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Le famiglie dei solitari, tra gioia e necessità

I nuclei familiari composti da una sola persona sono sempre di più rispetto a quelli tradizionali. Ciò è specchio di un cambiamento nei desideri e bisogni della società. Necessario un nuovo approccio e una rivoluzione culturale e sociale

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

27 Luglio 2025 - 05:25

Le famiglie dei solitari, tra gioia e necessità

Le chiamano le ‘famiglie dei solitari’ e stanno conquistando l’Italia. Anzi, la provincia di Cremona è già espugnata: coloro che sullo stato di famiglia risultano essere single rappresentano ben più di un nucleo su tre, con punte decisamente superiori nelle città: il 42,3 per cento a Cremona, il 39,7 a Crema. Sono la maggioranza relativa. Così nel 2023, come ha certificato l’Istat, e c’è da ritenere che nel frattempo il fenomeno si sia consolidato. Da questo punto di vista il nostro territorio supera la media nazionale: le famiglie composte da una sola persona sono in aumento e risultano essere il 33 per cento del totale, con un single su cinque con meno di 45 anni.

Poco importa, ai fini di questa riflessione, capire se si tratta della causa o dell’effetto dell’inverno demografico che ci attanaglia; di certo, c’è che assistiamo a una rivoluzione sotterranea, carsica, che cambia il volto del Bel Paese ma anche che lancia nuove sfide. Secondo i demografi, siamo di fronte a una tendenza capace di influenzare anche il futuro, dato che, stando alle stime, nei prossimi 20 anni cresceranno del 17 per cento le persone sole e diminuiranno del 18 le coppie con figli, con un +9 di genitori single.

Una recente ricerca dell’Osservatorio di Ipsos inserisce questa nuova tendenza nell’ambito di un sentimento diffuso che vede la popolazione nazionale sempre più incline a trascorrere del tempo in solitaria, un bisogno sentito da sei italiani su dieci. Vivere da soli può essere una scelta o una necessità e in questo quadro tutto cambia nel mondo di domani. Non è solo questione di welfare che deve essere ridisegnato, come verrebbe da credere in prima battuta pensando che la solitudine sia una necessità più che un desiderio, ma anche di dare risposte. La rivoluzione sarà a 360 gradi.

Le famiglie dei solitari sono così numerose da meritare almeno due Giornate Mondiali dedicate: l’11 novembre (data scelta perché il numero 1 identifica l’individuo) e il 15 febbraio, Festa dei Single, San Faustino. La prima, nata in Cina, è diventata un’importante giornata di shopping a livello globale, la seconda è legata alla tradizione cristiana e significativamente festeggiata il giorno dopo San Valentino. Come a dire che ormai il vivere da soli appartiene al Dna della società moderna.

Il mondo del commercio, come sempre all’avanguardia nel tentativo di sfruttare ogni occasione, si è mosso per tempo. «Quanto abbiamo appreso durante la nostra ricerca — ha spiegato Nicoletta Vaira di Ipsos — è la necessità che il processo di consapevolezza in corso realizzi un passaggio ulteriore. Aziende e marchi che desiderino incontrare il mondo sempre più popolato e orgoglioso dei single devono avere la lucidità e la consapevolezza di andare oltre la semplice narrazione positiva per prendere in considerazione i bisogni e le esigenze reali che i single sono chiamati ad affrontare oggi».

Secondo la stessa logica, però, dovrà cambiare l’approccio in molti altri settori, partendo dal modo di progettare lo sviluppo di città e paesi. La scommessa degli amministratori pubblici è quella di saper individuare percorsi più corretti per andare incontro alle nuove esigenze. Sarà necessaria una svolta nel settore edile, per esempio, in cui si dovrà pensare a costruire case meno grandi e più a misura di single. Analogamente accadrà con l’aumento dell’offerta di mono porzioni di cibo in negozi e supermercati. È il modello di riferimento di famiglia a modificarsi.

Le relazioni sentimentali si fanno più fluide, tanto che nonostante lo stigma sociale iniziale, si è assistito al progressivo proliferare delle app di incontri, oggi viste come occasioni per alzare la qualità del tempo libero e della vita sentimentale, più che come puro strumento di scappatelle erotiche. È un mondo nuovo, popolato da persone sempre più inclini a trascorrere del tempo in solitaria; dato confermato anche dal fenomeno delle coppie cosiddette Lat (Living ApartTogether, neologismo che indica un concetto solo apparentemente contraddittorio, cioè vivere separati insieme). Rifiutano la convivenza scegliendo per la loro relazione una modalità distaccata e più libera.

Sei italiani su dieci sentono sempre più spesso il bisogno di passare del tempo da soli mentre il 63 per cento — cresciuto di un terzo rispetto al 2021 — sostiene che viaggiare senza compagnia è motivo di orgoglio; sono più donne che uomini, fiere di essere sole. Un’indipendenza che non significa certo ascetismo. Secondo i dati dell’ultimo trimestre, Match Group, l’azienda madre di Tinder, Hinge, OKCupid, Meetic conta più di 16,5 milioni di utenti paganti. Gli strumenti e le piattaforme di incontro sembrano essersi liberate da certi stereotipi e sono sempre più percepite come occasioni per connettersi e aprirsi all’altro, ampliando la propria cerchia di legami e i propri orizzonti.

Un intervistato Ipsos su due sostiene che le app social e di incontri siano un’opportunità di valore per creare relazioni, amicizie e incontri casuali. Il rovescio della medaglia è la situazione di chi vive solo non per scelta ma per necessità: le fasce più deboli della popolazione. «Sul dato specifico relativo alla composizione delle famiglie nella nostra città — ha spiegato Marina della Giovanna, assessore alle Politiche sociali di Cremona —, dove il numero di quelle unipersonali risulta essere più alto rispetto alla media nazionale, incide sicuramente l’alto tasso di invecchiamento del territorio».

E ha confermato che questa nuova realtà dovrà essere necessariamente accompagnata da un cambiamento radicale da parte delle istituzioni e della politica locale: «Il sistema di welfare attuale, per esempio, è principalmente pensato per sostenere nuclei familiari tradizionali e non quelli unipersonali. E se cambia il tipo delle famiglie presenti nelle città, devono aggiornarsi anche i servizi». Un cambio già in atto, come conferma Augusto Farina, presidente della casa di riposo di Trigolo e vicepresidente dell’Associazione delle Rsa della provincia: «In questi anni le residenze hanno assunto caratteristiche di lungodegenze mediche con ospiti sempre più anziani». Sono ogni giorno di più, spesso soli. E assisterli resta un compito certamente oneroso ma necessario. Perché essere ‘solitari’ non sempre è bello.

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