L'ANALISI
23 Luglio 2023 - 05:00
Generazione Z, quella nata a cavallo tra il Novecento e i primi anni di questo secolo: due facce della stessa medaglia. La prima pulita, altruista, impegnata. In una parola, bella. Come quella, giusto per fare un esempio tra i tanti che registriamo nelle nostre terre, rappresentata dal gruppo spontaneo di ragazzi che si è costituito a Pianengo, giovani che si mettono a disposizione come volontari per ogni manifestazione che si tiene in paese. A cominciare dal grest, gestito in collaborazione tra Comune e parrocchia, che giovedì ha celebrato la sua partecipata, simpatica e fresca festa finale all’oratorio.
L’altra faccia, quella brutta, sempre per restare nella stessa località e tra le stesse mura, è invece impersonata dal gruppo di giovanissimi che nei giorni scorsi ha violato nella notte l’oratorio, saccheggiato cibi e bevande e sradicato la cassaforte, svuotandola. Sono stati ripresi dalle telecamere, sono ragazzi del paese. «L’abbiamo fatto per noia» l’assurda giustificazione. Che cresca il disagio tra i ragazzi della Generazione Zeta, ai quali vanno aggiunti i cosiddetti Millennials, i nati negli ultimi vent’anni, lo certificano le ricerche e i sociologi e lo verifichiamo con le nostre cronache quotidiane.
Ecco solo alcuni degli esempi che abbiamo dovuto registrare nelle ultime settimane: a Vescovato ragazzine insidiate all’uscita dall’oratorio; a Malagnino e Soresina parchi pubblici sfregiati da atti di vandalismo. ‘Gesta’ tanto frequenti che un sindaco, quello di Soresina, si è sentito costretto a emettere un’ordinanza anti serate chiassose. Non mancano episodi di cronaca nera. Come l’agguato con pestaggio e rapina consumato da sedicenni ai danni di un coetaneo a Crema. Il bottino: uno smartphone e 30 euro.
Il tutto condito da minacce di pesanti ritorsioni se la vittima avesse sporto denuncia. Purtroppo per questi giovani terribili, la loro vittima lo ha fatto e loro sono stati smascherati dagli agenti del commissariato di Crema. Vero è che a fare notizia sono le cattive notizie, generate da una minoranza dei ragazzi, a fronte di atteggiamenti virtuosi della stragrande maggioranza. Ma è altrettanto vero che i comportamenti anti sociali, quando non addirittura criminali, si moltiplicano e non vanno ignorati. Lo testimoniano i dati contenuti nella relazione del Parlamento sulle tossicodipendenze e nello studio Espad, condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr.
Un documento che suscita inquietudine, presentato una decina di giorni fa, ma passato un po’ troppo in sordina, sopraffatto dalle notizie su Caronte, guerra in Ucraina, politica e quant’altro. Notizie più ‘grandi’ per il presente. Ma in quella relazione c’è una parte del nostro futuro. Perché secondo lo studio, la Generazione Z è sempre più isolata, in crisi di identità, inascoltata. E fa registrare un aumento dell’inclinazione a sviluppare dipendenze. Non solo da psicofarmaci, droghe e alcol, ma anche da Internet e social media, che troppo spesso sfociano in cyberbullismo e, infine, in violenza vera e propria. Non per caso, è stato annunciato che dall’anno prossimo lo studio si concentrerà anche sui comportamenti anti sociali, intesi proprio come dipendenza.
Simona Pichini, direttrice del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto Superiore della sanità, in un’intervista a La Stampa, sottolinea: «Il problema principale è il malessere che spinge questi ragazzi alla dipendenza un po’ da tutto, perché siamo sempre più di fronte a giovani pluriconsumatori e pluridipendenti da droghe tradizionali e nuove, alcol e psicofarmaci». Il fenomeno, analizzato da un punto di vista dei consumi, appare in aumento sia nella fascia 18-64 anni sia nella fascia 15-19. Rispetto al 2021 preoccupa soprattutto l’incremento dei consumi tra i più giovani, che passa dal 18,7% al 27,9% con un aumento dell’uso di cannabinoidi sintetici e nuove sostanze psicoattive. Secondo i report, il 25-30% dei giovani fino ai 20 anni fa uso di cannabis, mentre di cocaina dall’1 al 3% (ossia dai 50mila ai 100mila giovanissimi).
Un fenomeno particolarmente diffuso nelle città, dove le percentuali raddoppiano. Sempre stando ai dati, inoltre, il 19% dei giovanissimi avrebbe fatto uso – almeno una volta – di psicofarmaci. Con gli stessi giovani che hanno spiegato di utilizzarli per «stare meglio con noi stessi», per «migliorare il rendimento scolastico» e per compensare il malcontento per il proprio aspetto fisico. L’Italia è il terzo Paese europeo per uso di oppiacei e il quarto per utilizzo di sostanze psicoattive. Quanto al consumo di alcol, secondo il rapporto dell’Espad sono almeno 780mila i giovani tra i 15 e 19 anni che ne hanno abusato. Il 6,1% si è sbronzato venti volte o più al mese.
È la percentuale più alta mai registrata in Italia. E la dottoressa Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr, sottolinea un altro dato: nella fascia 15-19 anni, a bere di più sono le giovani ragazze, con una frequenza che si attesta al 78,9%, mentre per i ragazzi si ferma, si fa per dire, al 76,7%. Tra le nuove dipendenze, è stata analizzata anche quella da Internet, in particolare dai social media. Sono oltre 900mila i giovani in età scolare che trascorrono più di quattro ore connessi alla rete. E a rendere ancora più preoccupante lo scenario è l’effetto collaterale: il 46,9% degli studenti è stato vittima di cyberbullismo. Un fenomeno in rapida crescita e che acuisce ancor di più l’isolamento e il malessere dei giovani. Fino a quattro anni fa, il numero si attestava al 31,3%.
«C’è una quota di ragazzi definibili consumatori d’azzardo, non solo di sostanze illegali – spiega ancora Molinaro – ma anche di social media e gaming, con un 1 per cento che si sta anche chiudendo in casa». Questi ultimi sono i cosiddetti hikikomori, giovanissimi persi dalla società. Tutte fragilità, spiega la ricercatrice, «frutto di una maggiore accessibilità a quel che può indurre a dipendenza, ma anche di genitori che avrebbero bisogno di conoscere meglio i loro figli». Proprio loro — assieme alla scuola, ovviamente — sono il primo presidio educativo e di controllo. Per la famiglia non è per nulla semplice capire quando il proprio ragazzo o la propria ragazza si trovano in una condizione di dipendenza, è difficilissimo ammetterlo, anche per timore del giudizio sociale.
Tanto che ci sono situazioni in cui chi è nei guai viene addirittura protetto, come se si volesse negare la presenza di una condizione seria. Che invece non va per nulla sottovalutata. E poi ci sono le famiglie che invece riconoscono il problema e mostrano volontà di affrontarlo e determinazione nel farlo. Voltarsi dall’altra parte è più facile, ma serve solo a peggiorare la situazione. Prendersi la responsabilità di decisioni anche difficili è il duro mestiere di genitore. Questione di valori e, soprattutto, di esempio nei comportamenti quotidiani. Che valgono assai più di cento sberle e mille rimbrotti. La domanda finale è semplice: che faccio se scopro che mio figlio ha comportamenti illegali, copro tutto o lo denuncio, senza fargli poi mancare il mio amore? Per fortuna non manca chi sceglie la seconda opzione.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris