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CREMA. POLIZIA

La nonna è sola: due agenti a colazione

La voce tremante al 112, la corsa della pattuglia e l’incontro che scioglie un dolore silenzioso

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

26 Novembre 2025 - 19:23

Allarme truffe telefoniche: anziani nel mirino

L’agente Marcovalerio e l’agente scelto Denise

CREMA - Una colazione può bastare ad abbattere il muro della solitudine. A volte il primo segnale è una voce che trema al telefono, un filo di fiato che chiede aiuto senza quasi il coraggio di farlo. È così che inizia questa storia: con un’anziana che compone il 112 come si afferra un salvagente, lasciando scivolare nell’auricolare parole spezzate, stanche, intrise di quelle vicissitudini personali che, sommate alla solitudine, diventano un peso quasi insopportabile. L’operatore della sala operativa ascolta, capisce. Al Commissariato tutto è chiaro in pochi secondi: c’è un’emergenza umana.

La pattuglia — l’agente scelto Denise e il collega Marcovalerio — parte immediatamente, tra un singhiozzo e l’altro che arriva dalla linea. Non serve un codice rosso per correre: basta la fragilità. È stata una settimana intensa per la Polizia di Stato di Crema, impegnata a rispondere alle numerose chiamate arrivate al Numero Unico di Emergenza 112. Ma quella voce, quella solitudine confessata quasi con vergogna, ha attraversato ogni protocollo. Gli agenti al telefono hanno cercato di riempire l’attesa con parole di sostegno, mantenendo la nonna agganciata alla realtà, mentre l’equipaggio veniva indirizzato sul posto.

Quando i due poliziotti raggiungono l’abitazione, trovano una porta che si apre lentamente, un sorriso tremante e due occhi che non vedevano nessuno da troppo tempo. La donna li accoglie con una gratitudine disarmante. Qualche minuto di dialogo ed ecco che il suo racconto sgorga: le perdite, le paure, i giorni in cui non si sente più parte di nulla. Piange e si scusa, come se chiedere un po’ di attenzione fosse un peso per il mondo. Gli agenti la ascoltano, la rassicurano, le ricordano che non è sola davvero. Lei, in risposta, offre ciò che ha: un caffè, una colazione improvvisata, il modo più semplice e sincero per dire ‘grazie’. In quella cucina si crea una tregua, un piccolo varco dove la solitudine inciampa. Dopo averla tranquillizzata e invitata a confidare nel sostegno della comunità, Denise e Marcovalerio la salutano con delicatezza. Lei si dice sollevata, quasi incredula per quella gentilezza che non si aspettava. Loro riprendono il servizio con la consapevolezza — rara e luminosa — di aver sistemato qualcosa che non compare nei rapporti operativi, ma pesa immensamente nella vita di una persona.
Il dirigente del Commissariato, Alessio Rocca, conosce bene il valore di questi interventi ‘minimi’ solo in apparenza. Li definisce un esempio dello spirito che anima l’intero presidio: «Serviamo anche e soprattutto a questo», dice, ricordando che la sicurezza non è fatta solo di pattuglie, arresti e procedure, ma anche «di vicinanza umana, di ascolto, di mani tese nei momenti in cui il mondo sembra voltare le spalle». E ora che le feste si avvicinano, quando la solitudine punge più forte e l’assenza pesa come neve bagnata sulle spalle, episodi come questo ricordano a tutti che a volte basta poco: una colazione condivisa per restituire un po’ di calore a chi aveva smesso di sentirlo.

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