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Chiara Montani, l'affresco del delitto svelato

L'autrice cremasca del best seller «Il mistero della pittrice ribelle» torna con il giallo storico «La ritrattista» assieme ai suoi protagonisti Piero Della Francesca e la sua protetta Lavinia

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

29 Giugno 2022 - 05:25

CREMA - «Il trucco nel rendere credibile quella macchina del tempo che è il romanzo storico è giocare sul dettaglio che fa la differenza, e così ho  trasformato il lettore in un apprendista artista ricreando il ‘sapore’  delle botteghe artistiche del Quattrocento, raccontando le sperimentazioni che vi si inventavano, immaginando i discorsi di chi ci lavorava, le loro difficoltà quotidiane». Chiara Montani,  cremasca, autrice del best seller «Il mistero della pittrice ribelle», spiega così, con grande semplicità, il segreto del suo grande successo: tanto studio e la capacità di fare entrare il lettore nelle atmosfere che racconta. Torna sul luogo del delitto - è proprio il caso di dirlo trattandosi di un giallo storico- con il suo nuovo romanzo «La ritrattista» e i suoi protagonisti sono ancora una volta Piero Della Francesca e la sua protetta Lavinia, artisti investigatori. Ne parla nella puntata della videorubrica «Tre minuti un libro» curata da Paolo Gualandris, online da oggi sul sito www.laprovinciacr.it.  


Lavinia è una pittrice (fatto scandaloso per l’epoca: siamo nel 1459 e l’arte era attività solo da uomini) e Piero Sella Francesca per lei è tutore, mentore, maestro ma - come si scoprirà- anche qualcosa di più. «Lavinia è un personaggio atipico e l’ho scelta come voce narrante proprio perché, se da un lato sapevo che Piero Della Francesca è il protagonista, dall’altro volevo che la storia fosse raccontata da una voce diversa. È un personaggio che scardina le regole perché a un certo punto rompe gli indugi e spinta dalla curiosità e dal desiderio che prova nel vedere i materiali artistici a casa dello zio Domenico Veneziano, maestro di Piero Della Francesca è un bel giorno si trova da sola in bottega posare la scopa prende uno stilo e comincia a tracciare dei segni e da quel momento nulla sarà più lo stesso».

La loro amicizia-storia si dipana attraverso due inchieste: nella prima eravamo in riva all’Arno, nella seconda siamo in riva al Tevere. «La ritrattista» è ambientato a Roma e si apre con un evento drammatico, l’incendio a casa di Antonio Della Valle esponente di una blasonata famiglia romana vicina alla curia e amico di vecchia data di Piero, in cui rimangono coinvolti lo stesso Piero, il padrone di casa e Lucrezia, sua moglie. Vengono imprigionati in una stanza in cui una mano assassina ha lanciato un oggetto incendiario scatenando delle fiamme che hanno delle caratteristiche quasi soprannaturali e fanno pensare al fuoco greco, cioè quello che si autoalimenta con l’acqua, la cui ricetta è però coperta da segreto.

«La vicenda si dipana in una Roma cupa e decadente, ma anche affascinante, perché comunque costellata dalle meraviglie che tutti gli artisti vogliono ritrarre. Una città piena di contraddizioni, dove ai fasti della corte cardinalizia fanno da contraltare la miseria che regna per le strade. Qui Lavinia cresce si fa donna e incontra un’inattesa solidarietà tutta femminile conosce la la passione e non esita a gettarsi per amore di Piero in una vicenda oscura che metterà a grande rischio la sua vita, entrando in contatto con una rete di spie in combutta con i turchi. E con un assassino che gioca con Piero come il gatto con il topo invitandolo a una sorta di caccia al tesoro sulle tracce di un giacimento di cinabro. «Ma a Piero - spiega la scrittrice -, sembra quasi mancare un pezzo dell’insieme. Sono tutti i frammenti di un affresco che solo alla fine verrà svelato quando si troverà faccia a faccia con una resa dei conti alla quale non si sarebbe mai aspettato di dover giungere».


Quello di Montani è un romanzo leggibile e godibile su più livelli. C’è uno studio su una Roma ben lontana dai fasti del barocco. «È stato piuttosto laborioso fare ricerche su una Roma di cui non esiste più nulla. È una città molto decadente quella di metà ’400, che ancora scontava un passato pesante: la caduta dell’impero romano, i saccheggi, le guerre e le invasioni, anche il fatto che il Papa era stato ad Avignone nel secolo precedente per diversi decenni e questo aveva comportato una decadenza della città. Basti pensare al livello demografico: in quel periodo aveva solo poche decine di migliaia di abitanti, mentre ai tempi dell’impero romano aveva superato i 2 milioni di abitanti, numero che si raggiungerà poi solo col censimento del 1961». .


Altro livello di lettura è quello della Roma alle prese con conoscenze ed esoterismo che la Chiesa ufficiale condannava. Spiega Montani: «Piero della Francesca, come si vede anche dai suoi dipinti, era un seguace delle teorie neoplatoniche e il mondo di quelle idee traspare molto nelle sue opere. Quindi ho voluto immaginare che lui fosse addirittura affiliato a una setta, naturalmente segreta, che faceva capo al cardinale Bessarione, personaggio molto particolare, il cui maestro Giorgio Gemisto Platone era in odore di paganesimo sia per la Chiesa ortodossa che per quella romana. In realtà era quel tipo di paganesimo che da cui discendono tutte le utopie rinascimentali, che vedeva l’unione delle varie religioni sotto l’egida del sapere capace di unire tute le scienze, dalla filosofia platonica alle teorie di Pitagora, alle teorie sulla reincarnazione come quelle delle religioni dell’India e dell’antico Egitto».


L’ultimo livello, non certo per importanza è che il libro è una sorta di manuale di storia dell’arte e di tecniche artistiche. Illustra e spiega molti lavori di Piero Della Francesca, di Leon Battista Alberti e di Masolino Masaccio. «Può sembrare brutto dirlo, ma l’intento è anche didattico - conclude la scrittrice-. Ho cercato di mettere il lettore dal punto di vista quasi di un garzone di bottega con le mani nei pigmenti a preparare i supporti le tele le tavole. Come architetto e arte terapeuta conosco le tecniche, che naturalmente non sono quelle del tempo, per cui ho dovuto documentarmi chiedendo a esperti di conservazione e restauro e consultando manuali del tempo, in primis ‘Il libro dell’arte’ di Cennino Cennini, vero e proprio ricettario su come preparare i vari pigmenti, come macinarli come preparare i pennelli le dorature qualsiasi cosa».

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