L'ANALISI
02 Novembre 2022 - 05:25
CREMONA - «La fantascienza è sempre stata una delle mie passioni fin da piccolo e forse anche una delle ragioni per cui ho scelto di fare l’astronauta. Da bambino ero un accanito lettore, da adulto ho provato a trasformarmi in scrittore di storie interstellari». E ha fatto bene, Umberto Guidoni, passato dalle passeggiate spaziali (vere) alle battaglie intergalattiche (della fantasia, ma non troppo, come vedremo). Astronauta e astrofisico - oltre che divulgatore scientifico, in particolare per i bambini -, Guidoni ha un curriculum davvero... stellare: selezionato come astronauta dalla Nasa, è stato il primo europeo a salire a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (Iss); il suo battesimo nello spazio è nel 1996, mentre il secondo viaggio attorno alla Terra è di cinque anni dopo.
Nel suo esordio con la fantascienza è stato accompagnato da Donato Altomare, scrittore e presidente della World SF Italia, l’unica associazione legalmente costituita che annovera i migliori operatori italiani della Fantascienza e del Fantastico.
Insieme hanno firmato «Wormhole», del quale Guidoni parla con Paolo Gualandris nella videorubrica «Tre minuti un libro» online da oggi sul sito www.laprovinciacr.it.
La narrazione prende le mosse da un evento reale. «Esatto, dalla scoperta, avvenuta il 18 ottobre 2017, dell’asteroide Oumuamua proveniente da un altro sistema stellare - spiega l’astronauta -. In realtà nel libro ci sono molti richiami a dati certi oltre che a teorie più o meno valide dal punto di vista scientifico, oltre naturalmente alla previsione di una base sulla luna che potrebbe essere realizzata nei prossimi anni. Il dato da cui partiamo è proprio l’avvistamento di un oggetto proveniente dallo spazio interstellare, Il primo visitatore dallo spazio interstellare, battezzato proprio così: Oumuamua in lingua hawaiana significa proprio ‘primo visitatore da lontano’. Ci furono e ci sono state molte discussioni su che cosa fosse: un asteroide, una cometa… In realtà non si è mai definito. Di sicuro c’è che aveva comportamenti strani. C’è stato anche chi, come Avi Loeb, astrofisico israeliano a capo del Dipartimento di astronomia dell’Università di Harvard, ha detto che potrebbe essere stato un oggetto artificiale. E da lì siamo partiti con la nostra storia».
Eccola, in sintesi. Cinquant’anni dopo quell’avvistamento, un’astronave aliena proveniente dal pianeta Gliese 1061d entra nel Sistema Solare. La notizia crea scompiglio soprattutto quando si capisce che è la testa di ponte di un wormhole. Di fronte al pericolo, gli abitanti della Terra provano a combattere, ma si ritrovano impotenti: potrebbe essere la fine dell'umanità. Luca, uno scienziato della base lunare Amundsen, riesce a inviare un messaggio che potrebbe salvare il mondo.
«Wormwhole - spiega Guidoni - letteralmente significa ‘buco di verme’, ed è un termine che per la scienza ha un significato molto preciso. Risale addirittura ad Einstein e alla sua teoria della relatività. Einstein prevede proprio l’esistenza di questi tunnel spazio-temporali che permettono di passare da un punto all’altro dello spazio anche molto distanti tra loro in un tempo brevissimo, praticamente zero. A noi è sembrato l’artificio perfetto per i viaggi spaziali del racconto, che altrimenti che sarebbero molto più difficili». Questo asteroide, nel racconto, comincia una invasione della Terra a caccia di sostanze che su Gliese 1061d sono essenziali per la sopravvivenza dei nativi, ma stanno ormai scarseggiando. Ne nasce un conflitto con battaglie spaziali avvincenti, raccontate con dovizia di particolari, sulle quali però sarebbe sbagliato svelare il minimo dettaglio per non rovinare la il piacere della lettura.
Però una cosa possiamo dirla: la svolta è tricolore: «Donato mi ha detto all’inizio della nostra collaborazione che a lui sarebbe piaciuto avere come protagonisti anche degli italiani. Sono stato d’accordo: quindi uno dei personaggi chiave è Luca Rossetti, astrofisico che contribuisce a una svolta fondamentale nella battaglia».
C’è un altro aspetto che colpisce di questo romanzo: Guidoni «vede» una Terra molto diversa da quella che siamo abituati a vivere quotidianamente, con clima, orografia e vita quotidiana degli uomini completamente stravolti. «Sicuramente c’è nel romanzo la sensibilità ambientalista acquisita anche grazie ai voli nello spazio: vedere la Terra dal lassù è davvero un’immagine bellissima, ma che rende anche plasticamente l’idea della sua fragilità e delle ferite che come umanità le stiamo infliggendo. Le previsioni per il futuro non sono rosee, ma possiamo ancora tentare di porvi rimedio, a patto però di farlo subito. Spero che questa mia previsione su come sarà la Terra venga smentita».
A non essere cambiati, nel racconto, sono invece i grandi del mondo i politici che mezzo secolo dopo il primo avvistamento dimostrano ignavia, scarsa attenzione al bene comune, focalizzandosi solo sui propri interessi particolari: «Sì questa effettivamente è un po’ la fotografia di oggi, per certi la rappresentazione della situazione che si sta determinando anche a causa dell’invasione russa in Ucraina, della separazione e della conflittualità tra grandi blocchi. Mi auguro che anche lì abbiamo sbagliato e che non sarà così», sorride amaramente Guidoni.
Che però apre la porta alla speranza: nel romanzo a salvarsi sono gli uomini coraggiosi, il racconto è anche un inno alla capacità di resistenza dei più. «Ci salveranno persone come la giovanissima Maya della storia, che invece credono in un futuro di sviluppo e di capacità di mettere insieme le risorse dell’umanità, che fino all’ultimo sono disposti a combattere. Anche quando le speranze sono davvero ridotte al minimo».
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