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Il generale Jomini

Il diario segreto di Napoleone scritto col suo alter ego

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

18 Novembre 2013 - 17:24

Il diario segreto di Napoleone scritto col suo alter ego
'Diario segreto di Napoleone - 1769-1869'
di J. M Lo Duca
Tre Editori -pagine 330

Napoleone aveva un
doppio, un alter ego che ne condivise il genio di
stratega
anticipandone le campagne e teorizzandole addirittura
in un
trattato. E grazie a questo doppio, il generale
Antoine Henri de
Jomini, l'Imperatore non scomparve a S. Elena nel
1821 ma
continuò a scrivere un Diario Segreto fino al 1869.
Un Diario
pubblicato nel secolo scorso da Joseph Marie Lo Duca
e giudicato
«autentico» da Jean Cocteau, autore anche della
prefazione. 
Un libro, quello di Lo Duca, divenuto un classico e
un culto in
Francia, acclamato oltre che da Cocteau anche da
Andrè Breton,
Renè Clair e Georges Bataille, e che, andando al di
là di quello
che crediamo di sapere dell'epopea napoleonica,
indaga, sul filo
della cronologia, i moventi e gli impulsi profondi
della
straordinaria avventura dell'Imperatore, alla ricerca
della
chiave del suo genio segreto. E così ci accorgiamo
che dietro
tutte le più grandi vittorie del Grande Corso c'è
l'ombra di
Jomini, considerato dagli storici uno dei più grandi
strateghi
della sua epoca; e apprendiamo che la disfatta in
Russia non fu
dovuta a un'errata strategia ma alla separazione da
Jomini,
generale svizzero dell'impero francese dal 1800 al
1813, tradito
dall'invidia del Maresciallo Berthier e passato al
servizio
dello Zar. Prima di morire, ci racconta Lo Duca,
Bonaparte,
riconciliatosi con se stesso e con il suo antico
collaboratore,
fa consegnare a Jomini, autore anche di una biografia
militare
dell'Imperatore, il suo Diario pregandolo di
continuarlo. E
Jomini obbedisce ancora una volta, continuando a
scrivere fino
al 1869, centesimo anniversario della nascita del
Grande Corso,
dalla Russia e poi dalla Francia, dov'era infine
tornato a
morire.  
Napoleone aveva un doppio, un alter ego che ne condivise il genio di stratega anticipandone le campagne e teorizzandole addirittura in un trattato. E grazie a questo doppio, il generale Antoine Henri de Jomini, l'Imperatore non scomparve a S. Elena nel 1821 ma continuò a scrivere un Diario Segreto fino al 1869. Un Diario pubblicato nel secolo scorso da Joseph Marie Lo Duca e giudicato «autentico» da Jean Cocteau, autore anche della prefazione. Un libro, quello di Lo Duca, divenuto un classico e un culto inFrancia, acclamato oltre che da Cocteau anche da Andrè Breton, Renè Clair e Georges Bataille, e che, andando al dilà di quello che crediamo di sapere dell'epopea napoleonica, indaga, sul filo della cronologia, i moventi e gli impulsi profondi della straordinaria avventura dell'Imperatore, alla ricerca della chiave del suo genio segreto. E così ci accorgiamo che dietro tutte le più grandi vittorie del Grande Corso c'è l'ombra di Jomini, considerato dagli storici uno dei più grandi strateghi della sua epoca; e apprendiamo che la disfatta in Russia non fu dovuta a un'errata strategia ma alla separazione da Jomini, generale svizzero dell'impero francese dal 1800 al1813, tradito dall'invidia del Maresciallo Berthier e passato al servizio dello Zar. Prima di morire, ci racconta Lo Duca, Bonaparte, riconciliatosi con se stesso e con il suo antico collaboratore, fa consegnare a Jomini, autore anche di una biografia militare dell'Imperatore, il suo Diario pregandolo di continuarlo. E Jomini obbedisce ancora una volta, continuando ascrivere fino al 1869, centesimo anniversario della nascita del Grande Corso, dalla Russia e poi dalla Francia, dov'era infinetornato a morire.  


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