L'ANALISI
3, 25 ottobre e 3 dicembre
21 Settembre 2015 - 16:50
Richard Thompson nasce nella primavera del 1949 nella casa dei suoi situata nella parte ovest di Londra, e passa i primi anni nell’Inghilterra del dopoguerra, circondato da una famiglia dagli ampi gusti musicali. Tra le sue prime influenze Django Reinhardt, Fats Waller, Les Paul, Duke Ellington e Louis Armstrong. Passa dalla collezione di dischi jazz del padre al primo rock’n’roll, cui accede tramite la sorella maggiore, con Buddy Holly e Great Balls of Fire di Jerry Lee Lewis l’eclettica varietà della sua carriera multigenerazionale comincia a farsi strada.
Nominato dalla rivista Rolling Stone come uno dei migliori venti chitarristi di tutti i tempi, si aggiudica il premio Ivor Novello per la scrittura di canzoni e nel 2006 gli viene assegnato dalla BBC il premio alla carriera, a testimonianza di essere ormai un’icona leggendaria del folk-rock britannico e uno dei più prolifici e acclamati cantautori del mondo, sia a giudizio della critica che del pubblico. Il suo lavoro è ammirato – e registrato – da artisti del calibro di Bonnie Raitt, David Byrne ed Elvis Costello.
Giovanissimo membro fondatore dei Fairport Convention, sarà poi in duo con la moglie Linda Thompson, per poi affrontare una carriera solista che dura da più di trent’anni. Il suo impressionante carnet di lavoro conta infatti più di quaranta album cui non viene mai a mancare la tensione lirica, supportata da una singolare mistura di chitarra acustica ed elettrica che Newsweek ha definito “Arte sincera, che sa dare soddisfazione sotto ogni punto di vista”. Nel 2005 firma la colonna sonora del documentario di Werner Herzog Grizzly Man.
Sul finire del 2006, Richard è tornato in studio per il nuovo album elettrico, Sweet Warrior, dopo l’acustico Front Parlour Ballads del 2005 e The Old Kit Bag del 2003.
La prima parte del 2007 lo vede impegnato in un tour solista, che gli lascia comunque il tempo di assistere famiglia e amici nel lavoro di studio, cui si è dedicato egli stesso con Rufus Wainwright, Judith Owen, Richard Shindell, Loudon Wainwright III e la figlia Kamila Thompson.
Suo il soundtrack del documentario di Harlan Ellison Dreams with Sharp Teeth, prodotto e diretto da Erik Nelson. Da giugno dello stesso anno torna a esibirsi con la Richard Thompson Band per promuovere Sweet Warrior.
Agli inizi del 2010, Thompson mette insieme il gruppo con cui presentare il nuovo materiale eseguendolo dal vivo. Vi fanno parte, sia in sala di registrazione che sul palco, oltre a Thompson, Pete Zorn, (chitarra acustica, flauto, sassofono, mandolino, voce); Michael Jerome (batteria, voce), Taras Prodaniuk, (basso, voce) e Joel Zifkin (violino elettrico, mandolino, voce). L’album che ne esce è Dream Attic che, pubblicato nell’agosto dcello stesso anno, riceve la nomination ai Grammy Award nella categoria Miglior Album Folk Contemporaneo.
Il 10 giugno del 2010 Thompson riceve il Les Paul Award dalla rivista Mojo quale "Leggenda della Chitarra".
Thompson cura, ancora nel 2010, il Meltdown Festival, nel cui cartellone appare il tributo a Kate McGarrigle (da poco scomparsa), rara occasione di rivedere on stage Richard e Linda Thompson insieme.
Nel 2011 viene insignito del titolo di Officer of the Order of the British Empire (OBE), per la sua benemerita attività musicale e, nel luglio dello stesso anno, riceve la laurea ad honorem all’università di Aberdeen.
Agli inizi del 2013 pubblica Electric, registrato a Nashville con la produzione di Buddy Miller. Il disco ottiene recensioni lusinghiere e debutta nei top 20 delle classifiche del Regno Unito. Richard prende la strada con un "power trio" per un tour che durerà parecchi mesi toccando entrambe le sponde dell’Atlantico, per promuovere il nuovo album.
