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PILLOLE DI SALUTE

«Pandemia diabete, mangiamo troppo»

Severgnini, responsabile del Centro diabetologico: «Molte le complicanze, ma ci sono nuove molecole che aiutano nella cura»

Cristiano Mariani

Email:

cmariani@laprovinciacr.it

01 Maggio 2025 - 08:00

CREMA - Silvia Cecilia Severgnini è il medico responsabile del Centro diabetologico dell’Asst di Crema. Si stima che, in Italia, siano 4 milioni le persone affette dalla patologia.

Dottoressa, quanti e quali tipi di diabete esistono?
«Possiamo suddividere il diabete in due grandi gruppi: il tipo 1 e il tipo 2, ma ci sono altri sottotipi. La parte del padrone la fa il tipo 2, più legato allo stile di vita e all’alimentazione: ci può essere un difetto nella produzione di insulina, oppure nella capacità dell’insulina di svolgere la propria azione. Si parla addirittura di pandemia a livello mondiale. Mentre il diabete di tipo 1 si caratterizza per la totale assenza di insulina ed è quello che più facilmente colpisce i bambini o anche gli adolescenti».

Quali sono i campanelli d’allarme che devono indurre a un accertamento clinico?
«È bene che, oltre i 40 anni, tutti facciano un test della glicemia almeno una volta l’anno, anche perché i sintomi sono piuttosto subdoli. Se si ha una familiarità, o si è un po’ sovrappeso, è bene annualmente fare un controllo. Quando la glicemia diventa veramente alta, allora possono comparire dei sintomi, che sono generalmente la sete, la stanchezza e qualche volta disturbi della vista».

Quali le cause di questo tipo di patologia?
«Sicuramente lo stile di vita e le abitudini alimentari giocano un ruolo importantissimo: siamo una popolazione che mangia più di quello che consuma e mangia male; anche nei Paesi sottosviluppati, si fa uso di cibi processati, che hanno quindi un alto indice glicemico. Incidono le bevande zuccherate e gli alcolici, oltre allo stile di vita sedentario».

Quali le complicanze?
«Il diabete ne porta con sé tantissime. Molto spesso, all’esordio, sono già stati buttati i presupposti perché si sviluppino le complicanze: le principali sono a livello cardiovascolare. A volte diagnostichiamo un diabete in occasione di un infarto, ma non è l’infarto che ha causato il diabete. L’ictus è un’altra complicanza, come la retinopatia diabetica e la nefropatia diabetica. Il diabete colpisce tutti quelli che sono i vasi e quello di tipo 2 è la causa principale di cecità e amputazioni nel mondo. Oltre alla causa principale di morte per patologie cardiovascolari. È necessario, almeno da parte dei pazienti diabetici, abolire il fumo di sigaretta: perché il paziente col diabete, anche se ben controllato, ha già di per sé un rischio cardiovascolare molto alto».

Come le più recenti terapie riescono a migliorare la vita del paziente diabetico?
«Fortunatamente, la ricerca in campo diabetologico è sempre molto attiva. Se fino a un decennio fa avevamo tre tipi di terapie, oggi la possibilità è molto più ampia. Tant’è che viene sempre meno utilizzata, nel diabete di tipo 2, la terapia insulinica, anche se rimane in uso. Sono arrivate tantissime nuove molecole, che ci aiutano ad abbassare la glicemia senza rischiare di averne un calo repentino, quindi senza rischiare fondamentalmente l’ipoglicemia, che è uno degli spauracchi dei pazienti diabetici, soprattutto di quelli che utilizzano alcune tipologie di farmaci, tra cui l’insulina. E queste terapie sono in grado non solo di controllare la glicemia, senza dare rischio di ipoglicemia, ma proteggono gli organi che, generalmente, vengono colpiti dalle complicanze. Quindi sono farmaci che proteggono il cuore, i reni, il cervello. E sono farmaci che noi utilizziamo quotidianamente e che ci hanno permesso di ottenere dei compensi glicemici anche in pazienti che, per anni, sono stati compensati. E ciò senza utilizzare tantissima insulina. Purtroppo sono farmaci che hanno anche qualche effetto collaterale, quindi ci sono pazienti che li tollerano molto bene, mentre altri pazienti non sono riusciti ad averne beneficio, proprio perché colpiti dagli effetti collaterali, che possono essere, a seconda della tipologia impiegata, di tipo gastrointestinale, oppure infezioni delle vie urinarie o dell’apparato genitale. Ma il farmaco gold standard, ossia quello che rimane comunque il primo utilizzato per la terapia del diabete di tipo 2, è la metformina che la fa comunque da padrone, perché è sicura e se ben utilizzata nel paziente è efficace».

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