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23 ottobre

Lettere al Direttore

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emanzini@laprovinciacr.it

25 Ottobre 2017 - 04:00

PUNTI DI VISTA
Mozziconi di musica classica, fate tacere il 'superviolino'
No, sul serio, fate stare zitto il violino davanti alla stazione. Farne uscire brani di musica classica poteva essere un’idea suggestiva, ma alla prova dei fatti è crollata.
Chi abita vicino, o ci lavora come l’edicolante e i taxisti, avranno bene il diritto di godersi le brevi pause di silenzio fra un’ondata di traffico e l’altra, senza che vengano riempite da suoni che emergono per qualche secondo per poi inabissarsi di nuovo nel gorgo del rumore urbano, mozziconi musicali che vengono spenti sulla pelle del passante.
Nella mia nuova veste di persona che ha un sacco di tempo da perdere mi sono seduto per un po’ su una panchina vicino al manufatto.E l’unica cosa positiva è che sapevo di potermene andare quando volevo, al contrario di chi abita o lavora lì intorno. Perché anche la bellissima tromba barocca dell’ouverture dell’Orfeo può diventare un incubo, se te la fanno sentire millequattrocentottantanove volte al giorno (il brano registrato durava 58 secondi e veniva impietosamente ripetuto a oltranza).
Adesso si alternano brani diversi, ma anche la voce del soprano quando emerge dal rombo del traffico sembra quella di una signora intonata e dal repertorio non aggiornatissimo che canta sotto la doccia con la finestra aperta. E che sotto la doccia ci passa tutto il giorno.
A parte la tortura per i residenti, in questo modo si fa un pessimo servizio alla musica classica, che già ha i suoi problemi di popolarità. Mi illudevo che fossero passati i tempi di quando ero bambino e la musica classica in tivù la sentivi solo se moriva qualcuno di importante e interrompevano i programmi: la mia generazione ce ne ha messo di tempo per togliersi dalla testa che la musica classica mena gramo.
Adesso quest’altra trovata, che fra l’altro immaginati un po’ che effetto possa fare ai ragazzi che passano di lì sulla strada fra il treno e scuola. Se si fanno l’idea che la musica classica sia roba da squinternati un po’ sadici, che torto gli puoi dare?
Giovanni Ratti

IL CASO
Guerra tra poveri tra San Daniele Po e Casalmaggiore per salvare i ponti. La Regione trovi risorse aggiuntive.
Egregio direttore,
il 30 marzo scorso il presidente della Regione Maroni ha scritto una lettera ai sindaci capoluogo proponendo di ripartire la fetta più grande dei soldi messi a disposizione dal governo nel ‘Patto per la Lombardia’ (80 milioni di euro) in base alla popolazione di ciascuna provincia. Risorse alle quali si sommano altri 47.600.000 milioni del Fondo di Coesione sociale (risorse nazionali).
Con la delibera di giunta del 17 ottobre scorso la Regione ha deciso di destinare 3.064.798,49 per gli interventi del Ponte di Casalmaggiore. Interventi assolutamente necessari vista la situazione del ponte e le ricadute sul territorio. Questi soldi sono a valere sulle risorse nazionali del ‘Fondo Sviluppo e Coesione finanziamenti statali’. Cifra destinata alla Provincia di Cremona che, all’interno del patto, la Provincia stessa aveva indirizzato per gli interventi del ponte di San Daniele Po, anch’essi molto importanti.
Sarebbe utile che la Regione, evitando di aprire un conflitto tra territori, ora recuperasse risorse aggiuntive da destinare al ponte di San Daniele Po, così come richiesto dalla Provincia nel Patto per la Lombardia e dagli stessi territori.
Ricordo inoltre che lo stesso Malvezzi chiese a suo tempo che le risorse per il Patto per la Lombardia venissero destinate per il ponte di San Daniele Po. Bene! La Regione confermi quindi l’intervento sul ponte di Casalmaggiore ma attraverso lo stanziamento di risorse aggiuntive e non quelle già previste dal Patto per la Lombardia che hanno già una destinazione per gli interventi, anch’essi necessari e urgenti, per il ponte di San Daniele Po.
Matteo Piloni
(Segretario provinciale del Pd di Cremona)

La questione è delicata e ‘La Provincia’ la sta seguendo. Solo tre giorni fa sul quotidiano scrivevamo: ‘La Regione Lombardia toglie i fondi previsti per i lavori di risanamento del ponte Verdi e li dirotta per l’intervento sulla struttura di Casalmaggiore. «Una decisione poco lungimirante dettata da legami politici» sbotta il primo cittadino di San Daniele Po Davide Persico. Parole respinte al mittente dal sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni’. La guerra tra poveri è già cominciata.

