L'ANALISI
16 Luglio 2025 - 20:57
Maria Teresa Vivaldini, Massimiliano Giansanti, Alberto Statti, Paolo Mele e Cesare Soldi a Bruxelles
BRUXELLES - La ferma opposizione al taglio dei fondi della Politica agricola comunitaria (Pac), che significherebbe 86 miliardi di euro in meno per il settore. «Una miscela deflagrante per il futuro del comparto», sottolinea, da Bruxelles, il presidente della Libera Associazioni Agricoltori Cremonesi Cesare Soldi. Oggi nella capitale belga si è tenuta una manifestazione per dire no all’accorpamento della Pac al Fondo unico. In prima linea Confagricoltura, con il suo presidente, Massimiliano Giansanti, che già nei giorni scorsi aveva fortemente criticato la scelta.
«Non siamo per nulla d’accordo con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen – sottolinea in serata il presidente Giansanti, reduce dal corteo a Bruxelles –: l’agricoltura non sarà rafforzata se con il prossimo bilancio si taglia di 86 miliardi il budget relativo ai pagamenti diretti. I 300 miliardi annunciati, rispetto ai 386 del periodo 2021/2027, non sono sufficienti ad affrontare le emergenze e le sfide che il settore primario europeo sta vivendo».
Mentre la Commissione europea ha presentato le sue proposte, si è tenuta la manifestazione, organizzata anche dal Copa-Cogeca, di cui lo stesso Giansanti è presidente: una marcia simbolica verso la sede della Commissione per richiamare l’attenzione sul futuro dell’agricoltura Ue. «Quanto presentato dalla Commissione – prosegue Giansanti – dimostra che non è attenta al mondo dell’agricoltura, e non investire in agricoltura significa mettere in difficoltà le nostre produzioni e i cittadini, che non potranno più acquistare prodotti alimentari sicuri e di qualità. Siamo di fronte a una vera e propria dichiarazione di guerra, ne prendiamo atto. Le parole di Von der Leyen sul ruolo strategico del settore primario pronunciate in campagna elettorale stridono con quanto affermato oggi: la presidente sosteneva di essere un punto di riferimento per gli agricoltori, ma non è così».
In gioco c’è la competitività del settore, ma le conseguenze, secondo Confagricoltura, sarebbero negative per l’Unione in generale, che «diventerebbe estremamente debole rispetto allo scenario di instabilità geopolitica – sottolinea una nota della giunta nazionale dell’associazione di categoria – alle emergenze dovute alle crisi dei vari comparti e alla situazione degli scambi commerciali internazionali, con conseguenze gravissime per tutta l’economia e i livelli occupazionali». La protesta certo non finisce qui.
«In piazza a Bruxelles eravamo ben oltre quanto preventivato – conclude Giansanti – siamo sicuri che a settembre saremo molti di più per difendere le imprese agricole, la sicurezza alimentare e il futuro del settore primario. L’agricoltura, da oltre 60 anni, è alla base dell’Europa: oggi Von der Leyen la smantella per qualche arma in più. Stiamo rischiando di dire basta a una visione comune: è l’inizio del processo di smantellamento dell’Ue. La presidente si sta prendendo una responsabilità incredibile». In corteo anche Soldi.
«Dopo l’ipotesi dazi Usa al 30%, le prospettive dell’accordo UE- Ucraina per le principali materie prime importate, si delinea ora la proposta della Commissione di una riduzione superiore al 20% del budget per i pagamenti diretti della prossima programmazione PAC, che incide per il 20% sui redditi degli agricoltori italiani mentre i pagamenti diretti incidono per il 13%. Saranno decisivi i prossimi passi. Quanto presentato oggi a Bruxelles renderebbe l’Unione estremamente debole rispetto allo scenario di instabilità geopolitica, alle emergenze dovute alle crisi dei vari comparti e alla situazione che si sta delineando rispetto agli scambi commerciali internazionali – conclude il presidente della Libera –: la partita è aperta. Inizia adesso il lungo iter politico per mettere a punto la prossima Pac a livello europeo e nazionale».
Pieno sostegno dal mondo politico alla protesta contro i tagli alle risorse per la Pac. L’europarlamentare di FdI Pietro Fiocchi era in manifestazione con altri colleghi. «Diciamo no ai tagli, al contrario servono nuove risorse per sostenere un comparto che oggi più che mai rappresenta la base della nostra sicurezza alimentare; un pilastro essenziale per qualsiasi potenza economica e politica, come l’Unione Europea. Il Parlamento, insieme a venti ministri in rappresentanza degli Stati membri, ha già espresso una chiara opposizione alla proposta della Commissione di accorpare la Pac a un Fondo unico per agricoltura e coesione, scelta che comporterebbe un taglio drastico alle risorse destinate al settore.
Anche in Commissione Envi ho ribadito l’importanza di affrontare con serietà e prudenza il tema del bilancio europeo: sia nel valutare eventuali tagli, sia nel capire dove e come reperire nuove risorse. Serve che il futuro dell’agricoltura europea non venga compromesso da decisioni miopi e deleterie». Non poteva mancare Maria Teresa Vivaldini. «La Pac non è un bancomat», è lo slogan coniato dall’europarlamentare bresciana, a sua volta imprenditrice agricola.
«Ogni volta che c’è bisogno di denaro non si può toglierlo al nostro settore e la Pac non va accorpata al Fondo unico, anzi va adeguata in base all’inflazione per dare un reddito equo alle aziende – prosegue l’esponente di Fdi –: negli anni la Pac è scesa dall’80 al 30% del bilancio europeo. Non può essere ulteriormente depauperata. Il Fondo di coesione è importante, per cercare di diminuire il gap tra le varie regioni dell’Unione, ma rappresenta un capitolo distinto. I soldi devono rimanere all’agricoltura per la sicurezza alimentare e per non perdere la qualità e l’eccellenza che da sempre ci contraddistinguono».
Mirco Carloni, della Lega, presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, evidenzia come «istituire un fondo unico europeo per finanziare congiuntamente sia il sostegno al reddito che lo sviluppo rurale, significhi snaturare la Pac, strumento fondamentale in quanto tutela i lavoratori della filiera, garantisce l’autonomia alimentare dell’Europa e difende le imprese agricole. È chiaro come al centro di questa proposta non ci sia il benessere del settore agricolo e dei lavoratori, ma l’ennesimo tentativo di spostare risorse preziose e tagliare fondi. Noi siamo dalla parte degli agricoltori e ci opponiamo di fronte a questa folle proposta».
Per Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia e coordinatore per ECR in commissione Agricoltura del Parlamento europeo, «Von der Leyen ha voluto forzare, nonostante la contrarietà di gran parte dei governi e del parlamento europeo. Ora andremo a verificare le cifre reali e inizieremo un negoziato che si preannuncia lunghissimo e durissimo. Apprezziamo l’opera del vicepresidente Raffaele Fitto per salvaguardare e modernizzare le politiche di coesione. Vogliamo invece di più sull'agricoltura, che non può subire nuove penalizzazioni. Infine siamo molto preoccupati per le nuove risorse proprie, che rischiano di tramutarsi in nuove tasse ai danni di cittadini e imprese».
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