L'ANALISI
02 Ottobre 2020 - 07:00
ROMA, 1. — Hanno picchiato, con inaudita ferocia fino ad uccidere. Poi, hanno chiuso i corpi delle loro vittime nel cofano di una «127» e l'hanno parcheggiata in una stradina nei pressi di via Nomentana a Roma. Una delle due ragazze fortunatamente si è salvata fingendo di essere morta; l'altra non ha resistito.
Protagonisti di questa allucinante vicenda (conclusione di un «festino» a base di droga ed alcool) sono tutti molto giovani e fanno parte della «Roma-bene». Le vittime sono Rosaria Lopez, di 20 anni, rinvenuta con il capo fracassato e Donatella Colasanti, di 17 anni, ferita gravemente in varie parti del corpo con un'arma da taglio. Gli assassini sono Giovanni Guido, un ragazzo di 20 anni, figlio di un direttore di banca e Angelo Izzo, 21 anni, figlio di un ingegnere edile. I due sono stati arrestati questa notte dopo una rapida indagine dei carabinieri.
L'incredibile vicenda è cominciata domenica pomeriggio verso le 17,30. Rosaria e Donatella, amiche fin dall'infanzia, quel pomeriggio hanno pensato di far ritorno a casa dalla passeggiata con l'autostop. Pochi sono stati i minuti che hanno dovuto attendere. Una «127» con due giovani prende a bordo le ragazze: si fa subito amicizia e Rosaria e Donatella accettano un appuntamento per il giorno dopo. In programma una gita al Circeo.
Lunedì mattina la comitiva si incontra e raggiunge una villa sul mare. La giornata trascorre lietamente ma verso sera qualcosa turba l'armonia. Abbondanti libagioni e il ricorso alla droga, eccitano oltre ogni limite i due giovani, che da galanti corteggiatori si trasformano in pericolosi esaltati e, in un crescendo di selvaggia violenza, si scagliano contro le due ragazze con spranghe di ferro e pare anche con un crick per auto. Raggiunta alla testa da un colpo particolarmente violento, Donatella sviene. Riavutasi qualche minuto dopo, scorge accanto a sé il corpo inanimato della sua amica Rosaria, alla quale i colpi inferti avevano praticamente fracassato il cranio. Con una presenza di spirito provocata dall'istinto di sopravvivenza, Donatella finge di essere morta. Sente discutere i suoi carnefici sul come «organizzare» la sparizione dei loro corpi. Finiscono stipate nell'angusto portabagagli della «127».
Chi sono i presunti assassini? Ragazzi bene ma solo di nome. Oltre la famiglia o i quartieri dove abitano, sommariamente etichettati con aggettivi positivi, i due giovani protagonisti dell'orrendo episodio non hanno altri requisiti della Roma bene. Angelo Izzo, 21 anni, figlio di un noto ingegnere, è conosciuto negli ambienti studenteschi romani, come «Il bombardiere nero» perchè è salito spesse volte alla ribalta della cronaca come responsabile di attentati dinamitardi contro sezioni di partiti in particolare modo quello comunista. Nel '73 fu denunciato, fra l'altro per minaccia a mano armata che perpetrò nei confronti di un simpatizzante della sinistra extra-parlamentare. Nel '74 fu denuncialo per violenza carnale ai danni di una giovane donna, sottoposta a sevizie in una villa nei pressi di Frosinone. Infine due anni fa rapinò in via Panama un industriale ma poi anche questa volta come le altre fu scagionato in istruttoria. Su Giovanni Guido non risulta nessuna pendenza a carico. Di lui si sa soltanto dei suoi «vizi» prevalentemente di natura sessuale. Oggi, dopo l'allucinante vicenda i due «ragazzi-bene» dovranno rispondere di omicidio volontario o preterintenzionale.
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