L'ANALISI
17 Giugno 2024 - 19:22
Una parata di Gianluca Saro
CREMONA - Nella vita ci sono storie incredibili. Ecco, quella di Gianluca Saro potrebbe essere riassunta in un film di Stanley Kubrick. Certo, meno tinte splatter e un pizzico in più di romanticismo. Perchè dietro al portiere della Cremonese ci sono state una quantità di sliding doors incredibili, ma con un lieto fine stile disneyano. Lui sorride, ci scherza, senza mai perdere il tipico stile friulano molto ermetico. La verità è che non è un ragazzo come tutti gli altri. A 23 anni sembra catapultato da un’altra era. Ama leggere, gli U2, i viaggi culturali. Due anni fa era arrivato a Cremona come terzo portiere, lo era anche quest’anno. Sarr primo, Jungdal secondo e poi lui. L’infortunio di Sarr ha promosso il danese, quello successivo del biondo nordico sembrava aprire le porte al neoacquisto Livieri e invece è toccato a lui. La scelta di Stroppa ha pagato. Saro ha praticamente parato tutto quanto nelle dodici gare in cui è stato utilizzato. Nei playoff ha fatto almeno un paio di miracoli, che purtroppo non sono bastati per la promozione in serie A. Il tutto con il pieno recupero di Jungdal e quello parziale di Sarr che però, a quel punto, lo hanno guardato da fuori...
Come è successo?
«Come ha sempre detto il mister non esistono primo, secondo e terzo portiere. Gioca chi è più in forma».
Ammetterà che la sua è una storia incredibile.
«Forse. Sicuramente bella. Sono stato premiato per la pazienza, per la serietà con cui ho sempre lavorato in silenzio. Sono contento di quello che ho fatto, non posso però essere felice visto come si è chiusa la stagione con la delusione playoff».
Molti siti e riviste specializzate le attribuiscono un’altezza di 180 cm. Un po’ poco per un portiere...
«Alla fine non è un fattore limitante. Dipende come interpreti il ruolo. Essendo più piccolo di altri sfrutto l’esplosività e la coordinazione nel gioco con i piedi. Poi vi svelo una cosa».
Dica.
«Io sono alto 1.88, quello che si legge in giro non è vero. Non sono un gigante, quello sì. Ma la mia altezza non è mai stata un problema nella carriera».
Potrebbe anche giocare al posto di Ravanelli vista la qualità di tocco...
«Non sono così bravo. Diciamo che mi piace giocare con i piedi, ci lavoro parecchio. Ma Rava di certo è molto meglio di me...».
Ha sempre fatto il portiere?
«Da bambino sono stato attaccante e centrocampista. In porta sono meglio. Con i piedi me la cavo, so capire la giocata giusta da fare».
Tra dieci anni spariranno i portieri veri e propri?
«Non credo. La base è saper parare, poi è chiaro che la tendenza sia quella di diventare un po’ registi bassi. Il vecchio libero di una volta».
La più bella parata della stagione?
«Per importanza e qualità dico quella di piede su Donnarumma a Catanzaro».
Il portiere più forte?
«Donnarumma e Courtois».
Quello che più le somiglia?
«Mister Stroppa dice Sommer e allora lo dico anche io...».
Il suo sogno?
«Giocare in serie A».
Come vive a Cremona?
«Da quando sono arrivato mi sono sempre sentito a casa. È una città simile a Udine da dove vengo io. Si sta bene, ho stretto tante amicizie anche fuori dal campo».
Come va con il canto?
«Così così. Volete sapere se intono Amandoti sotto i nostri tifosi? Sì, lo faccio. Ma lo facciamo tutti. È un modo per creare un legame speciale con i nostri sostenitori. È bellissimo. L’omaggio che ci hanno tributato dopo la finale persa a Venezia è stato da brividi. Mi sono commosso. Non è stata una cosa comune dopo una delusione del genere da parte di tutti quanti».
Gianna Nannini a parte, cosa ascolta lei?
«Mi piacciono da pazzi gli U2».
Un concerto che sogna?
«Proprio gli U2 allo Sphere di Las Vegas».
Non comodissimo...
«I sogni sono sogni. Poi mi piace seguire delle band tributo quando posso».
Vive con le cuffie?
«No. Mi piace molto leggere. Cerco di sfruttare il tempo libero per studiare, informarmi. Mi sto laureando in Scienze Motorie».
Ultimo libro?
«Il romanzo di James Ellroy, American Tabloid. Mi è piaciuto molto».
La vacanza più bella?
«In Sudafrica. Una bellezza. Il parco Kruger con il safari. Il tour nella Wine Valley. Mi sento nel cuore quelle terre e la loro storia. Un mito come Nelson Mandela, l’orrore dell’apartheid».
Lo spogliatoio oggi è diventato un miscuglio di culture.
«Ed è bellissimo. Questa cosa si coglie bene nella preparazione delle partite. Gente che arriva da ogni parte del mondo e che fa cose molto diverse dalle nostre. Parlare e confrontarsi ti arricchisce moltissimo».
Conferma che Vazquez è il più burlone del gruppo?
«Assolutamente sì. Non sembra visto da fuori, ma nello spogliatoio è uno che si inventa sempre scherzi diversi».
Come si vive lo spogliatoio della Cremonese?
«Benissimo. Fin dalla prima partita ho trovato un gruppo eccezionale. Siamo molto uniti. Uno degli ambienti più belli che ho vissuto».
Ha qualche sfida particolare nel dopo allenamento?
«Non con qualcuno in modo specifico. Diciamo che attaccanti e centrocampisti ci fanno dei tiri dal limite dell’area e ci sono parecchi sfottò in caso di errore...».
Com’è la vita di un giovane che lascia casa da bambino?
«L’inizio è stato abbastanza difficile, soprattutto per mia mamma. I miei genitori mi hanno sempre appoggiato. Certo, non è facile restare lontani dalla famiglia. Poi cresci, ti abitui».
La sua miglior dote da portiere?
«Leggere bene le situazioni. Sono un portiere pensante».
E come uomo?
«La pazienza e la tranquillità».
Il mister a cui deve di più?
«Non faccio torto a nessuno dicendo Antonello De Giorgi che mi ha allenato e seguito in tutti i primi anni della carriera».
Cosa si aspetta dal futuro?
«Un campionato importante e il raggiungimento di un grande obiettivo».
Se dovesse tornare a fare panchina?
«Io, come tutti, spero di poter avere spazio. Di certo lavorerò al massimo ogni giorno per cercare di migliorare ancora. Poi si vedrà».
È andato a votare?
«Sì, ci sono andato».
Per quale squadra tifa?
«Nessuna in particolare. Direi l’Udinese perchè da bambino andavo allo stadio a vedere le gare dei bianconeri».
Per fortuna non la dovrà affrontare la prossima stagione.
«Insomma... Sono contento che l’Udinese sia rimasta in serie A, ma mi sarebbe piaciuto incontrarla in quel contesto...».
È scaramantico?
«No, per nulla».
Gli attaccanti che le fanno più paura?
«Pohjanpalo del Venezia è molto pericoloso. In più dico i due della Cremonese della stagione appena conclusa: Ciofani e Coda».
In viaggio per?
«Gli Stati Uniti. Sono pronto a godermi New York e a farmi un po’ di mare in Messico».
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