Sempre nel 2013, Thompson appare nel quarto album di studio della ex-moglie Linda Won't Be Long Now, nel brano Love's for Babies and Fools. È la seconda volta che i due registrano insieme dai tempi di Shoot Out the Lights, la prima nella canzone Dear Mary nell’album di Linda Fashionably Late del 2002.
Nel 2014 esce Acoustic Classics, con versioni acustiche di quattordici canzoni del suo catalogo personale, per la sua stessa etichetta Beeswing, che raggiungerà la sedicesima posizione nelle classifiche inglesi degli album più venduti.
Thompson appare poi assieme a vari familiari acquisiti in successivi matrimoni, nell’album Family (2014) intestato a Thompson (band così nominata per via di tutti quelli con lo stesso cognome che vi partecipano). Richard appare in due canzoni soliste, oltre a contribuire alle altre. L’album è prodotto dal figlio Teddy Thompson e vi appaiono la ex-moglie Linda Thompson, i Rails (ovvero la figlia Kami Thompson e suo marito James Walbourne), oltre ad altri musicisti “imparentati”, tra cui il fratello di Walbourne e il figlio di Richard Thompson del secondo matrimonio.
_______________________________
GUY DAVIS featuring FABRIZIO POGGI
JUBA DANCE
“JUBA DANCE”, inciso per l’etichetta franco americana DixieFrog, suggella la collaborazione di vecchia data tra il celebre bluesman statunitense Guy Davis (unico vero erede di Robert Johnson e John Lee Hooker), e l’armonicista italiano (ma ormai di caratura internazionale) Fabrizio Poggi; coproduttore dell’album e protagonista con la sua armonica in diversi brani.
Un disco acustico, di autentico blues, essenziale e coinvolgente in cui voce, chitarra, banjo e armonica diventano protagonisti assoluti.
Fabrizio Poggi e Guy Davis hanno presentato il disco in Europa (Inghilterra, anche alla BBC, Francia, Belgio, Olanda, Scozia...) e negli Stati Uniti con concerti in Kansas, Georgia, Alabama, Illinois, Nebraska, Iowa, Wisconsin...
JUBA DANCE, è stato per OTTO SETTIMANE AL PRIMO POSTO
nella classifica dei dischi più trasmessi dalle radio BLUES AMERICANE su Roots Music Report nella Blues Radio TOP 50 (davanti a Tedeschi Trucks Band, The Rides, Buddy Guy e Eric Clapton...)
JUBA DANCE è stato CANDIDATO AI BLUES MUSIC AWARD 2014 (gli OSCAR DEL BLUES) come miglior album acustico dell'anno.
Di Fabrizio Poggi DAN AYKROYD, l'Elwood Blues dei Blues Brothers, nel suo programma radio TheBluesMobile.com ha detto:
....Fabrizio Poggi is a terrific italian harmonica player..." ovvero "Fabrizio Poggi è uno straordinario armonicista italiano"
Guy Davis
Guy Davis (classe 1952) non è solo un grande chitarrista, banjoista, armonicista e cantante ma anche un attore di talento. Un talento nato in ambito familiare visto che Guy è il figlio di Ruby Dee e Ossie Davis, celebri attori, registi e attivisti per i diritti civili degli afroamericani. Da loro ha ereditato la passione per le storie, che racconta attraverso la sua musica sempre nel solco della tradizione. D’altronde Guy è davvero il link più diretto a personaggi come Robert Johnson, Charlie Patton e Blind Lemon Jefferson. “.”Una buona storia – dice Guy – può portarti dove non sei mai stato, farti incontrare persone che non conosci; farti andare lontano”. Guy Davis nei suoi concerti, nei quindici dischi all'attivo che gli hanno valso numerosi riconoscimenti, mette in scena storie e canzoni che, viaggiando sulle strade blu, le strade secondarie dell’America minore, parlano di personaggi di ogni sorta in un vortice narrativo giocoso e ironico ma anche denso di mistero e di dramma. Sono storie che parlano