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CREMA. GIOVANI IN CRISI

Nasce la task force contro l’isolamento

Azienda sociosanitaria in campo con Panathlon, servizi sociali e scuole. Lo scorso anno 325 richieste di assistenza, confronto tra gli specialisti

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

09 Ottobre 2025 - 19:26

Nasce la task force contro l’isolamento

In alto Maddalena Leone, Fabiano Gerevini, Carolina Maffezzoni,Alessandra Foppa Pedretti e Alessandro Cominelli

CREMA - Un fenomeno di ritiro sociale che colpisce i giovanissimi, dalla seconda-terza media, identificato ed esploso in Giappone già negli anni ‘80, «ma negli ultimi tempi sempre più diffuso nel mondo occidentale», come hanno ricordato il direttore generale dell’Asst Alessandro Cominelli e la direttrice sociosanitaria Carolina Maffezzoni.

La patologia dell’Hikikomori (letteralmente ‘stare in disparte’) è stato al centro del convegno che si è tenuto nel tardo pomeriggio nella sala Polenghi dell’ospedale Maggiore. «Un disagio profondo — ha aggiunto Maffezzoni — che può nascere da un’ansia diffusa, dalla pressione scolastica sentita troppo forte, da difficoltà relazionali, dal bullismo, da traumi e delusioni o semplicemente da una fatica esistenziale, che non trova più parole per essere espressa».

I ragazzini si chiudono in casa e spesso restano esclusivamente nella loro stanza. Rifiutano ogni contatto con l’esterno, non vanno più a scuola, mollano lo sport, non vedono gli amici. Subentrano alterazione del ritmo sonno-veglia e abitudini alimentari disordinate.

In apertura anche il saluto di Fabiano Gerevini per il Panathlon International, associazione che ha contribuito a organizzare ‘Il silenzio dietro la porta’. Poi gli interventi del primario di Pediatria Maddalena Leone e di Alessandra Foppa Pedretti, che dirige la Neuropsichiatria infantile.

Nel Cremasco i casi sono esplosi negli ultimi anni, complice anche la pandemia da Covid-19. Le richieste di presa in carico di preadolescenti e adolescenti finite sul tavolo degli specialisti dell’Asst erano 187 nel 2017, l’anno scorso hanno raggiunto quota 325. Contemporaneamente all’aumento delle consulenze ambulatoriali, si è reso necessario un incremento di ricoveri nel reparto di Pediatria dell’Asst.

«Abbiamo sempre più ragazzi ricoverati con questo tipo di disturbo e spesso siamo in contatto con Foppa Pedretti per seguire insieme i casi — ha chiarito Leone —: la Pandemia, avendo accentuato l’isolamento, ha portato a una crescita dei casi. Il ritiro sociale è stimato che oggi colpisca 54mila studenti minorenni in Italia».

Nel distretto cremasco sono aumentate le richieste di presa in carico. Dal 2020 al 2024, l’unità operativa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza ha seguito con continuità 84 situazioni con grave ritiro sociale e scolastico, dai 12 ai 18 anni. Le richieste di aiuto arrivano ovviamente dalle famiglie, poi dai pediatri e dagli istituti scolastici.

«Negli ultimi anni, i ragazzi con problematiche di disagio psicopatologico sono aumentati — ha aggiunto Foppa Pedretti — sono complessi e difficili da agganciare. Una sfida molto grande. L’adolescente vive in un perenne stato d’ansia che non riconosce, ma condiziona i suoi comportamenti, nell’affrontare gli impegni sociali, scolastici e sportivi».

Gli specialisti dell’Uonpia visitano innanzitutto il ragazzo o la ragazza, per un iniziale inquadramento diagnostico e per valutare se sia necessaria una terapia farmacologica. Da lì parte un percorso che comprende anche incontri in rete con la scuola del paziente, i Servizi sociali e la tutela minori, quando questi sono stati attivati. Diventa poi importante cercare di favorire i processi di reinserimento nel contesto sociale del minore: un fattore che rappresenta la criticità maggiore.

«Fondamentale il lavoro in team e la collaborazione con società sportive, scuole, ovviamente famiglie e centri diurni, come il Bella storia con il quale collaboriamo dal 2020 — ha concluso Foppa Pedretti —: degli 84 diagnosticati con Hikikomori negli ultimi quattro anni, siamo riusciti a farne arrivare al primo colloquio solo 46. Di questi solo un terzo è rimasto. Per cercare di costruire un ponte comunicativo e un aggancio relazionale, la nostra sfida è ora quella di entrare nella loro cameretta, aprire quella porta, senza aspettare che loro vengano da noi».

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