L'ANALISI
27 Gennaio 2017 - 18:45
Era il 27 gennaio del 1967 quando, all’interno della stanza 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo, Luigi Tenco ci ha lasciati. Poche ore prima la sua esibizione sul palco del festival con Ciao amore, ciao. Molti dubbi si sono susseguiti in merito alla sua morte, ma Gian Franco Reverberi, musicista e suo amico d’infanzia, e Giorgio Carozzi, critico musicale e suo concittadino, hanno voluto ricordare il cantautore per la sua genialità musicale e il suo carattere controcorrente. Con Tenco si arriva ad un'analisi amara e lucida delle contraddizioni della società italiana, consacrando un tipo di approccio all'universo femminile estraneo nella musica degli anni ’50. “Meglio di lui nessuno mai ti potrà indicare gli errori di noi tutti che puoi e vuoi salvare. Ascolta la sua voce che ormai canta nel vento”, con queste parole Fabrizio De Andrè lo ricorda in Preghiera in gennaio.
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