di canzoni attorno al fuoco, di “beautiful losers”, di schiavi che scappano con cani feroci alle calcagna e vagabondi che rubano uova nei pollai per riuscire a mettere in bocca qualcosa. Storie che parlano di contrabbandieri di whisky dal cuore tenero e che si snodano tra le paludi infestate da insetti giganti tra Mississippi e Louisiana; e di contadini che suonando l’armonica come il mitico Sonny Terry raccontano storie attraverso quel piccolo strumento. Storie di gente di campagna che lavora sodo per mantenere famiglie numerosissime e in cui l’unico sollievo è il blues suonato da un vecchio zio. Storie a volte durissime che parlano di ragazzi impiccati, di Ku Klux Klan e di gente che deve ballare per salvarsi la vita al crocicchio, al cross road. Storie in cui peccato e redenzione camminano insieme. La bravura di Guy sta tutta nel riuscire a divertire e a commuovere anche l’ascoltatore che ha meno confidenza con la lingua inglese. Il suo modo di raccontare attraverso splendide e antiche canzoni è affabile, coinvolgente e diretto. Davvero le storie che Guy racconta attraverso le sue canzoni sono come le favole che si raccontano ai bambini prima di addormentarsi, semplici ma piene di significato. Favole a volte tristi a volte divertenti ma sempre affascinanti. Così come è la vita. Così com'è il blues. Il blues di Guy Davis.
il suo nuovo cd "Kokomo Kidd", in uscita a fine Settembre.
Fabrizio Poggi
Cantante e armonicista, scrittore e giornalista, premio Oscar Hohner Harmonicas, 19 album incisi, di cui cinque registrati negli Stati Uniti, ha suonato con tanti grandi del blues, del rock e della canzone d’autore tra cui Garth Hudson di The Band e Bob Dylan, The Blind Boys of Alabama, Marcia Ball, Jerry Jeff Walker, Zachary Richard, Flaco Jimenez, Little Feat, Charlie Musselwhite, John Hammond, Sonny Landreth, Bob Margolin, Ronnie Earl, Steve Cropper, The Blues Brothers Band, Richard Thompson, Eric Bibb e Otis Taylor.
E’ apparso alla televisione americana rete CBS e alla BBC inglese. Di lui DAN AYKROYD, l'Elwood Blues dei Blues Brothers, ha detto: ....Fabrizio Poggi "Fabrizio Poggi è un'armonicista da paura!"
____________________________
Eric Bibb nasce a New York in una famiglia in cui la musica non mancava di certo. Suo padre, Leon Bibb, era infatti un cantante professionista che si esibiva nei teatri di musica facendosi un nome come parte della scena folk di New York negli anni Sessanta. Suo zio era il pianista jazz e compositore John Lewis, membro del Modern Jazz Quartet e famoso in tutto il mondo. Tra gli amici di famiglia Pete Seeger, Odetta e l’attore/cantante/attivista Paul Robeson, padrino dello stesso Eric.
A soli sette anni, Eric già riceve una steel guitar e cresce circondato da talentuosi artisti. Lui stesso ricorda una conversazione della sua infanzia con Bob Dylan che, a proposito del modo di suonare la chitarra, consiglia all’undicenne: “falla semplice, lascia stare tutta quella roba da fighetti".
Sin dalle elementari, Eric è consumato dalla musica. "Volevo marinare la scuola fingendo di essere malato, così quando tutti se ne fossero andati da casa mi sarei fiondato sui dischi facendo il DJ tutto il giorno con la mia scaletta personale, suonando Odetta, Joan Baez, i New Lost City Ramblers, Josh White".
A sedici anni, il padre lo invita a suonare la chitarra nel gruppo di famiglia per il suo spettacolo televisivo "Someone New". I primi ‘eroi’ della chitarra di Eric sono quelli del gruppo paterno, tra cui Bill Lee (padre del regista Spike) che apparirà anni dopo nel suo Me To You.
