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Una Venere privata a fumetti: «Sono stato arrestato da Scerbanenco»

Paolo Bacilieri, tra i più importanti fumettisti italiani contemporanei, accetta la scommessa di trasformare in graphic novel il romanzo che ha segnato la nascita del giallo italiano moderno

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

25 Gennaio 2023 - 05:25

CREMONA - «La parola più giusta è: mi ha arrestato, proprio come fa fare a Duca Lamberti con uno dei suoi criminali. Stavo facendo altro quando ho pensato che non si poteva dire di no a Giorgio Scerbanenco». Paolo Bacilieri, tra i più importanti fumettisti italiani contemporanei (apprendista sotto Milo Manara, ha firmato storie di Dylan Dog) con questo spirito ha affrontato la scommessa delle riduzione a fumetti del romanzo che ha segnato la nascita del giallo italiano moderno: la prima indagine di Duca Lamberti. Un omaggio a Scerbanenco nel dichiarato obiettivo di farlo conoscere anche ai più giovani attraverso la formula della graphic novel. Ne parla con Paolo Gualandris nella videointervista online da oggi sul sito www.laprovinciacr.it.

«Non sono stato io a scegliere Scerbanenco ma, viceversa, lui a farlo con me tramite Igort, (ndr: Igor Tuveri, regista, fumettista e direttore di Linus) antico complice di tante malefatte, che mi ha indegnamente scelto per la trascrizione a fumetti di questo grande romanzo». Ecco la trama in estrema sintesi. Alberta, giovane commessa, viene trovata morta alla periferia di Milano. Duca Lamberti, ex medico radiato dall’Ordine per aver aiutato un’anziana paziente a morire, dopo tre anni in carcere ha bisogno di lavorare e accetta di prendersi cura del figlio alcolizzato di un ricco imprenditore per aiutarlo a disintossicarsi. Le due vicende si intrecciano quando Lamberti scopre che il giovane si è dato all’alcol poiché si ritiene colpevole della morte della ragazza ed entra nell’indagine condotta dal commissario Carrua.

Bacilieri segue gli attori di questo dramma senza melò, svelando a poco a poco, attraverso la scomposizione della tavola, l’alternanza del punto di vista, lo zoom o il campo lungo, le piccole storie avvolte nella nebbia della Milano criminale, complice un erotismo che accarezza indistintamente corpi e architetture. Sono giovani donne che si prostituiscono per bisogno o curiosità, squallidi commerci di pornografia, omicidi, sui quali si ritrova a indagare Lamberti con la complicità di Livia, la giovane che si offre come esca per la cattura dell’assassino di Alberta.

Anche per Bacilieri, come per Scerbanenco, è Milano la vera protagonista, che lo scrittore descrive in modo molto preciso. Una città in bianco e nero: «Una scelta obbligata perché quello  descritto da Scerbanenco è un luogo quasi tenero, malinconicamente suadente. Mi è sembrato impossibile definirlo a colori. Siamo negli anni ’60 e, per aumentare il fascino della Milano inquinata dallo smog, ho aggiunto dei retini che hanno una  doppia valenza: creare l’atmosfera giusta  e omaggiare il fumetto noir italiano,  nato proprio in quell’epoca,  in cui se ne  faceva largo uso. Avete presente  Diabolik?».

Il volto di Duca Lamberti ha i tratti somatici dell’attore francese Bruno Cremer (chi non lo ricorda nei panni di Maigret?) protagonista del film Il caso Venere privata, con Raffaella Carrà, del 1970. «Però non è lì che mi sono ispirato. Cremer arrivò sul set reduce da una vacanza in Costa Azzurra, troppo bello, pettinato ed elegante per essere un ex carcerato. La faccia giusta, invece, l’aveva in 317º battaglione d’assalto, di cinque anni prima, in cui incarna un soldato nella guerra del Vietnam: magro, asciutto, capelli rasati, sigaretta sempre in bocca, insomma con la spigolosità  giusta». 

Nel romanzo  momenti di azione e fasi di tranquillità si alternano,  nel fumetto vengono resi  con strisce orizzontali i primi, verticali i secondi, immergendo il lettore nella tragicità del momento. «Per me è molto importante l’aspetto della scansione delle vignette, i francesi lo chiamano découpage, è il modo che abbiamo noi fumettisti di rallentare o velocizzare il ritmo delle storie. Lavorando senza una sceneggiatura canonica, ho anche trasgredito a molte regole del buon fumetto. Ho lavorato cominciando dai dialoghi attorno ai quali costruire le mie tavole. E ciò mi ha consentito di restare il più possibile aderente a quel modo incredibile e unico che ha Scerbanenco di raccontare le sue storie».

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