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CREMA. LA CERIMONIA

Intitolato il parco di via Lago Gerundo alle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013

Cerimonia per ricordare i 368 migranti morti nel mare di Lampedusa. Il sindaco Bergamaschi: «Un gesto per mantenere viva la memoria e promuovere una cultura dell’accoglienza»

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

21 Novembre 2025 - 20:00

Intitolato il parco di via Lago Gerundo alle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013

CREMA - Da oggi il parco di via Lago Gerundo è intitolato alla memoria dei migranti scomparsi il 3 ottobre 2013 nel naufragio davanti alle spiagge di Lampedusa: 368 le vittime della più immane tragedia della storia recente dei viaggi della speranza.

La breve cerimonia si è svolta sotto la pioggia, a conclusione di una mattinata in cui l’amministrazione comunale e il Comitato 3 ottobre, nato a livello nazionale per non dimenticare il terribile episodio, hanno incontrato gli studenti delle superiori. Ospite alla multisala Porta Nova Tareke Brhane, presidente del comitato. Attraverso la sua testimonianza, le classi hanno potuto approfondire le dinamiche che caratterizzano i flussi migratori contemporanei, le cause che li alimentano e le tragedie che troppo spesso li segnano.

L’intitolazione del parco è stato un atto simbolico che pone Crema tra le città che hanno scelto di ricordare in modo permanente le vittime dei naufragi nel Mediterraneo. Durante la cerimonia, il sindaco Fabio Bergamaschi ha ricordato l’impegno dell’ente «sia sul fronte dello sviluppo di una cultura dell’accoglienza, sia su quello della toponomastica. Dare un nome ai luoghi significa renderli riconoscibili e, al contempo, rendere omaggio alle persone cui vengono dedicati. Nel caso del 3 ottobre, è un modo per ricordare le vittime di quel terribile ultimo viaggio della vita, concluso nel Mediterraneo, divenuto negli ultimi decenni un cimitero anonimo e spersonalizzante. Intitolare dei luoghi al 3 ottobre significa rendere loro omaggio, ma anche maturare consapevolezza su quanto la gestione delle politiche migratorie sia oggi centrale nelle società occidentali. Una gestione — ha aggiunto — che deve essere realmente inclusiva, organizzata, avendo al centro la dignità della persona».

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