L'ANALISI
02 Aprile 2024 - 10:53
CREMONA - Due sconfitte nel sabato di Pasqua, una indecifrabile causa ‘interferenze’ da parte della terna arbitrale, l’altra indolore, entrambe comunque preventivabili sia per la Vanoli impegnata a Casale con Derthona, sia per la Ferraroni JuVi scesa in campo sul complicato parquet di Forlì.
Perdere (senza sfigurare) con la Bertrand Derthona, per di più lontano da casa, ci sta, visto che i piemontesi sono più che mai in lizza per raggiungere i playoff. Eppure la Vanoli, va detto, ha giocato a lungo alla pari con i padroni di casa, salvo poi soccombere nel finale (film già visto). Poteva andare diversamente, si poteva essere più aggressivi e continui nel rendimento: le percentuali di tiro sono state più che buone sia da due sia da tre, ma a fare la differenza sono state le palle perse e le palle recuperate, troppe le prime e poche le seconde; stavolta però non ci si può esimere dall’affrontare il discorso legato all’arbitraggio. Già era sembrata particolarmente affrettata sette giorni prima l’espulsione del coach croato di Venezia, Spahija, per doppio tecnico dopo appena 3’52” del match di Cremona con la Vanoli, altrettanto è sembrata quella di coach Demis Cavina dopo neppure 8 minuti di gioco con Derthona. Due episodi simili, avvenuti nell’arco di due giornate consecutive (mai successo in precedenza con tempistiche record) e che hanno lasciato molta perplessità in tutto l’ambiente cestistico italiano.
Cosa sta succedendo dunque? Come mai gli arbitri (alcuni arbitri) hanno voluto assurgere al ruolo di protagonisti? Domande che sorgono spontanee se si pensa che fino ad ora gli allenatori e i giocatori venivano ‘avvisati’ o quantomeno ammoniti prima di arrivare alle sanzioni più dure. Nel caso della sfida di Casale, l’ira funesta dello zelante Michele Rossi (già in passato al centro di malumori per alcune fischiate anti Vanoli) si è abbattuta in modo sgradevole prima su Cavina e poi anche sul dg Andrea Conti, a sua volta allontanato in malo modo dalla panchina dal suddetto ‘grigio’. Il dubbio sorge spontaneo: il signor Rossi aveva conti in sospeso con la Vanoli oppure sono arrivati, in generale, ordini dall’alto per cercare di fare ulteriormente cassa in questo finale di stagione regolare visto che le eventuali squalifiche si pagano da parte delle società per permettere ai propri tesserati di essere regolarmente in campo la gara successiva?
Fatto sta che il trattamento riservato a Cavina e Conti è apparso assolutamente esagerato. La curiosità, ora, è vedere cosa deciderà il giudice sportivo, mentre l’augurio è che l’osservatore degli arbitri Cicoria (ex fischietto molto esperto), presente a Casale, abbia segnalato a chi di dovere le anomale decisioni da parte dell’arbitro veneto. Per quanto riguarda la squadra, invece, archiviata la trasferta in terra piemontese, va preparata al meglio l’importante sfida di domenica al PalaRadi con Scafati (formazione già battuta all’andata), con posta in palio fondamentale per il percorso salvezza dei biancoblu.
Che la trasferta sul campo della forte capolista Unieuro Forlì del girone Rosso fosse alquanto proibitiva era risaputo e, tutto sommato, con la salvezza ormai acquisita con ampio margine, il kappao in Romagna della Ferraroni JuVi non lascia particolari strascichi. Certo, come già sottolineato dopo la sconfitta interna della scorsa settimana contro Rimini, la cosa importante a traguardo (minimo) raggiunto è continuare ad allenarsi e giocare con concentrazione, intensità e coralità, mantenendo vivo l’obiettivo di togliersi altre soddisfazioni in vista del playoff che, con l’attuale situazione di classifica, vedrebbe la formazione gigliata (sesta nel girone Verde) affrontare nel tabellone B l’Apu Old Wild West Udine (terza forza nel girone Rosso) al meglio delle cinque gare e con il vantaggio del fattore campo a favore della compagine friulana (meglio classificata).
Per giungere al termine della fase Orologio, però, mancano ancora tre giornate da disputare, nelle quali la Ferraroni JuVi dovrà vedersela con Nardò (sabato sera al PalaRadi), domenica 14 aprile a Verona con la Tezenis e, infine, domenica 21 aprile tra le mura amiche, con l’Assigeco Piacenza. Al netto di eventuali partenze - Bernardo Musso ha già salutato la compagnia ed è passato alla Benedetto XIV Cento, mentre rimane in stand by la situazione legata all’eventuale uscita di Daniele Magro (detto fuori dai denti: trovo davvero ingiusto il regolamento che permette ai giocatori di cambiare squadra a stagione in corso e, in questo caso, prima dei playoff) – è importantissimo che la formazione guidata da coach Luca Bechi concluda la stagione regolare al meglio delle proprie possibilità: lo è innanzitutto per i giocatori, ma lo è ancora di più per il rispetto che va portato al club, ai dirigenti, ai tifosi e alla città stessa.
Fatto questo, poi ci si potrà concentrare e spostare il mirino sulla sfida playoff con Udine (o chi per essa, vedremo al termine dell’ultimo turno della fase Orologio le posizioni acquisite) e provare a fare quello che sulla carta nessuno si aspetta, ovvero ribaltare i pronostici e, magari, fare lo sgambetto a chi gode di maggiori credenziali alla vigilia. La regola dello sport, e in questo caso della pallacanestro, non smette mai di sorprendere: quando si arriva al momento clou della stagione non sempre contano i budget o i roster stracarichi di giocatori; quello che conta davvero è l’unione del gruppo e il cuore che ognuno mette sul parquet.
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