Nel 1969, Bibb suona la chitarra per la Negro Ensemble Company a St. Mark a New York e inizia a studiare psicologia e lingua russa alla Columbia University. "Ma dopo un po’ sembrava che il tutto non avesse alcun senso. Non capivo perché fossi in questa prestigiosa scuola della Ivy League con tutti questi ragazzi che non sapevano niente di quel che sapevo io."
A diciannove anni parte per Parigi, dove un incontro con il chitarrista Mickey Baker lo induce a concentrare i suoi interessi sulla chitarra blues.
Quando più tardi si sposterà in Svezia, Bibb troverà un ambiente creativo che lo riporterà al Greenwich Village dei tempi migliori del folk revival. Stabilitosi a Stoccolma, Bibb si immerge nel blues di prima della Guerra e continua a scrivere e a suonare. "Ho cominciato a incontrare e suonare coi musicisti locali, ma anche con tutti i nuovi nomi che arrivavano da ogni parte del mondo. C’era una promettente scena che potrei chiamare World Music, ma prima che diventasse un semplice concetto di mercato."
L’album Good Stuff esce nel 1997 per la Opus 3 e sull’etichetta americana Earthbeat! e lo porta a firmare per l’etichetta inglese Code Blue. L’unica uscita di Eric per la Code Blue sarà Me to You, cui partecipano alcuni dei suoi punti di riferimento come Pops e Mavis Staples, Taj Mahal (che ha anche lavorato con Bibb al disco per bambini Shakin' A Tailfeather). Il disco porterà a Bibb una reputazione internazionale e sarà seguito da tour nel Regno Unito, negli States, Canada, Francia, Svezia e Germania.
Sul finire degli anni Novanta Eric, unitamente al suo manager Alan Robinson, costituisce in Inghilterra la Manhaton Records. Per questa etichetta escono gli album Home to Me (1999), Roadworks (2000) e Painting Signs (2001), mentre Just Like Love viene pubblicato dalla Opus 3.
A Family Affair è il primo lavoro che vede insieme padre e figlio: Leon & Eric Bibb. E’ poi la volta di Natural Light, seguito da Friends - 15 tracce con Eric che duetta con amici e musicisti incontrati nei suoi viaggi, come Taj Mahal, Odetta, Charlie Musselwhite, Guy Davis, Mamadou Diabate e Djelimady Toukara.
Eric è apparso in molti show televisivi e radiofonici tra cui Later con Jools Holland e The Late Late Show. Con la sua band si è esibito nei più importanti festival mondiali, tra cui Glastonbury (due volte) e il Cambridge Folk Festival nel Regno Unito. E’ stato con Robert Cray in due tour americani nel 2001 e nel 2002 e ha aperto per Ray Charles nell’estate del 2002.
Il talento di Eric sia in campo compositivo che esecutivo è stato riconosciuto da una Grammy Nomination (per Shakin' a Tailfeather) e da quattro W.C.Handy nominations (per gli album Spirit and the Blues, Home To Me e A Ship Called Love; per 'Kokomo' come miglior canzone blues acustica e come miglior artista blues acustico dell’anno). Le sua canzoni sono apparse in programmi televisivi come quelli della 'Eastenders' e ‘Casualty’, e ‘The District’ negli USA. La sua versione di I Heard the Angels Singin' è entrata nella colonna sonora del film The Burial Society ed Eric ha partecipato al disco due volte di platino di Jools Holland Small World, Big Band, cantando All That You Are da lui composta.
Nel 2005 esce A Ship Called Love e continuano i tour, tra cui uno negli Stati Uniti con John Mayall & The Bluesbreakers e Robben Ford. A Ship Called Love ha ricevuto la nomination come album dell’anno per il 2008 dai Blues Music Awards.
Nel 2007 esce Diamond Days e, come dice lo stesso Bibb: “La canzone che gli dà il titolo, e l’album in generale, parlano sostanzialmente di come alcune giornate possano offrire diamanti e altre giusto qualche monetina. Certi giorni tutto sembra essere ricomporsi, e allora capisci veramente il perché di tutto l’affannarsi nelle durezze della vita per tutti questi anni. In altri invece sembra che sia venuto il tempo di pagare i tuoi debiti.”
