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Il capolavoro di Stom lascia Soncino per la mostra bresciana

Il grande dipinto “Vespasiano che libera Giuseppe Flavio dalle catene” sarà esposto alla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia fino al 15 febbraio 2026, entrando in un percorso europeo sulle opere lombarde dell’artista fiammingo

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

22 Agosto 2025 - 17:21

Il capolavoro di Stom lascia Soncino per la mostra bresciana

La basilica di Santa Maria Assunta e il dipinto

SONCINO - Per cinque mesi la basilica di Santa Maria Assunta resterà priva del suo gioiello più luminoso. Il grande dipinto di Matthias Stom, Vespasiano che libera Giuseppe Flavio dalle catene, ha lasciato il borgo per raggiungere la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, dove dal 18 settembre al 15 febbraio 2026 sarà tra le opere-cardine della mostra “Matthias Stom – Un caravaggesco nelle collezioni lombarde”, curata da Gianni Papi e promossa da Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei e Alleanza Cultura.

Il trasferimento non è una semplice operazione di prestito, ma l’ingresso di Soncino in un itinerario critico di respiro europeo. L’esposizione intende infatti raccogliere e presentare insieme tutte le opere dell’artista fiammingo conservate in Lombardia, componendo un mosaico unitario della sua presenza e della sua influenza nel nostro territorio. L’unica assenza, per ragioni logistiche, sarà l’Assunzione di Chiuduno: il resto del corpus lombardo sarà riunito per la prima volta, offrendo al pubblico un colpo d’occhio senza precedenti.

L’opera soncinese occupa un posto speciale, se non il più privilegiato, in questo quadro complessivo. Non solo per le sue qualità pittoriche (con la tensione drammatica, il chiaroscuro che scolpisce i corpi, la teatralità del gesto liberatorio) ma anche per la storia che la lega al borgo. Non è un caso che Vittorio Sgarbi, amico di Soncino e frequentatore assiduo della sua pieve tramite il compianto tipografo Antonio Binda, abbia sempre indicato proprio questo dipinto come il suo preferito in assoluto. Per lui Stom, qui, tocca la vetta della propria capacità espressiva, coniugando pathos e forza compositiva in una tela che non ha eguali.

Ma chi era Matthias Stom? Nato ad Amersfoort intorno al 1600 e morto in Sicilia dopo il 1650, è stato uno dei più originali interpreti del caravaggismo europeo. Formatosi in Italia, assimilò la lezione dei cosiddetti Caravaggisti di Utrecht, ma seppe distaccarsene scegliendo con coerenza i temi biblici, evitando scene triviali o allegorie decorative. Nei suoi lavori emergono la concentrazione spirituale, la drammaticità contenuta, la luce che diventa quasi sostanza teologica.

Stom viaggiò molto: Roma, Napoli, la Sicilia. A contatto con Ribera e Rubens affinò il suo linguaggio, trovando una voce personale capace di mediare tra realismo e trascendenza. In Sicilia lasciò una traccia profonda, grazie a commissioni religiose e nobiliari che contribuirono a fissarne lo stile. Non è un caso che ancora oggi la critica lo consideri tra i maggiori protagonisti del Seicento europeo, pur con un catalogo relativamente contenuto.

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