L'ANALISI
22 Ottobre 2025 - 17:44
Le Collezioni del Museo del Violino raccontano con continuità la storia, lunga cinque secoli, della liuteria cremonese.
A questa narrazione avvincente si aggiunge una nuova pagina.
Da venerdì 24 ottobre, nell’ambito del network friends of Stradivari, sarà esposto un violino di Girolamo II Amati, temporaneamente affidato al Museo e alla città da Helen Brunner, solista ed educatrice musicale.
Con questo autore trova, dunque, definizione esaustiva l’attività della più antica famiglia di liutai cremonese, attiva già a metà Cinquecento.
Sabato 25 e domenica 26 ottobre, alle 12, in Auditorium Giovanni Arvedi, sarà possibile apprezzarne le doti timbriche in due audizioni dedicate. Protagonista dei brevi recital solistici sarà Lana Yokoyama. (posto unico Euro 10)
Benché la fama di Girolamo II Amati sia solo in parte oscurata dall'eccellenza dei risultati raggiunti dai precedenti membri della sua famiglia, può a pieno merito essere citato tra i grandi liutai della scuola classica cremonese. Tra Sei e Settecento si ritrova a portare avanti l’attività della celebre bottega di famiglia in un momento storico caratterizzato da una vivace concorrenza, nel corso di una vita segnata da numerose difficoltà e tragedie personali.
Il padre Nicolò, sopravvissuto alla terribile epidemia di peste che negli anni trenta del Seicento aveva spazzato via un’intera generazione di liutai tra Cremona e Brescia, si era dovuto avvalere negli anni di una nutrita schiera di apprendisti per soddisfare la richiesta di strumenti risultante da questa situazione di monopolio. Sono questi liutai, a vario titolo formatisi nella sfera della bottega degli Amati, tra cui spiccano Andrea Guarneri, Francesco Rugeri, i loro figli e Antonio Stradivari, ad animare la concorrenza con cui deve misurarsi il giovane Girolamo, che dopo aver affiancato l’anziano padre negli ultimi anni di attività, prende le redini della storica bottega.
Forte di un'eccezionale abilità tecnica, Girolamo (detto “secondo” per distinguerlo dall’omonimo nonno paterno) assimila la lezione stilistica dei suoi antenati, integrandola con quella ricevuta dagli assistenti che avevano popolato il laboratorio di famiglia negli anni della sua formazione, tra i quali va nominato Giovanni Battista Rogeri oltre che con le naturali ispirazioni derivanti dalla vicinanza con gli illustri concorrenti.
Purtroppo, questi anni di transizione sono scossi dal lutto: nel 1685, a solo un anno dalla scomparsa di Nicolò, muore la giovane moglie Angela Carettoni; due anni dopo, scompare tragicamente il primogenito maschio dei due, di soli tre anni.
L’abilità non basta a mantenere il primato della bottega: negli stessi anni, numerose commissioni da parte dei più importanti rappresentanti del clero e della nobiltà europea sanciscono l’ascesa irrefrenabile di Antonio Stradivari, che da lì in avanti sarà il protagonista indiscusso della liuteria cremonese per quasi mezzo secolo.
Girolamo, sommerso dai debiti, lascia Cremona poco prima del 1700, per tornarvi stabilmente solo dopo circa vent’anni, continuando sporadicamente a costruire violini.
La sua morte nel 1740 sancisce la fine della storia liutaria della famiglia Amati, cominciata duecento anni prima con la leggendaria figura del bisnonno Andrea.
Il violino Brunner 1670 c. è realizzato nel periodo in cui il contributo di Girolamo nella bottega inizia ad essere preponderante: costruito sul modello piccolo degli Amati, testimonia, oltre al virtuosismo tecnico del suo artefice, la personale concezione stilistica, evidente nella costruzione dei bordi e la risoluzione del filetto.
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