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Fiumi e canali, le famiglie sfidano i divieti: in acqua anche i bambini

Le ordinanze e le multe non bastano: tuffi pericolosi nell’Adda e nel Vacchelli tra mulinelli e correnti

Dario Dolci

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redazione@laprovinciacr.it

21 Agosto 2025 - 12:00

Fiumi e canali, le famiglie sfidano i divieti: in acqua anche i bambini

CREMA - Il desiderio di trovare refrigerio alla calura estiva è sempre forte e spesso porta a non rispettare il divieto di balneazione per motivi di inquinamento delle acque e di sicurezza, quest’ultimo dovuto alla presenza di correnti forti, mulinelli e fondali irregolari. L’imprudenza e il mancato rispetto delle regole fanno sì che ogni anno, d’estate, i fiumi e i corsi d’acqua più in generale reclamino le loro vittime.

Karim, 17enne egiziano che dallo scorso febbraio viveva nella comunità di Spino d’Adda, annegato alla vigilia di Ferragosto nell’Adda, è solo l’ultima di una stagione che non ha risparmiato altre tragedie. Nella nostra zona, l’Adda è il fiume più frequentato, soprattutto dagli stranieri, e il più pericoloso. Quattro giorni prima dell’annegamento di Karim aveva rischiato la stessa sorte un 32enne straniero, che si era tuffato in acqua nei pressi del ponte di Rivolta d’Adda ed era stato recuperato in extremis e portato in eliambulanza all’ospedale di Bergamo.

I divieti ci sono, per Adda, Serio, laghetto dei Riflessi e canale Vacchelli, manca il rispetto. Per decenni, prima che fosse realizzato il centro natatorio comunale, il canale era il mare dei cremaschi. Se a Izano esiste il Mare dei poveri, con tanto di scritta sul ponte, è perché quello era il luogo di vacanza per chi una vacanza non poteva permettersela. Con il passare del tempo, la pericolosità delle acque del canale ha fatto diminuire il numero dei frequentatori, ma c’è un nocciolo duro che ancora oggi resiste.

Se i locali sono calati, a compensare ci hanno pensato gli stranieri, che di spendere 10 euro per la piscina manco ci pensano e che preferiscono le spiagge dell’Adda o del Serio e magari pure loro il Vacchelli, ricco di insidie anche per chi sa nuotare. «Ci sono addirittura famiglie – denuncia Tiziano Filipponi, segretario provinciale della Lega del Cremasco – che fanno entrare in acqua i loro figli piccoli con i braccioli, dimenticando che il canale, se preso sottogamba, non perdona».

Esiste un’ordinanza, firmata nel 2017 dall’allora sindaco Stefania Bonaldi, che vieta espressamente la balneazione nel Vacchelli: un divieto tassativo, di carattere permanente e dalla durata illimitata. La richiesta era stata avanzata dal Consorzio irrigazioni cremonesi, proprio in considerazione della pericolosità del manufatto artificiale. Realizzato tra il 1887 e il 1892, il canale è lungo 35 chilometri; la sua portata è di 38,5 metri cubi di acqua al secondo e consente l'irrigazione di un'area di ottantamila ettari.

Lungo la sua asta, c’è chi prende il sole e chi fa il bagno. Da quando esiste, i tragici incidenti che hanno causato annegamenti non sono mai mancati. La bassa temperatura dell’acqua, la velocità della corrente e la presenza di numerosi manufatti idraulici creano violente variazioni dei flussi in profondità, esponendo i bagnanti a gravissimi pericoli, purtroppo celati dalla limpidezza e apparente tranquillità superficiale. Chi non rispetta l’ordinanza rischia una sanzione amministrativa che può arrivare fino a 500 euro. Ma questo non basta come deterrente.

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