Del resto, Eric Bibb si è dimostrato abile, in quasi quarant’anni di attività, non solo a catturare quei singoli istanti in cui il quotidiano e lo spirituale si ritrovano, ma anche a trarre perle di verità e saggezza da qualsiasi situazione. e Diamond Days è ricolmo di queste gemme.
Nel 2008 viene pubblicato Get On Board: registrato a Nashville, nel Tennessee (la post-produzione verrà poi effettuata in Svezia, a Stoccolma) tra la primavera e l’estate del 2007, il disco è “senza dubbio tra i progetti più entusiasmanti della mia carriera” dice Bibb. “È un’ulteriore esplorazione del luogo in cui il blues incontra il gospel e il soul.” Ospiti Bonnie Raitt e Ruthie Foster, alle session di Nashville partecipano il tastierista e produttore Glen Scott, il chitarrista e bassista Tommy Sims e il batterista Lemar Carter.
“Quello che cerco di comunicare con questo disco è un messaggio diretto, molto semplice” afferma lo stesso Bibb. “Voglio che la gente salga a bordo con me, non solo in quanto artista, ma considerando lo spirito che guida l’album che è poi uno spirito di unità. Viviamo in un tempo in cui abbiamo realmente bisogno di calarci almeno per un attimo nei panni degli altri. Dobbiamo smetterla di guardare a noi stessi e agli altri come noi e loro, e cominciare a essere più comprensivi. Abbiamo bisogno di approcciare le situazioni da una prospettiva per cui ci si ritrovi a essere più simili piuttosto che diversi.”
Booker's Guitar, uscito nel 2010 per la Telarc, prende spunto dal ritrovamento di una chitarra Resophonic National steel-body degli anni Trenta che era appartenuta alla leggenda del blues del Delta Booker White - un vecchio cugino di B.B. King. E la canzone che gli dà il titolo, in parte parlata e in parte cantata, è stata registrata in Inghilterra da Bibb proprio con la chitarra di White. Le altre tracce, per quanto incise nel campagnolo Ohio con le chitarre dello stesso Eric, sembrano sortire dalla stessa fonte.
“Una volta scritta questa canzone, volevo documentare la mia connessione con la tradizione bluesdel Delta,” dice Bibb. “Volevo davvero mettermi nella posizione dei miei eroi, ma in un contesto contemporaneo, e creare canzoni che avrebbero potuto far parte del loro repertorio e derivare dalle loro stesse esperienze.”
Nel 2011 viene pubblicato il DVD Don’t Ever Let Nobody Drag Your Spirit Down, in cui Eric suona e parla della sua vita e delle influenze musicali. Tra i brani in scaletta Don't Ever Let Nobody Drag Your Spirit Down, Saucer 'n' Cup, Needed Time, Champagne Habits, Sebastian's Tune e tanti altri “favourites”.
Il 10 maggio dello stesso anno, esce Troubadour Live, che cattura una delle più energetiche performance dal vivo in un ambiente raccolto, ma carico di emozioni.
“Dopo molti ambiziosi album di studio, volevo davvero documentare, e dividere con il grande pubblico, quel che stavo facendo dal vivo sul palco” ha dichiarato in proposito Bibb. “Considerato il gran numero di tour negli ultimi anni, restava una finestra con l’opportunità di coinvolgere alcuni validi musicisti con cui mi piace lavorare sia dal vivo che in studio, e alla fine ci siamo riusciti in questo concerto.”
Tra questi “validi musicisti” il chitarrista svedese Staffan Astner, che ha registrato e suonato con un gran numero di artisti di ogni parte del mondo, in qualsiasi stile che si possa immaginare, tra cui Ray Charles, Ian Hunter, Celine Dion, Kim Richey, Roxette e tanti altri.
Ci sono anche Glen Scott, Andre De Lange e Paris Renita, il trio gospel conosciuto come Psalm4. Nel corso degli anni, Bibb ha lavorato coi tre cantanti sia singolarmente che a livello di gruppo, tanto in studio quanto dal vivo. “Sapendo come avevamo lavorato bene nel passato, gli ho chiesto di raggiungermi per qualche pezzo di questa mia performance” dice ancora Bibb, “un buon modo per ritrovare dei vecchi amici.”
