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Uno dei protagonisti del poema ''Orlando Innamorato'', di Boiardo, è Arcimbaldo da Cremona

L'autore racconta che il cremonese aveva il compito di difendere la fortezza di Monaco dalle armate saracene

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

30 Ottobre 2013 - 14:14

Matteo Maria Boiardo

Matteo Maria Boiardo, l'autore dell''Orlando innamorato'

La prima edizione dell’Orlando Innamorato usciva nel 1495. Matteo Maria Boiardo concepisce un poema innovativo. Tutto gira attorno all’imperatore Carlo Magno e ai suoi cavalieri, e tra le vicende narrate c’è anche la guerra tra il ‘pio Carlo’ e i Longobardi di re Desiderio, nemici storici, ma in questo caso alleati nel combattere i Saraceni che con il loro comandante Rodomonte prendono il largo da Algeri alla conquista dell’Europa. I musulmani dopo un periglioso viaggio vengono sbattuti da una tempesta sulle coste liguri, di fronte alla spiaggia di Monaco, ed è proprio qui che infuria la battaglia tra eserciti ed eroi. Boiardo non ambienta a caso la guerra a Monaco, storicamente, attorno al X secolo, proprio da queste parti i Saraceni erano riusciti a strappare un lembo di terra e a creare una sorta di califfato dal quale partivano le loro navi corsare per saccheggiare le città e i villaggi costieri dell’alto Mediterraneo. Nel cantare questa guerra compare Cremona e il suo conte Arcimbaldo, il longobardo è citato più volte nel Libro II, nei canti VI, VII e XIV, Boiardo con lui è generoso, lo descrive come un figlio devoto e un combattente valoroso, così come la tradizione guerresca cremonese voleva. Del resto Matteo Maria Boiardo, funzionario di corte a Ferrara, sotto Borso d’Este, conosceva bene le città e le tradizioni delle città padane. Era al corrente della dominazione longobarda a Cremona così come conosceva le virtù guerriere dei suoi cittadini. Quando il poeta scrive l’eco di queste virtù non si è ancora spento, Cremona era ancora nel ricordo una grande potenza politica e militare che era stata capace di combattere da pari a pari con i più grandi stati del Medioevo. Boiardo, dunque, racconta del poderoso Rodomonte che sbarca, dopo quattro giorni di navigazione, a Monaco (il principato all’epoca faceva parte della ‘Lombardia’ ed era retto da vassalli dei re longobardi) i monegaschi cercano di opporsi allo sbarco. La rocca è presidiata da Arcimbaldo, Conte di Cremona, che si fa contro le armate di Rodomonte. «E di Monico uscì, che più non tarda, Conte Arcimbaldo e la gente lombarda. 
Questo Arcimbaldo è conte di Cremona, e del re Desiderio egli era il figlio ». I re Longobardi concedevano titoli e terre ai propri figli, e Cremona era uno dei loro possedimenti dal 603, dopo la conquista di Agilulfo. Arcimbaldo è bello e forte, scaltro ed è un esperto delle guerra. «Costui la rocca a Monico abbandona sopra un destrier coperto di vermiglio e con gran gente calla alla riviera ove aizzata è la battaglia fiera. A Monico il suo patre l’ha mandato ch’è sopra al confine di Provenza, perché intenda le cose in ogni lato, e dalli avviso in ciascuna occorrenza». Arcimbaldo affronta le armate di Rodomonte ‘orrenda creatura...ciascaduno ha di lui tanta paura’. Ma non ha paura il conte di Cremona, Arcimbaldo «Avanti passa, ver Rodomonte la sua lancia abassa. Fermo in due piedi aspetta lo Africane; Arcimbaldo lo giunse a mezzo scudo, e non lo mosse ove tenia le piante, benché fu il colpo smisurato e crudo; ma il Saracin, che ha forza da gigante, e teneva a due mane il brando nudo ferisce lui d’un colpo sì diverso che tagliò tutto lo scudo per traverso. Né ancor per questo il brando se arrestava, benché abbia quel gran scudo dissipato, ma piastra e maglia alla terra menava, e fecegli gran piaga nel costato. Certo Arcimbaldo alla terra n’andava, se non che da sua gente fu aiutato, e fu portato a Monico alla rocca, come se dice con la morte in bocca». Rodomonte dunque ferisce il conte di Cremona che viene ricoverato nella fortezza di Monaco. La guerra continua, il conte avvisa il padre Desiderio, che arriva con le sue armate ad affrontare il poderoso Rodomonte. L’arrivo del re dei Longobardi è provvidenziale, il suo esercito attacca con impeto le armate saracene che infatti grazie alla ‘tempesta che facevano e Lombardi’ fuggono incalzati da Desiderio e dai suoi conti tra i quali «A lui davanti è il conte di Cremona, qual fu suo figlio e fu bon cavalliero, dico Arcimbaldo, e seco a mano a mano vien Rigonzone, il forte parmisano».
Fulvio Stumpo
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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