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'Il colore delle cose non dette', un dialogo al buio riaccende la vita

Un interlocutore misterioso, 36 domande sull’amore, uno strano condominio. Rausi accompagna la rinascita di Nina, autoreclusa dopo la morte del fratello

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

09 Agosto 2023 - 05:20

CREMONA - Le emozioni dei colori, la doppiezza delle parole, l’insostenibile precarietà dei ricordi di una persona che credevi di conoscere, ma della quale scopri che non sapevi quasi nulla, la difficoltà di uscire dal buio di un lutto che fa perdere la voglia di vivere. E come filo conduttore le 36 domande del test ideato nel 1977 da Elaine Aron sull’innamoramento le cui risposte in realtà aprono squarci di nuova vita. Tutto questo è il romanzo ‘Il colore delle cose non dette’ di Simone Rausi, direttore creativo di un’agenzia di comunicazione, che con le parole sa giocare assai bene. L’autore ne parla con Paolo Gualandris nella videointervista per la rubrica ‘Tre minuti un libro’ online da oggi sul sito www.laprovinciacr.it.

Un romanzo a colori, dunque. «È così - risponde -. Anche se l’inizio è in bianco e nero, in una scala di grigi in cui Nina, la protagonista, non riesce a uscire a causa di un lutto che sta elaborando». Lei è una grafica freelance e sognava fin da piccola di riuscire a inventare un nuovo colore, un nuovo rosso o un nuovo blu, «un sogno che le fanno passare, perché col tempo le spiegano che i colori sono stimoli alla luce quindi fisica, ma anche psicologia e filosofica di uomini e donne. E lei associa ogni persona del condominio in cui vive a un colore».

Ora ha vent’anni e, dalla morte di suo fratello Samuele, la sua vita non ne ha più neanche uno. Lavora da casa, senza mai parlare con nessuno, fino alla sera in cui riceve un messaggio anonimo: una persona che dice di vivere nel suo palazzo e sembra sapere tutto di Samuele. Prima di rivelarsi, le propone un esperimento: 36 domande a cui rispondere a turno, senza riserve. Nina scopre la vita segreta di suo fratello e un’inaspettata somiglianza con il misterioso sconosciuto che non ha nome, non ha sesso e ha l’insolita abitudine di leggere il dizionario prima di dormire. Passa in rassegna i vicini ed entra nelle loro vite dalla porta di casa, ma tutte le volte che sembra avvicinarsi alla soluzione la verità le sfugge di nuovo.

C’è Prosperina, la portinaia che sa tutto degli inquilini; l’ingegner Barra, sempre chiuso nel suo studio; i Balsamo, una giovane coppia in crisi; la signora Kovacs con la bellissima figlia adolescente Sarah; la caotica famiglia Angeli; l’affascinante pasticciere Pietro, con le sue torte che chiudono le giornate. Chi è a scriverle? La storia di un dialogo nel buio tra due perfetti sconosciuti che si tendono la mano per salvarsi dal dolore. Attraverso il percorso fatto di 36 domande Nina e l’altro personaggio che parla senza usare i pronomi, arriveranno a una profonda connessione e permetterà a entrambi di elaborare un lutto e di scoprire molto di più della vita segreta di Samuele, questo terzo personaggio, il fratello scomparso che però è molto presente nella storia». In realtà anche il condominio in cui entrambi vivono è a sua volta un personaggio, forse addirittura il principale, con tutta la sua umanità la sua stranezza di abitanti, ognuno dei quali può essere il misterioso interfaccia di Nina.

«Sì, sono tantissime porte, sei appartamenti dentro i quali abitano una famiglia, un professionista, la portiera e il personaggio con cui Nina parla. Potrebbe davvero essere ognuno di essi ed è un po’ straniante capire come ci si possa parlare senza capire chi sta dall’altra parte». In questo caso ci sono solamente le parole di mezzo e nient’altro, quindi Nina potrebbe parlare con una donna sessantenne, ma anche con un professionista ventenne, con un uomo o una donna. Poi c’è che il personaggio misterioso è amante della computazione del dizionario e a ogni parola che cita molto spesso attribuisce significati diversi, qualche volta addirittura opposti. Parole che in qualche modo diventano le strade della rinascita di Nina.

«C’è un doppio registro, perché se è vero che Nina parla per colori prevalentemente o perlomeno immagina le relazioni e i dialoghi per colori, dall’altra parte c’è questo personaggio che legge il dizionario come se fosse un romanzo. Un’abitudine che verrà spiegata solo alla fine. Questo personaggio parla spesso usando parole che hanno un doppio significato, anche opposto, ad esempio parto che può significare vado via, ma anche vengo alla vita, quindi arrivo». Il doppio registro colori e parole ambigue creerà dialoghi a volte molto intensi e in molte altre occasioni più ironici e leggeri.

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