“Un disco dal vivo è un’occasione per dare alla gente un’idea di come un artista intenda la comunicazione col proprio pubblico, e io credo che questo disco ci sia riuscito. È intimo, raccolto, e questa è una gran parte del lavoro che faccio. A volte suono davanti a grandi folle. Ma credo che il mio forte sia essere capace di stare vicino a chi mi ascolta in quella sera, dando loro un messaggio che possano portare con sé a fine concerto. Credo che Troubadour Live sappia rendere bene questo momento di connessione.”
Ma il 2011 è un anno particolarmente prolifico, e altri due album fanno a infittire la già ampia discografia. Blues Ballads & Work Songs, che così ci presenta lo stesso Eric: “è un album cui ho lavorato per gran parte della mia vita, la sua uscita coincide col mio sessantesimo compleanno ed è un’occasione per celebrare la musica che per prima mi ha ispirato nel farmi diventare chitarrista e cantante. Vi sono classici del blues come Cocaine Blues, Goin' Down Slow e Sittin' On Top Of The World.” La sezione “bonus” del disco offre tre nuove canzoni di Bibb.
The Haven vuole invece condividere l’esperienza e le sensazioni che accompagnano la nascita di una canzone ispirata. Scegliendo di registrare in maniera minimalista, Bibb ri-cattura il feeling della canzone al suo primo “spuntare”, presentando vari brani nelle loro origini, solo voce e chitarra per vivere con l’ascoltatore quel che è stato un viaggio magico, misterioso ed entusiasmante.
Nel 2012 esce Deeper In The Well , cui partecipano Dirk Powell, Cedric Watson, Danny Devillier, Grant Dermody e ospiti come Michael Jerome Browne, Jerry Douglas e Christine Balfa. Chiunque sia interessato alla musica tradizionale nord americana sa che la Louisiana è un luogo topico per l’incontro tra sonorità e stili diversi. La ricchezza cultural-musicale derivata dalla ricca storia che vi ha portato africani, francesi, inglesi, spagnoli, caraibici e nativi americani è incalcolabile e irripetibile dal punto di vista musicale. Non è un caso che un blues-man attento e sensibile alla tradizione, abbia deciso di affrontarla facendo propria un’eredità della musica “americana” dal valore incalcolabile. Come dice Taj Mahal: “Eric ha una grande voce, è un eccellente performer e conosce molto bene le radici di questa musica”.
"Ho guardato i miei genitori e me l’hanno passata…” è così che HABIB KOITE’ descrive le origini della sua arte, ma anche il suo talento di “griot” del ventesimo secolo. Mentre ERIC BIBB, non contento di avere un cantante quale padre, è pure figlioccio di Paul Robeson, Habib è l’erede di una conoscenza ancestrale del canto, che lo pone tra le voci più influenzali dell’Africa contemporanea. Eric si è fatto un nome nella nuova generazione dei bluesmen senza rinunciare al retaggio folk e gospel.
E allora, cosa c’è di più naturale dell’unire i ritmi delle chitarre e delle voci di questi due grandi artisti, uno del Mali e l’altro afroamericano, in una serie di blues transatlantici sulla strada tra Memphis e Bamako?
A luglio 2012 esce il loro album Brothers in Bamako.
Il 5 novembre 2013 l’etichetta discografica Stony Plain pubblica Jericho Road, una magistrale raccolta di tredici canzoni, più due bonus track, per raccontare da vero story-teller, il suo viaggio in cui si incrociano blues, folk e world music.
“Il nuovo disco è un ambizioso progetto di studio la cui gestazione durava da anni” dice Eric Bibb di Jericho Road. “Prodotto da Glen Scott (cantante, songwriter, polistrumentista, ingegnere del suono, arrangiatore e produttore) con cui ho avuto il piacere di collaborare in diversi miei dischi meno recenti, questo lavoro riflette molte delle influenze musicali che hanno contribuito alla mia formazione nel corso della carriera. Sonorità world music, blues, folk e soul… tutte trovano posto nelle mie canzoni”.
