L'ANALISI
05 Marzo 2025 - 17:06
Nel 1375, a Certaldo, moriva Giovanni Boccaccio, dopo una vita divisa fra impegni civili e vocazione letteraria, urgente fin dalla prima giovinezza e vincente nonostante le pressioni del padre, mercante, che lo voleva preparare a esercitare la mercatura.
Quella vocazione, alimentata da studi e letture e resa fertile da una genialità particolare, ha fatto sì che la sua fama sia giunta intatta fino a noi, ancor più che per le opere cosiddette minori (pure di notevole interesse letterario), per quello straordinario capolavoro che è il Decameron, composto tra il 1349 e il 1351: un’opera per così dire moderna. Cento novelle divise, come dice il titolo greco, in dieci giorni in cui dieci giovani -sette fanciulle e tre ragazzi-, rifugiatisi nel contado per sfuggire alla peste che divampa in Firenze, passano il loro tempo dilettandosi con banchetti, ‘bei conversari’ e con la narrazione di novelle, una ciascuno per giornata, su tema ogni volta stabilito dal re o dalla regina di turno. Novelle di straordinaria modernità, in cui l’uomo è protagonista, con la sua intelligenza (variamente declinata) che deve incontrarsi e scontrarsi con la Fortuna e l’Amore: temi fondamentali ma non unici, perché in effetti l’autore rappresenta tutta la realtà senza giudicare, ma da osservatore obiettivo: il che non significa indifferente. Nella sua opera, a differenza della letteratura novellistica precedente che in genere privilegiava l’aspetto morale e religioso, egli è attento alle ‘qualità’ necessarie all’’arte del vivere’ nel suo complesso, avendo nello stesso tempo l’obiettivo di dilettare tradotto in un fare artistico tutto suo.
Dato l’anniversario dell’anno, l’Associazione ex alunni del Liceo-ginnasio “D. Manin” e la delegazione Cremonese dell’Associazione Italiana di Cultura Classica (AICC), con il Patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona, Assessorato alla Cultura, ha ideato un ciclo di incontri sul genere della novella, che tocca tre principali momenti storici: il Trecento con Boccaccio, il Cinquecento con Agnolo Firenzuola e il periodo tra Ottocento e Novecento con alcuni tra gli autori di novelle più interessanti: Federigo Tozzi, Federico De Roberto, Luigi Pirandello, Carlo Emilio Gadda. Il tutto affidato alla competenza scientifica e alla piacevolezza dei relatori, docenti nelle Università di Modena e di Pavia (Sede centrale e Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali di Cremona)
L'iniziativa, gratuitamente aperta al pubblico, si propone di sollecitare una riflessione critica sul genere della novella e sulla varietà di caratteri che assume nel tempo rivolgendocisi, in particolare, agli insegnanti per il loro aggiornamento e agli studenti liceali che, nel loro percorso scolastico, non sempre ‘incontrano’ alcuni autori significativi del periodo che si snoda tra Ottocento e Novecento. Agli uni e agli altri, se iscritti e presenti al corso, sarà rilasciato un attestato di frequenza. Tutti gli incontri saranno comunque aperti a chi fosse interessato al tema trattato e avranno luogo nella Sala Puerari del Museo Civico, Via Ugolani 4, alle ore 16.45.
Nel terzo incontro, mercoledì 26 marzo, Clelia Martignoni dell'Università di Pavia parlerà di: “L’intensa modernità delle novelle di Federigo Tozzi”.
Federigo Tozzi (1883-1920), senese, è tra i maggiori narratori del nostro primo Novecento. Il suo lavoro è difficile e inquieto, non ‘amabile’ sia per le dure tematiche spesso segnate da lutti, infelicità, gravi disagi psicologici, sia per il linguaggio scabro e ruvido, con tratti espressionistici.
Tozzi ha lasciato alcuni romanzi bellissimi (non sempre accettati dalla critica) e molte novelle, di livello non meno a saranno analizzate alcune, scelte tra le più rappresentative della sua geniale e isolata grandezza e della sua spinosa ‘modernità’.
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Tipologia
Data di inizio 6 settembre 2025 - 20:30
L’iniziativa si inserisce nel programma del Cremona Summer Festival
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