L'ANALISI
02 Settembre 2025 - 05:30
Ahi, la scuola! C’eravamo lasciati con le polemiche suscitate dai rifiuti di svolgere la prova orale dell’Esame di Stato. Sul rifiuto all’orale s’è detto di tutto. Sono stati quattro o cinque ragazzi che hanno detto di no, da molti trattati come criminali che si fossero avvalsi della facoltà di non rispondere (nel caso dei criminali, concessa per legge). Riparte, fra poco, il nuovo anno scolastico e si annunciano tante novità.
Inevitabilmente una ristrutturazione dell’esame finale, a riprova di come questa presunta macchina per sfornare cittadini formati e responsabili contenga tante e tali vibrazioni di assetto che deve essere revisionata regolarmente. La storia delle riforme dell’Esame di Stato meriterebbe un noir a tinte forti. Al recente convegno di Rimini, il ministro Valditara ha annunciato strepitosi numeri in materia di assunzione di docenti, compresi quelli di sostegno, puntualmente smentiti dalle forze sindacali.
Nessuna novità da questo punto di vista: la scuola è sempre un luogo in cui i numeri sono diversi se calcolati ad alta quota o a livello dei collegi docenti. Nelle affermazioni del ministro luccicano però alcuni obiettivi futuri. E due sono degni di qualche modesta osservazione. Il primo obiettivo, per il ministro, è quello di convincere gli studenti a riscoprire la bellezza del lavoro. Si sente motivato a perseguire questo obiettivo perché i sondaggi svolti sulle giovani generazioni mostrano che il valore del lavoro è stato relegato alle ultime posizioni.
Tra i primi obiettivi del ministro dell’Istruzione ci sarebbero i diritti, la libertà e il vivere bene. Che strani ragazzi, deve aver pensato Valditara. Che mondo potrebbe scaturire se si affermasse questa visione? Sicuramente la rovina dell’Italia, se non dell’intero Occidente. Quindi la scuola dovrà convincere i giovani a far avanzare il valore del lavoro e a far retrocedere tutti gli altri, anche se non è chiaro perché dare priorità ai diritti, alle libertà e al vivere bene siano incompatibili con il lavoro come valore.
Semplicemente avrebbe un valore diverso, tale da trasformare l’individuo da mero venditore di forza lavoro in cittadino pieno. I giovani mostrano pulsioni evolutive, in realtà. Come ci possa riuscire la scuola sarà una sfida potente. Il ministro potrebbe far affiggere in tutti gli istituti proposte salariali vicine a quelle dei lavoratori danesi, statistiche sulla riduzione degli incidenti sul lavoro, proposte per l’abolizione del lavoro frantumato e incerto. Insomma convincere gli studenti che il lavoro porta libertà e diritti e può concedere una vita dignitosa.
Naturalmente è solo retorica da convegno e non se ne farà niente. Invece il secondo obiettivo ha una natura potentemente concreta: via i cellulari dalle classi. È un obiettivo sacrosanto. Immagino significhi riportare l’attenzione nelle classi. Molti istituti stanno già pensando a come approntare file di cassetti (saranno di legno, di metallo, colorati o solo grigi?) dove ogni studente potrà riporre lo strumento del demonio. Se poi potrà almeno venir acceso, tumultuosamente, ad ogni intervallo, si vedrà.
Anche perché potrebbe essere impegnativo rimandare gli studenti in classe, a fine intervallo, mentre stanno leggendo o rispondendo a mille messaggi, da amici, mamma, innamorati, siti e contrositi. Qualche strategia si troverà per combattere la dipendenza. Del resto pare arduo riuscire a convincere un adolescente, mentre sta seduto in un’aula, a non sbirciare mai uno schermo, a non immergersi nel mondo delle immagini o delle frasi brevi, che è l’oceano comunicativo in cui la società lo abitua quotidianamente.
Perché per dimenticarti del telefonino dovresti avere delle lezioni che ti coinvolgano, magari con un bel tono di voce, un portamento interessante, con temi che esplorino il mondo, proiettandosi anche sui problemi e le dinamiche della vita che vivi o, magari, te lo dimenticheresti il telefonino se la lezione fosse non solo frontale ma collegiale, collaborativa, discorsiva, dove ognuno può e deve dare qualcosa, non solo il prof: insomma un’ora imperdibile, più intensa dello schermo. E non saresti sempre al telefonino, se anche nella quotidianità avessi più relazioni vere, più chiacchiere, più discussioni (soprattutto familiari), più scambi con gli adulti, più luoghi dove fondersi, costruire, sentirsi non passivi, non vuoti da riempire.
Non giovani messi ai margini. Sempre. A meno che non accettino il passato, sia esso di verdura o valoriale. Naturalmente sono coccolati, è vero. Ma più da animali domestici che da cittadini del futuro. Ma, come avrà sicuramente intuito il ministro Valditara, sarebbe troppo complicato. È più facile trovare un cassetto. Allora, ne vedremmo delle belle. Nel frattempo, come fu per i banchi a rotelle, le fabbriche di cassettini stanno tirando un sospiro di sollievo. Altro che crisi…
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