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OLIMPIADI 2024

Tutta Montodine in festa per il suo grande ct Villa

«Bello essere qua tra gli amici, la pista deve essere un punto d’arrivo come la strada»

Giovanni Ricci

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13 Agosto 2024 - 09:54

Tutta Montodine in festa per il suo grande ct Villa

Il commissario tecnico Marco Villa festeggia con la moglie Luisa e i tifosi l’arrivo a Montodine dopo l’esperienza all’Olimpiade di Parigi

MONTODINE - Alle 14 in punto di ieri l’auto della Federazione guidata da lui è arrivata a Montodine e, dopo averla parcheggiata proprio davanti al bar edicola Pineta gestito dalla moglie Luisa Traspedini, il ct Marco Villa (55 anni) ha fatto i tre gradini per raggiungere l’entrata dell’esercizio avvolto da bandiere tricolori. Abbracci a non finire da donne e uomini, con Pietro Opizzi a guidare il gruppo degli aficionados del paese. Dopo esserci fatto largo, con il sorriso sulle labbra, è finalmente è riuscito ad abbracciare la moglie Luisa, prima della classica foto di gruppo con tutti quanti. Uno sguardo al giornale La Provincia e poi le prime dichiarazioni. Da ct del ciclismo su pista ha ottenuto tantissimi risultati, confermando la bontà della gestione delle scelte. Quella di ieri è stata una giornata di festa, alle 19 (a sua insaputa) al bar del paese una mega torta per un ct che nella sua carriera ha vinto tutto: «Tre ori, un argento e due bronzi», ci tiene orgogliosamente a sottolineare.

L’allenatore azzurro mentre legge il giornale La Provincia in edicola

Ma noi iniziamo riavvolgendo il nastro di 24 anni: Olimpiadi di Sydney, sul terzo gradino dell’americana il duo Villa-Martinello.
«Da qui è iniziato il mio sogno, dopo una carriera di corridore fatta anche di titoli e medaglie mondiali, sarebbe iniziata quella di selezionatore. Da ct ho iniziato nel 2012 a Londra con la medaglia di Viviani, poi sono arrivate quelle di Rio, di Tokyo e ora di Parigi. Un’escalation incredibile e inimmaginabile onestamente».

È vero che non ha neppure il tempo di disfare questa valigia e domenica con il suo prezioso collaboratore il vaianese Ivan Quaranta (che cura in particolare il settore velocità) è in partenza per la Cina?
«Dal 18 si disputano i Mondiali Juniores su pista e ovviamente non posso mancare».

Torniamo in Francia il duo olimpico della Madison, Consonni e Guazzini qualcuno ipotizza che è frutto di una sua lungimiranza?
«È cambiato in corsa d’opera in questi anni per infortuni vari. Poi lo scorso anno questo binomio ha vinto a Gand e se per loro è stato un premio per la convinzione, sulle ali di questo entusiasmo si è puntato la prua su Parigi. Queste medaglie sono frutto di un lavoro coeso, come dice qualcuno bisogna essere bravi a passare dall’essere un singolo diventando una squadra».

Una parte di paese in festa, ma lei già da corridore era abituato a essere accolto in modo festoso.
«È sempre un orgoglio poter alzare le braccia al cielo dedicando il risultato a tutto un movimento. È chiaro che faccia piacere condividere questi risultati azzurri anche sul piano locale con la gente del mio paese».

Miriam Vece

Ha voglia di togliersi qualche sassolino dalla scarpa?
«Ho voglia di continuare il mio mandato quadriennale che scade (è stato il mio terzo incarico), ho a cuore lo slancio ciclistico e credo nella Federazione a prescindere da chi sarà al vertice. In questo ruolo ho il desiderio di proseguire, a patto di continuare a fare sistema in maniera armonica e portando avanti percorsi di pari passo tra strada e pista. Non può esistere che le società e i loro direttori rispondano sì alle chiamate del ct azzurro su strada e dicano no a quello della pista. I neo medagliati italiani e non solo nazionali di Parigi, sono un riprova tangibile che il nostro movimento sia vivo. In passato ci sono stati elementi promettenti che hanno vinto ai mondiali Juniores e successivamente hanno detto no alle mie convocazioni. Dirò di più, Viviani con i suoi 35 anni resta una realtà, insieme agli esempi di Ganna e Milan che sono sempre davanti a tutti».

Il presidente regionale della Federazione nonché suo amico, Stefano Pedrinazzi, si è detto orgoglioso di lei, definendola maestro della bici che continua a insegnare la giusta mentalità.
«Mi fa piacere che Stefano riconosca il lavoro di questi anni, il movimento ciclistico ha ancora ottimi margini di crescita. Dobbiamo insistere nel fare sistema e non perdere talenti a pensando solamente alle gare su strada. La pista è un movimento bellissimo che deve essere salvaguardato. Quando arrivano medaglie olimpiche poi ci si rende conto di come sia importante lavorare bene e togliersi delle grandissime soddisfazioni».

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