L'ANALISI
16 Aprile 2023 - 05:00
Adel, 47 anni, è ingegnere informatico; Nawshad, 25 anni, è medico e vorrebbe specializzarsi in Cardiologia; Bilal, 23 anni, è a un anno di studio dal diploma di laurea come infermiere. Con le loro famiglie sono fuggiti da Kabul per non incorrere nella furia omicida dei talebani approdando alla Comunità Emmaus di Torre de’ Picenardi grazie al corridoio umanitario. Il nostro Fabio Guerreschi ne ha ben raccontato la storia nei giorni scorsi. Per alcuni le persone come loro sono un problema, ma a ben guardare, possono rappresentare la soluzione del problema.
Perché sono «risorse», per dirla provocatoriamente: per l’Italia che lavora e guarda allo sviluppo economico e anche per la provincia di Cremona, in affannosa ricerca di nuove forze che non trova da immettere sul mercato del lavoro. Sono qui, sono regolari e muoiono dalla voglia di dare il loro contributo all’economia e ai servizi alla persona del Paese che li ha salvati donandogli la speranza di un futuro. Come loro tanti altri, lasciati in panchina mentre nei luoghi del lavoro in tutti i settori c’è enorme bisogno di energie fresche.
Nella sola provincia di Cremona, certifica il sistema informativo Excelsior di Unioncamere, potrebbero essere immessi nel mondo del lavoro almeno duemila nuovi addetti ogni mese. Mancano, spiega l’indagine, in particolare conduttori di veicoli a motore e a trazione animale (47% di offerta rimasta inevasa), i tecnici della salute (46%); fabbri ferrai e costruttori di utensili (55%).
Duemila. Che significa 24 nuovi assunti all’anno in un territorio che ha poco meno di 360mila abitanti, destinato a contarne sempre meno. Il 30% dei nuovi ingressi stimati riguarderebbe giovani, spesso alla prima esperienza professionale. Ma gli under anche da noi sono sempre meno. In pochi anni il Comune capoluogo ha perso 3mila abitanti, la provincia 10mila. In provincia nel 2022 sono stati registrati solo 2.222 nati a fronte di 4.406 morti. Più in generale, in Italia dal 2018 la popolazione in età da lavoro, vale a dire quella di età compresa tra i 15 e i 64 anni, è diminuita di 756mila unità (133mila nel 2022).
Negli ultimi 25 anni la popolazione italiana è invecchiata, passando dall’età media di 38 anni a 44. Numeri che fanno comprendere l’enorme ricaduta negativa sul mercato del lavoro. Le previsioni dell’Istat offrono un quadro allarmante in questo senso: entro il 2036, l’Italia perderà 3,5 milioni persone in età lavorativa con un -24,7% nella fascia 35-54 anni, un -7,4% in quella 15-34, e un +17,6% dei lavoratori tra i 55 e i 69 anni. Il che significa una popolazione attiva sempre più anziana e dunque sempre più esposta al rischio di malattie croniche e sempre meno pronta a rispondere all’esigenza di competenze di un sistema produttivo in velocissima evoluzione tecnologica.
La lista delle priorità negli ultimi anni si è ribaltata: dal rischio disoccupazione legato all’automazione di fine secolo scorso si è passati all’urgenza di trovare addetti giovani, pronti e affamati di lavoro. Denatalità e bisogno sempre maggiore di addetti del mondo produttivo sono le due facce della stessa medaglia. A queste va aggiunta una nuova, più attuale, variabile: la pandemia ha stravolto anche gli obiettivi di vita di molti italiani, mettendo al primo posto la qualità della vita rispetto alla necessità di trovare e mantenere un impiego che non sia del tutto gratificante. Da qui la fuga di molti dal lavoro fisso verso lidi che consentano di avere più tempo libero anche se il prezzo da pagare è un minore reddito.
Una crisi dalla quale non è immune la pubblica amministrazione, dove si registra la carenza di insegnanti, soprattutto di matematica e lingue, con molti enti pubblici senza personale negli uffici tecnici, dagli ingegneri fino alle più umili mansioni. Che fare dunque per arginare il fenomeno? Tre i fronti sui quali lavorare: politiche per la famiglia, formazione e diversa sensibilità sul nodo immigrazione. Il governo Meloni ha istituito il ministero per la Famiglia e le Pari opportunità. Con pochi fondi e poco tempo a disposizione, la nuova legge di Bilancio non prevede iniziative sostanziali per la lotta alla denatalità. Il tempo dirà se si riuscirà a riempire di contenuti questo dicastero.
Gli enti locali possono provare a fare la loro parte, ma si tratta di provvedimenti spot e dalle ricadute poco significative. Il mondo del lavoro prova a metterci una pezza con il Patto per l’industria italiana che vede coalizzati sindacato e imprese — la Cisl, Confindustria e Confcooperative —, la cui priorità dichiarata è proprio quella di investire sul capitale umano. Come è emerso anche durante l’evento ‘Scenari economici’ per la presentazione di ‘Top 400’, l’analisi dei bilanci delle più importanti società di capitali cremonesi, le imprese sono disponibili a curare in house la formazione dei giovani neo assunti. Servirebbe una politica fiscale che agevoli questo approccio.
Torniamo al nodo delle «risorse» che possono rivelarsi indispensabili per il nostro sistema paese. Già lo sono, per esempio, sul fronte dei servizi alle persone (pensiamo alle sole badanti). Con una politica non emergenziale ma di effettivo governo del fenomeno si farebbero venire allo scoperto decine di migliaia di persone — molte qualificate e in possesso di titoli di studio adeguati — affamate di futuro così come l’Italia è affamata di lavoratori.
Al tavolo della discussione sul Decreto flussi le imprese hanno depositato una richiesta di via libera a 205mila lavoratori stranieri: ne sono stati previsti meno della metà. Senza di loro agricoltura, industria e turismo rischiano di andare in sofferenza. E ancora: secondo una ricerca dell’Assindatcolf, Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, solo per coprire il fabbisogno familiare di cura e assistenza domestica in Italia servirebbero fino a 23mila lavoratori non comunitari l’anno. Se non si vuole fare vincere il lavoro nero, è un esercito di lavoratrici e lavoratori che andrebbe fatto emergere. Anche per la gioia dei conti dell’Inps.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris