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20 ottobre

Lettere al Direttore (2)

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emanzini@laprovinciacr.it

22 Ottobre 2017 - 04:00

Le foto dei lettori

Tedeschi a Casalmaggiore, riflessioni sull'uomo

Signor direttore,
questa foto di un drappello di soldati tedeschi scattata davanti alla sede del caffè Commercio ora sede del Credito Cremonese Coop in piazza Garibaldi a Casalmaggiore nel dicembre del 1943, mi ha lasciato pensieroso.
Costoro, mi son detto, sono uomini soggetti a dura vita, ferrea disciplina, muti, odiati, solitari, strumenti ciechi di una dottrina che certo non li avvicina al popolo italiano. Qualcuno sognerà le belle torri della sua cattedrale di Speyer o si chiederà chi vi canterà la Messa la notte di Natale, oppure un altro sognerà il Reno dove il canto degli Elfi va nella notte bruna e la sua Tecla lo sogna al lume della luna, ed un altro penserà al suo Tirolo dove il sole ogni mattina bacia le sue Alpi mentre lui probabilmente lascerà la vita in questi nebbiosi lombardi piani.
Tali pensieri ha suscitato in me questa foto ed un sentimento di universale concordia e fratellanza.
Ernesto Biagi
(Casalmaggiore)

Ne parlo con...


Lo chiedo da anni
Finalmente Cremona onora Gherardo
Egregio direttore,
nel novembre 2014 scrissi una lettera che venne pubblicata sul suo giornale in cui segnalavo la figura di Gerardo ( o Gherardo) da Cremona (Cremona 1114– Toledo 1187) erudito nato a Cremona e vissuto a lungo a Toledo, che lamentavo essere misconosciuto nella sua città natale. Dopo alcuni giorni una lettera, unica, salvo errori, sull’argomento da me sollevato, mi precisava che esiste una via intitolata a Gherardo da Cremona in località Picenengo.
Successivamente, trascorsi alcuni mesi, leggevo sul suo giornale di varie iniziative da parte della nostra amministrazione cittadina al fine di valorizzare la figura di questo nostro illustre concittadino, ed addirittura, in data 8 Ottobre 2017, apprendo dal suo giornale, nella pagina dedicata alla Cultura & Spettacoli, che nel 2018 Cremona ospiterà la cerimonia per la consegna del premio intitolato a Gherardo da Cremona. Sono quindi contento che a distanza di alcuni anni dalla pubblicazione della mia lettera Cremona si sia attivata in vari modi per valorizzare e mantenere la memoria di Gherardo da Cremona.
Cesare Scotti
(Cremona)
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San Martino dell'Argine
Il Comune è incapace di curare i propri stabili
Egregio direttore,
il giorno 19 ottobre il suo giornale ha annunciato che San Martino dall’Argine ha una nuova biblioteca. Preciso che non si tratta di un nuovo servizio, ma di una nuova sede. La biblioteca pubblica in loco ha una storia quasi secolare. La precedente si trovava dagli anni ’80 al primo piano dello stabile comunale ex Enal, oggi ancora esercizio pubblico al sottostante.
Lì venne aperta, dopo il recupero generale dell’immobile, dotata di nuovi arredi, impianti audio, con annessa sala multifunzionale, saletta per proiezioni video e una poltrona per l'accesso dei disabili. Nulla da dire contro il cambio di sede, se non fosse per le motivazioni che l’hanno imposto. Infatti, i locali in cui prima stava la biblioteca, si trovano in un generale stato di degrado con l’impianto elettrico non a norma, la caldaia da sostituire e l’impianto per i disabili inutilizzabile. Questa situazione caratterizza l’incuria in cui il Comune mantiene i propri stabili salvo intervenire poi, in ritardo, con spese ingenti, per evitare la chiusura dei servizi pubblici che vi si trovano.
Roberto Baschè
(San Martino dall’Argine)

