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SALUTE E TERRITORIO

Hikikomori e ritiro sociale, convegno a Crema per adolescenti isolati

L’Asst organizza giovedì 9 ottobre un incontro per approfondire il fenomeno crescente del ritiro sociale tra i giovani, con interventi di specialisti, famiglie e scuole per creare una rete di prevenzione e supporto

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

07 Ottobre 2025 - 05:20

Hikikomori e ritiro sociale, convegno a Crema per adolescenti isolati

Nel riquadro il dg Alessandro Cominelli

CREMA - Una piaga sociale che si sta diffondendo sempre di più tra i giovanissimi e per questo va affrontata coinvolgendo tutte le forze in campo: enti locali, Servizi sociali, Asst e volontariato.

Capofila di questa iniziativa è l’Asst stessa, che chiama a raccolta le istituzioni cremasche in occasione della Giornata mondiale della salute mentale.

La piaga si chiama Hikikomori, termine giapponese che purtroppo sempre più cremaschi stanno imparando a conoscere: ragazzi che si chiudono in casa e spesso restano esclusivamente nella loro stanza. Non per un capriccio o una ripicca, ma per il rifiuto dei contatti con l’esterno, una manifestazione di profondo disagio che comprende abbandono scolastico, rinuncia alle attività sportive o ricreative, riduzione drastica della cerchia amicale e alterazione del ritmo sonno-veglia.

Subentrano anche abitudini alimentari disordinate, che sfociano in disturbi della nutrizione. Gli psicoterapeuti dell’adolescenza definiscono questo insieme di fattori come “ritiro sociale”.

In Giappone questo fenomeno di volontaria esclusione dalla società si è manifestato in maniera preoccupante prima che in Europa.

Nel Cremasco, i casi sono esplosi negli ultimi anni, complice anche la pandemia da Covid-19. Le richieste di presa in carico di preadolescenti e adolescenti finite sul tavolo degli specialisti dell’Asst erano 187 nel 2017 e lo scorso anno hanno raggiunto quota 325.

Contemporaneamente all’aumento delle consulenze ambulatoriali, si è reso necessario un incremento dei ricoveri nel reparto di Pediatria dell’Asst.

Se ne parlerà nel convegno di giovedì 9 ottobre, promosso dall’Azienda socio sanitaria territoriale in Sala Polenghi (nel complesso dell’ospedale), in collaborazione con il Panathlon International: “Il silenzio dietro la porta – Hikikomori e ritiro sociale negli adolescenti: sfide educative e sanitarie”.

L’evento si aprirà alle 18 per approfondire il ritiro sociale negli adolescenti dal punto di vista clinico, scientifico e psicologico. La seconda parte sarà dedicata alla presentazione dei progetti e degli enti che, nel territorio, si occupano del tema.

Dal 2020 al 2024, l’unità operativa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza ha seguito con continuità 68 situazioni con grave ritiro sociale e scolastico, di cui 40 ragazze e 28 maschi dai 12 ai 18 anni.

Per aiutarli, gli specialisti dell’Uonpia visitano innanzitutto il ragazzo o la ragazza, per un inquadramento diagnostico iniziale e per valutare se sia necessaria una terapia farmacologica. Da lì parte un percorso che comprende anche incontri in rete con la scuola, i Servizi sociali e la tutela minori, quando questi sono stati attivati.

Diventa poi importante cercare di favorire i processi di reinserimento nel contesto sociale del minore, un fattore che rappresenta la criticità maggiore.

«Crediamo sia fondamentale portare l’attenzione su un tema sempre più diffuso anche nel nostro territorio — sottolinea il direttore generale dell’Asst, Alessandro Cominelli —: il ritiro sociale in adolescenza è una realtà complessa, che coinvolge non solo i clinici ma, ancor prima, la scuola, la famiglia, il mondo dello sport e la società in senso più ampio.

Come Asst, in collaborazione col Panathlon International, già impegnato a livello nazionale ed europeo sul tema, abbiamo scelto di dare voce a un bisogno reale e crescente, che emerge dall’ascolto del nostro territorio e dagli operatori che, in più ambiti, vi lavorano quotidianamente.

Attraverso il contributo di pediatri, neuropsichiatri infantili, psicologi dello sport, genitori e associazioni locali, vogliamo costruire una rete capace di riconoscere precocemente i segnali di disagio, offrire risposte concrete e multidisciplinari e restituire ai ragazzi uno spazio di relazione, fiducia e possibilità.

Soltanto unendo le forze possiamo affrontare un fenomeno così delicato e non lasciare indietro nessuno».

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