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CALCIO. LA STORIA

Calcio: Luca e Mattia Sonzogni, fratelli portieri

Luca (2004) e Mattia (2009) vivono a Castelleone e giocano nelle giovanili di Brescia e Atalanta

Lucilla Granata

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redazione@laprovinciacr.it

18 Luglio 2022 - 05:10

Portieri: Luca e Mattia Sonzogni, fratelli mani d'oro

Luca e Mattia Sonzogni con il papà

CREMONA - Una famiglia dalle mani d’oro. Due fratelli, la stessa grande passione e un unico grande talento calcistico tra i pali.

Parliamo dei castelleonesi Luca e Mattia Sonzogni. Il primo, 18 anni, è il portiere titolare della primavera del Brescia e terzo portiere della prima squadra. Il secondo, 13 anni, è diventato campione d’Italia nelle giovanili dell’Atalanta. Entrambi arrivano dal settore giovanile del Milan. Proprio la società rossonera infatti, li ha selezionati piccolissimi.

Luca ha vestito la maglia rossonera da quando aveva sette anni ed è rimasto per 8 stagioni. Anche Mattia ne aveva sette quando è approdato al Milan e dopo 3 anni è passato all’Atalanta dove si sta togliendo diverse soddisfazioni e tagliando i primi traguardi importanti.

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Una parata di Luca Sonzogni con la maglia del Brescia

«Hanno entrambi una passione incredibile per questo sport» spiega mamma Jessica. «Ora Luca purtroppo ha un piccolo infortunio, una lesione alla coscia, ma la stanno curando e dovrebbe riprendere la muscolatura della gamba per gli inizi della stagione. Hanno entrambi un carattere forte e deciso. Luca prima di firmare per cinque anni con il Milan, ha deciso di giocarsi le sue carte altrove, dove intravedeva la possibilità di trovare più spazio magari. Resta un grande tifoso rossonero, anche se Brescia gli è entrata nel cuore da subito, quando l’ha scelta a 13 anni ed era diviso tra Parma, Cremonese, Fiorentina e appunto Brescia. La scelta è ricaduta sulla società biancazzurra grazie a Michele Arcari di Annicco, l’allenatore dei portieri ed ex numero uno della prima squadra. Lui per primo lo aveva visto e lo riteneva un ragazzo di grande prospettiva. La cosa buffa è che sia Luca che Mattia, sono partiti come attaccanti, ma poi hanno visto mio marito giocare in porta e hanno deciso di cambiare ruolo. Prima Luca e poi il piccolo, che ha seguito le orme del fratello. Mattia quando è venuto via dal Milan è stato per un anno alla Pergolettese e poi è stato selezionato dall’Atalanta di cui è diventato anche primo tifoso. Luca fa il liceo scientifico e il prossimo autunno frequenterà la quinta. Fa diversi sacrifici, ma non gli pesano perché è molto mentalizzato. Studia la mattina poi prende il pulmino per andare all’allenamento a Brescia. Quando torna poi, la sera, studia per il giorno dopo. Mattia invece, va in terza media, qui a Castelleone dove viviamo. Anche lui però è molto impegnato. Ha tre allenamenti a settimana più la partita il sabato o la domenica. Anche lui va agli allenamenti con il pulmino dell’Atalanta che passa a prenderlo».
Due piccoli grandi numeri uno che sognano in grande, ma rimangono anche strettamente legati alla realtà e che fanno concreti progetti per il futuro, sperando però che possa essere tutto nel calcio.

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Mattia vola con la maglia dell’Atalanta

«Luca ha due portieri di riferimento e sono Szczęsny e Joronen» continua Jessica.

«L’idolo da sempre però è Joronen, per lui è proprio il top della bravura. Anche Mattia ama Szczesny, ma si ispira anche molto a Gigio Donnarumma. Per tutto tranne che per le scelte scolastiche. Lui non avrebbe mai rinunciato a fare la maturità. Perché allo studio tengono molto entrambi».

Bravi, diligenti, talentuosi e responsabili. I figli perfetti… «Per carità, hanno difetti come tutti, però diciamo che la loro grande passione li ha aiutati ad avere presto le idee chiare su quello che avrebbero voluto fare. La passione per il calcio l’hanno da sempre. Il primo gioco, ovviamente, è stata la palla. A un anno e mezzo ci giocavano tutto il giorno e se la portavano anche a letto. Sanno che il ruolo del portiere è forse uno dei più complicati nel calcio. Il portiere non può nascondersi, ma questo li ha aiutati anche a formarsi il carattere. Luca è stato fortunato. Va d’accordissimo con Arcari perché è un allenatore molto empatico. Sogna di fare il calciatore professionista, ma dice che si accontenterebbe di restare nel mondo dello sport, se le cose non dovessero andare bene. Se non riuscirà ad essere un portiere di categoria, farà il fisioterapista o il preparatore atletico. Dopo il liceo infatti, si iscriverà a fisioterapia all’università. Il piccolo invece non ha ancora le idee chiare, ma vive tutto molto serenamente. Si sta togliendo le sue soddisfazioni in nerazzurro. Con l’Atalanta infatti, è campione d’Italia Under 13 e a livello europeo, nella sua categoria, è considerato uno dei più importanti portieri di prospetto. Cosa che comunque non vive con pressione, ma solo come un gioco. Tra una festina di compleanno e l’allenamento per intenderci, sceglierebbe la festa senza ombra di dubbio. Luca invece il contrario. Sono due portieri con caratteristiche differenti, ma tra loro si confrontano molto. Luca è stato eletto il miglior portiere del Dossena e Mattia era lì a festeggiarlo. Durante il primo lockdown per il Covid, quando eravamo costretti tutti a casa, si allenavano insieme in cortile e Luca dava delle dritte a Mattia. Si aiutano tanto, anche se vivono un derby famigliare tra Brescia e Atalanta. Non saranno mai rivali. Ma l’uno il primo sostenitore dell’altro. Comunque andrà».

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