LA POLEMICA
Chi ci tiene alla sinistra doveva restare nel Pd
Genitile direttore,
la lettera del signor Abeni del 17 ottobre mi trova pienamente d’accordo. Tutti noi col cuore a sinistra siamo sconfortati di fronte al desolante spettacolo che ci offre la sinistra ormai frantumata in tantissimi gruppi che forse solo gli addetti ai lavori riescono a ricordare. È certo che le prossime elezioni politiche la sinistra in genere, ma soprattutto il principale attore il Pd, avranno un risultato disastroso consegnando chiavi in mano il Paese ai signori Salvini, Meloni, oppure Di Maio, ossia la destra più retriva.
L'ironia della sorte vedrà costoro vincere non per loro merito , ma per demerito del principale attore del panorama politico italiano, ossia il partito democratico, che a dieci anni dalla sua nascita, ha contravvenuto alle principali prerogative per le quali era nato, ovvero riforma della politica e costruzione di una classe dirigente capace di affrontare le problematiche del Paese.
Al signor Abeni nel suo scritto debbo obbiettare il passaggio in cui apprezza la caratura di Massimo D’Alema, in quanto smentisce se stesso allorquando nel passato aveva affermato che un leader lo si riconosce per i fatti e i meriti e su questo terreno D’Alema è stato una delusione.
Gabbato dal neofita della politica Berlusconi sulla bicamerale, autore assieme a Bertinotti della caduta di Romano Prodi nel 2008 per poi insediarsi come Presidente del Consiglio, battuto clamorosamente alle regionali del 2000 per poi dimettersi immediatamente dall’incarico di primo ministro, contrario alla nascita del Pd (famosa la frase ‘amalgama mal riuscita’) per poi aderire ed ora andarsene sbattendo la porta perché non sopporta Renzi.
Un grande leader non si fa intimorire da un Renzi qualsiasi, ma rimane nel partito e dare battaglia dimostrando il proprio spessore politico, come faccio io da semplice iscritto. Lo stesso richiamo lo faccio al signor Abeni: se ci tiene alla sinistra doveva restare nei Ds, futuro Pd, e far valere le sue idee.
Giorgio Demicheli
(Cremona)

Io sto con Lucia Lanfredi
Tanti personalismi nel M5S di Cremona
Gentile direttore,
vorrei cercare di chiarire cosa avviene nel Movimento 5 stelle di Cremona.
Io come molti altri sono iscritto al movimento da almeno cinque anni. Devo riconoscere che quanto è successo con il tentativo di esautorare la portavoce del movimento di Cremona è il frutto di un modo di condurre il meetup in modo molto personalistico da parte di.... e qui ci vogliono i nomi e i cognomi Elia Sciacca e Gabriele Beccari. Il metodo con il quale hanno forzato e creato le situazioni all’interno del Movimento è sempre simile. Creare un problema e risolverlo con votazioni nelle quali votava una ristretta minoranza senza che la maggior parte degli iscritti ne fosse a conoscenza. Cosi hanno espulso i veri fondatori del Movimento di Cremona, hanno espulso altri iscritti e per ultimo ci hanno provato con Lucia Lanfredi portavoce e rappresentante dei 5 Stelle in consiglio comunale. Ora però vorrei fare presente una scorrettezza che i vari personaggi che ruotano attorno a Beccari stanno facendo: senza poter usare il logo dei 5 stelle creano, falsi meetup con il solo scopo di confondere gli iscritti. Lo staff interverrà in modo duro, di questo sono certissimo.
Auguri al nuovo meetup appena creato da Lucia Lanfredi unica depositaria per Cremona dell’uso del logo del movimento.
Giuseppe Storti
(Bosco ex Parmigiano)