“Il titolo si riferisce alla strada tra Gerusalemme e Gerico, dove il Buon Samaritano, viandante di una razza disprezzata, si ferma per aiutare uno straniero bisognoso di aiuto, dopo che ben più titolati religiosi gli sono passati davanti senza fare niente. Il 3 aprile del 1968, la notte prima della morte, Martin Luther King ci ha spronati a seguire l’esempio del Buon Samaritano, con queste parole: ‘In definitiva, non puoi salvare te stesso senza salvare gli altri.’ Se questo disco ha un tema, lo si può definire in breve con: abbiate un cuore.”
Tutti i brani di Jericho Road sono originali, composti da Eric Bibb con Glen Scott, che ha dato anche un contributo musicale suonando vari strumenti nelle session di registrazione. Le due bonus track sono “Now,” scritta da Bibb e Ernie McNally, e “Nanibali”, composta ed eseguita alla voce e alla kora da Solo Cissokho.
Ancora Bibb: “Viaggiare per terra e per mare, suonando e cantando in locali grandi e piccoli, mi ha dato la benedizione di innumerevoli opportunità di osservare e farmi amico con gente di tutto il mondo. Ho scoperto negli anni che mentre l’umana tribù è meravigliosamente diversa, noi non siamo poi così differenti l’uno dall’altro.”
Nell’autunno del 2014 esce, per l’etichetta Dixiefrog, Blues People, che è sia un tributo al famoso discorso di Martin Luther King, I Have A Dream, sia un omaggio all’originaria Blues People, i creatori dello stile Afro-Americano celebrato oggi come parte del patrimonio comune dell'umanità. Blues People è un album volontariamente spoglio, totalmente posseduto dallo spirito del blues. Molti buoni amici di Eric hanno fatto in modo di apportare alle sessioni di registrazione il proprio contributo. Un folto gruppo di talenti che comprende The Blind Boys Of Alabama, Taj Mahal, J.J. Milteau, Popa Chubby, Ruthie Foster, Harrison Kennedy, Leyla McCalla, André De Lange e Guy Davis.
A fine estate del 2015 esce Leadbelly’s Gold, firmato in coppia con l’armonicista francese JJ Milteau, con undici brani dal vivo più quattro in studio.
Huddie William Ledbetter, in arte Lead Belly, è stato sicuramente un musicista straordinario, ma anche un fuggitivo e una celebrità. Soprattutto, però, è stato un uomo che ha sempre rivendicato il proprio diritto a essere trattato con rispetto in tempi bui per la gente di colore come gli anni Trenta. Da qui l’omaggio di Eric Bibb e JJ Milteau, che reinterpretano il repertorio di questo grande musicista (Where Did You Sleep Last Night, Goodnight Irene, una bellissima versione di House Of The Rising Sun) con amore, trasporto e, ovviamente, il proprio tocco personale. Lead Belly’s Gold diventa così un tributo a un’icona musicale, un disco fresco, che, allo stesso tempo, non rinuncia a essere un manifesto per quei temi di libertà, dignità e rispetto, tanto cari allo stesso Belly.
Una performance di Eric Bibb è sempre un’esperienza che arricchisce, sia dal punto di vista musicale che da quello spirituale. Offrendo un folk blues infuso con abile destrezza e realizzato con grazia, Eric non ha problemi nel mettere insieme uno stile tradizionale americano “rootsy” con una sottile sensibilità contemporanea. Come ha ben scritto un critico: “Il canto di Eric e la versatilità della sua chitarra fondono una tale varietà di generi da farne un nuovo blues mondiale”. E un altro: “Eric ha una grande voce, è un performer eccellente e ha una notevole conoscenza delle radici della sua musica”.
I più letti della sezione
Mediagallery
MOBILITATI PER LA PALESTINA
TRA CASALMAGGIORE E COLORNO. IL VIDEO
Prossimi EventiScopri tutti gli eventi
Tipologia
Data di inizio 7 settembre 2025 - 08:00
Storica mostra-mercato delle cose antiche e del collezionismo
Tipologia
Data di inizio 7 settembre 2025 - 16:15
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris