E’ noto: Ludovico Ariosto ambienta a Cremona un’intera commedia, ‘Il Negromante’. I personaggi dell’opera, la morale che se ne ricava, non sono del tutto edificanti, ambientarla a Ferrara sareb be stato pericoloso. E’ dunque meglio ‘spostare’ la storia, invece che a Ferrara è meglio che il ‘Negromante’ operi e imbrogli a Cremona: altrimenti gli Estensi, così suscettibili e suoi datori di lavoro, non avrebbero gradito. Ariosto ha parole durissime, anche se ironiche, contro la classe politica cremonese. Certo il poeta non ce l’ha solo con i burocrati cremonesi, il suo vorrebbe essere un giudizio più universale, ma è meglio essere prudenti e ambientare la commedia in un’altra città che non sia Ferrara. Queste sono solo ipotesi, sta di fatto che nel nord d’Italia Cremona era all’epoca una potenza, una ‘metropoli’ al centro della vita politica, economica, artistica e sociale del Ducato di Milano, seconda solo alla capitale lombarda. Per cui ambientare a Cremona una commedia poteva, a quei tempi, essere normale. Ma Ariosto potrebbe essere stato ispirato da una particolare figura di cremonese, veramente esistito: il ‘balestrere’ Paulino. Molto probabilmente questi era un soldato di professione al servizio degli Este. Ariosto lo conosceva bene, anche prima della stesura della commedia. Nelle sue relazioni economiche, quando era governatore della Garfagnana il nome di ‘Paulino da Cremona’ compare più volte. E’ un mero conto della spesa, Ariosto certifica che gli ha pagato 12 lire, un’altra volta invece che è «Paulino da Cremona, balestriero del S.re nostro, debbe dare lire nove e mezza per prezzo d’una casacca alla divisa dell’Ill.mo Signor Nostro, avuta damea’ dì venti di Settembre 1524». ‘Paulino da Cremona’ emerge chiaramente dalla nota spesa, si può solo immaginare questo rude soldato abituato a servire i potenti del momento. Ma sta di fatto che il poeta dunque aveva contatti con un cremonese che magari gli aveva raccontato qualche episodio della sua città da cui prende spunto per scrivere la commedia. Del resto non era raro che cittadini cremonesi servissero sotto le armi per le signorie vicine. I cremonesi nel medioevo erano stati grandi guerrieri. L’eco di queste glorie guerresche non si era ancora spento nel ’500.
Certo sembra piuttosto che la città dia all’impero spagnolo capitani valorosi e di provata esperienza, ma dalle cronache dell’epoca si nota ancora che qualche ‘compagnia d’arme’ parte per qualche lontano fronte aperto da Carlo V. Paulino dunque era un soldato anche se al servizio di ‘una potenza straniera’ che Ariosto conosceva bene, e chissà se Paulino da Cremona, magari nei lunghi inverni della Garfagnana (che Ariosto non amava particolarmente, teneva diligentemente un orto e si specializzò nella coltivazione degli asparagi), non raccontò allo scrittore qualche storia della sua città che magari lo ispirò. Ma potrebbe esserci anche un altro motivo, probabilmente una pista più consistente di Paulino, per cui Ariosto ambienta in città la sua commedia, per un motivo quanto meno curioso, che avrebbe la caratteristica della diceria se non fosse storicamente accertata: nel XIV secolo tra le cariche comunali a Cremona è certificata anche quella dell’astrologo. In poche parole la municipalità pagava un ‘mago’ per consultazioni e consigli. Lo prova un documento del 5 giugno del 1305 che dà l’incarico a al maestro Belino astrologo, «che per elezione del consiglio è eletto astrologo del Comune». Una particolarità, e non è improbabile che sia stata questa decisione del consiglio a ispirare lo scrittore, e a definire Cremona «terra di scioccaggine » e ad ambientare a Cremona il ‘Negromante’. Gli astrologi non erano ‘merce rara’ nel medioevo, a loro ricorrevano principi re e imperatori, ma uno stipendiato da un libero comune poteva essere una notizia.