PUNTI DI VISTA
Se il politicamente corretto mette la sottana alle parole
Martedì era la giornata della lingua italiana, e nell’occasione il pensiero più profondo che mi è venuto è che l’italiano è come il caffè, che se ti piace corretto va bene, ma se esageri non senti più il suo sapore.
Che si tratti di corretto sambuca o di politicamente corretto. Ora non ho niente contro la correttezza politica, che nelle giuste dosi mi sembra doverosa almeno come argine al suo spaventoso contrario, alla violenza verbale che è sempre il preludio a quella fisica. Ma occhio a non farsi prendere la mano, a non scivolare nel fondamentalismo, degenerazione che nuoce gravemente alla salute del cervello: per esempio guardati dai bigotti delle parole per forza volte al femminile, costi quel che costi alla lingua sul piano estetico.
Pasdaran pronti nel nome del politicamente corretto a riempire la nostra lingua di piccole cose di pessimo gusto. Ricordo ancora con raccapriccio le olimpiadi di Rio, quando nel torneo femminile di calcio mi è toccato sentire che il rigore per il Brasile era stato parato dalla portiera della Svezia. Quelle furbone delle scandinave avevano parcheggiato un Suv davanti alla loro porta?
Io le ultime portiere che mi ricordo sono la portinaia del condominio dove abitavamo quando ero bambino, che quando eri stanco di farti i fatti tuoi bastava passare da lei che su tutti gli inquilini (esclusi i presenti) aveva sempre un aggiornamento fresco di giornata. E poi quella di Jannacci, che si è aperta la portiera e è caduto giù l’Armando.
Ma dai. I puritani del Seicento mettevano i pantaloni alle gambe dei tavoli, quelli del terzo millennio mettono la sottana alle parole. E allora vai col valzer della sindaca, la ciaccona dell'avvocata, la mazurca della presidenta. E l'architetta cos'è, l'attesissimo ritorno sul grande schermo di Edwige Fenech?
Non ci sto. Capisco l'etica, ma anche l'estetica vuole la sua parte e non può pagare per tutti. Che poi il rimedio ci sarebbe. Quando i nostri avi (e le nostre ave?) hanno traslocato dal latinorum al volgare, nella fretta si sono dimenticati di prendere su una cosetta preziosa: il genere neutro. Quella categoria in cui mettere quello che non è maschile e non è femminile quindi va bene per tutt'e due.
Perchè non recuperarlo, e metterci dentro tutte quelle cose (mestieri, ruoli, cariche...) che storicamente una volta erano esclusiva dei maschi e adesso – era ora, sia chiaro – sono anche alla portata delle femmine?
Il genere neutro, per chi ce l'ha, funziona anche come prevenzione di problemi futuri. Per dirne una, in yiddish perfino la parola moglie è di genere neutro, il che ammetterai che gioca d'anticipo sui problemi linguistici introdotti dal matrimonio omosessuale.
Inoltre se ci pensi il problema mica è solo femminile, solo che noi maschi per una volta ci siamo dimostrati meno permalosi. Favalli e Domenghini hanno fatto una carriera intera a essere chiamati ala tornante, sostantivo femminile se permetti, senza che a nessuno di loro sia mai balenato di rivendicare la propria mascolinità pretendendo magari di essere chiamato 'arto pennuto tornante'.
Va bè, non pretendo di averti convinto ma pensaci su un pochino, ne riparliamo fra un anno alla prossima giornata della lingua italiana. Sperando di ritrovarla ancora. Per adesso dai, usciamo da questo argomento. Tutti fuori, io che scrivo e tu che leggi. E l'ultimo chiuda la portiera.
Giovanni Ratti

Persico Dosimo
Scelta del medico solo a parole

Egregio direttore,
questa mattina presso un locale pubblico di Persichello ho notato la comunicazione del Comune di Persico Dosimo che invio in allegato. Apprezzo la disponibilità del Comune data all’Asst in occasione del pensionamento del dottor Bernieri, ma rilevo un’inesattezza. In effetti gli assistiti del dottore che si recheranno presso i siti preposti dal Comune, non avranno alcuna possibilità di scelta ma firmeranno il modulo ‘Scelta medico di famiglia’ unicamente a favore della dottoressa Cianci. Credo fosse doveroso specificare questo piccolo ‘particolare’.
Chiara Fogliata
(Ca’ de’ Co’ Persico Dosimo)

L’untore dell’Aids
Le vittime hanno fatto sesso non protetto
Egregio direttore,
leggo sui giornali la vicenda di quell’uomo, tal Valentino Talluto, che avrebbe intenzionalmente contagiato con l’aids più o meno 57 donne. Richiesta di condanna: l’ergastolo. Quello che ha fatto è una carognata: non ci sono scuse, attenuanti, ragionamenti che lo possano difendere se non la disperazione per essere stato contagiato a sua volta e una reazione del tipo ‘faccio ad altri quello che è stato fatto a me’, coinvolgendo persone incolpevoli, come lo era lui. Ma lui come è stato contagiato dalla malattia? Presumo per uno (o più) rapporti non protetti. E le 57 persone che in qualche modo sono state con lui a loro volta consumando rapporti occasionali non protetti. Posto che lui era consapevole della propria condizione e lo faceva apposta, proprio perché non si conosce lo stato sanitario di uno sconosciuto o di una conoscenza occasionale o di un ‘poco conosciuto’, tutti sanno che occorre prendere precauzioni. Se uno sconosciuto mi chiede un rapporto non protetto, lo mando a quel paese. Con il dovuto massimo rispetto per le vittime, perché nessuno dice che buona parte della colpa e responsabilità è anche loro?
Mario Pavia
(Cremona)

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