La storia cremonese
Del ‘600 si è scritto molto ma non si legge
Egregio direttore,
nell’articolo che domenica scorsa su ‘La Provincia’ segnalava l’apertura di una mostra documentaria sul Seicento cremonese in Palazzo Comunale, nel Salone degli Alabardieri, mi è toccato leggere: ‘Si inizia a ri-considerare il XVII secolo e chissà che sia la volta buona per l’avvio di studi seri e costruiti sulle fonti per rileggere un periodo importante della storia, non solo cremonese’. Vorrei far umilmente osservare che ‘studi seri costruiti sulle fonti’ già abbondano nell’ambito della storiografia locale e sono scritti da colleghi e colleghe specialisti del settore. Per quanto mi riguarda – non dovrei essere io a dirlo, ma la cosa è sfuggita ai più – cito la corposa pubblicazione presentata il 1° giugno del 2016 edita congiuntamente dalla Biblioteca Statale di Cremona e dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. Si tratta di una nuova imprescindibile fonte per la conoscenza del Seicento non solo locale, quel trattato di Giovan Battista Natali Estrato ramemorativo... che non parla solo di arte, ma offre informazioni utili a ricostruire storia e vicende, usi e costumi della città nel Seicento; informazioni poi amplificate da una quantità di ricerche d’archivio che allargano considerevolmente le nostre conoscenze sul XVII secolo. Creda, direttore, del Seicento si è scritto e si scrive. Il vero problema è che non si legge.
Anna Maccabelli
(Cremona)

Non solo professionalità
All’ospedale Maggiore rispetto e amore
Gentile direttore,
mi permetto di ricorrere alle pagine del suo giornale, del quale sono un’affezionata lettrice, per dedicare due parole al nostro ospedale Maggiore. Ho 85 anni e a causa di un malore, sono dovuta ricorrere all’aiuto del pronto soccorso e poi successivamente ricoverata prima in Medicina d’urgenza e poi nel reparto di Medicina. Ebbene che dire... a tutti un grazie immenso! Non mossa da emotività, ma bensì da ciò che effettivamente ho vissuto, posso con profonda gratitudine testimoniare quanto raccolto da questa esperienza di degenza! Attenzione, rispetto, professionalità, amore per il proprio lavoro, ma soprattutto per chi soffre.
Ogni professionista, ossia operatori sanitari, infermieri medici... mi hanno ricordato una verità racchiusa in una famosa frase dell’altrettanto famoso cardiologo Barnard: ‘Il cuore di ogni paziente, vale tutto il mondo’!
Grazie ancora, di vero cuore all’ospedale Maggiore di Cremona.
Maria Concetta Tedoldi
(Cremona)

Il caso infrastrutture
Che fine ha fatto il ‘Terzo ponte’?
Signor direttore,
in merito alla polemica di questi giorni relativa a ponti sul Po vecchi e ammalorati, mi chiedevo che fine ha fatto il progetto del tanto decantato ‘Terzo ponte’, che doveva sorgere a monte dell’attuale ponte in ferro datato 1860 tra Castelvetro e Cremona, ormai fatiscente e prossimo a fare la fine di quello di Piacenza tra Lombardia ed Emilia, crollato improvvisamente ormai tanti anni fa.
Non era già stato progettato, programmato e stanziato già circa 15 anni fa da parte di Centropadane?
Come mai non se n’è più sentito niente, nelle attuali circostanze ed in quelle future, sarebbe molto utile.
Adolfo Demaldè
(Castelvetro Piacentino)

E' qualcosa che vive
Una bandiera è segno di buon auspicio
Signor direttore,
una bandiera che sventola ha il potere di rigenerarmi, di rallegrami coi suoi bei colori, come qualcosa che vive, che pulsa sempre. Per me è sempre segno di buon auspicio. Si legga cosa disse il Carducci nel 1887 a Reggio Emilia quando fu adottata come bandiera nazionale: ‘Sii benedetta! Benedetta nell’immacolata origine, benedetta nella via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci nel santo vessillo; ma colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all’Etna; le nevi delle Alpi, l’aprile delle valli, le fiamme dei vulcani. E subito quei colori parlarono alle anime gentili, con le ispirazioni gli affetti delle virtù, onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l’anima nella costanza dei savi, il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù dei poeti, il rosso, la passione ed in sangue dei martiri e degli eroi. E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch’ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei, e con lei la libertà’.
Ernesto Biagi
(Casalmaggiore)

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