti di illuminazione, gli allestimenti per il guardaroba sono stati rinnovati; il vecchio sipario dipinto dal Rizzi, è, stato opportunamente restaurato e oggi le tante figure che lo adornano spiccano sugli sfondi in tutta la loro fantastica policromia. Anche' l'atrio è stato rimesso a nuovo, ornato con lampadari supplementari, arricchito con tendaggi. Sulla lunetta centrale è stato apposto un bassorilievo in marmo opera del compianto scultore Adamo Anselmi, raffigurante Amilcare Ponchielli.
Oggi il teatro è più bello ancora, di quando, 150 anni or sono, venne costruito.
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