L'ANALISI
L'ECONOMIA LOCALE SOTTO LA LENTE
03 Marzo 2023 - 11:36
CREMONA - Le esportazioni trascinano l’economia cremonese che nel 2022 ha registrato un aumento della produzione industriale del 4,7% e del 4,2% per quella artigianale. Un anno incoraggiante, come sottolinea il commissario straordinario della camera di Commercio di Cremona Giandomenico Auricchio: «Questi dati dimostrano ancora una volta la straordinaria resilienza delle nostre imprese che hanno saputo reagire e fronteggiare gli effetti dirompenti della crisi energetica. Grazie al notevole incremento dell’export sono stati superati i livelli produttivi del periodo pre-Covid. Il nostro sistema produttivo è sano, ma la competitività del nostro territorio è condizionata dalla carenza di infrastrutture adeguate. Alla nuova Giunta regionale chiediamo quindi di attuare gli interventi infrastrutturali che attendiamo da decenni e che sono vitali per la competitività della nostra provincia».
I risultati provengono dall’indagine congiunturale, condotta trimestralmente da Unioncamere Lombardia, che coinvolge due campioni distinti di aziende: manifatturiere industriali e artigiane. Per Cremona e il suo territorio ha interessato complessivamente 124 imprese appartenenti a tutte le principali attività del comparto manifatturiero: 57 industriali e 67 artigiane. Nel quarto trimestre, il comparto manifatturiero è in ripresa, con tassi di crescita congiunturali positivi sia per l’industria (+2,7%) che l’artigianato (+0,5%).
Anche il fatturato è positivo per entrambi i comparti, segnando un +0,6% per l’industria e un +1,1% per l’artigianato. Gli ordinativi dell’industria registrano un incremento congiunturale significativo dall’interno (+1,3%) e ancor più dall’estero (+4,3%) mentre sono in leggera flessione per quanto riguarda l’artigianato (-0,7%). «In ottica tendenziale gli incrementi produttivi restano significativi sia per l’industria (+6,1%) che per l’artigianato (+2,0%) – prosegue Auricchio –: il fatturato, spinto anche dall’aumento dei prezzi, segna incrementi rilevanti rispetto allo scorso anno crescendo del 5,8% per l’industria e del 4,5% per gli artigiani. Gli ordini mostrano andamenti tendenziali più contenuti per l’industria per il mercato interno, fermandosi al +0,1%, mentre risultano più dinamici dal mercato estero (+2,7%). L’artigianato mostra un tendenziale più marcato per gli ordini totali (+1,4%)».
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, a livello provinciale è stabile per il settore industriale con il numero degli addetti vicinissimo alla variazione congiunturale nulla (-0,2%), e più negativo per l’artigianato che registra una flessione più significativa (-2,0%).
«Nessuna delle imprese industriali intervistate ha dichiarato di aver fatto ricorso alla Cassa integrazione guadagni, mentre la percentuale è del 7,5% per l’artigianato, ma con una quota sul monte ore trimestrale molto contenuta (0,9%) – si legge nel report –: sul versante dei prezzi pesano le dinamiche del tutto straordinarie evidenziate a livello internazionale sulle materie prime e sui beni energetici (gas ed energia elettrica in primis) che provocano un’ulteriore spinta inflattiva, ma meno intensa rispetto allo scorso trimestre. Le imprese industriali del cremonese stimano infatti una crescita congiunturale dei prezzi delle materie prime del 2,6% e le imprese artigiane dell’8,6%. Il confronto tendenziale evidenzia maggiormente la gravità della situazione con un incremento del 44,5% dei prezzi delle materie prime per l’industria e del 70,5% per l’artigianato».
Unioncamere mette poi a confronto la Lombardia e l’Italia, ma l’indice della produzione industriale non è perfettamente coerente, mancando ancora il dato di dicembre per la produzione nazionale. «La media dei mesi di ottobre e novembre evidenzia comunque una flessione dell’indice dal livello raggiunto nel terzo trimestre. Per quanto riguarda il confronto Cremona-Lombardia, entrambe proseguono sul trend crescente con un’accelerazione della dinamica provinciale che tende a chiudere il gap formatosi tra i due territori nei trimestri precedenti. A livello nazionale gli indicatori qualitativi hanno segnato un peggioramento per lo scorso mese di dicembre, mentre a gennaio 2023 si segnala un miglioramento del clima di fiducia delle imprese. Ciò potrebbe portare a una chiusura d’anno con crescita sostanzialmente nulla per la produzione italiana. Le previsioni Prometeia indicano per l’inizio del 2023 una situazione di stagnazione, con variazioni congiunturali sostanzialmente nulle per gennaio e febbraio».
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