L'ANALISI
20 Febbraio 2017 - 19:14
Il 2 febbraio è andato in scena al teatro Ponchielli lo spettacolo “ La Locandiera” di Goldoni, diretto da Andrea Chiodi e interpretato dalla compagnia Proxima Res. Le parole della canzone “ E’ primavera, svegliatevi bambini” aprono lo scenario di un teatro che si trasforma in gioco; il gioco di cinque attori che, spogliati delle proprie maschere, leggono le parole dei Memoires goldoniani che introducono la storia, dando informazioni al pubblico dei vari intrecci che andranno via via sviluppandosi nel corso della commedia. In aiuto agli attori, ci sono le poupettes, tanto care a Goldoni, disposte sul tavolo e perfettamente raffiguranti nei vestiti i vari personaggi della vicenda con le quali gli stessi interagiranno per spiegare meglio il loro agire. In una scenografia lineare, con un lunghissimo tavolo disposto orizzontalmente rispetto al pubblico e contornato sullo sfondo da diversi stendini colmi di abiti di scena, emerge la figura di Mirandolina, la vera protagonista della storia al punto tale da essere considerata una pièce del Don Giovanni al femminile. “Padroncina” di una locanda fiorentina ereditata dal padre, gestisce astutamente il locale da vera donna d’affari, sfruttando a suo vantaggio le lusinghe e la corte degli ospiti senza mai concedersi ad alcuno, prolungando così l’illusione e la permanenza degli stessi alla locanda. Tra questi spiccano due ridicoli pretendenti: l’avaro Marchese di Forlipopoli e l’arricchito Conte di Albafiorita. Il primo, nobile ormai decaduto che col suo fare non del tutto maschile nei modi ( rallegrando il pubblico), offre protezione alla locandiera sicuro del titolo che porta, evitando la pur minima spesa nei suoi confronti; il secondo che pensa di poter conquistare Mirandolina con preziosi regali che alla fine la stessa furbescamente si vede “costretta ad accettare per non contrariare la Vostra signoria”. Vi è poi Fabrizio, servitore innamorato della donna e suo promesso sposo dal padre di lei in punto di morte che resta defilato per tutta la rappresentazione sotto il tavolo, quasi volesse origliare, pur non rimanendo indifferente agli eventi con le espressioni del viso. La comparsa del burbero e misogino Cavalier di Ripafratta porterà subbuglio alla locanda ma soprattutto a Mirandolina, che vedendosi rifiutata e maltrattata, prenderà come pretesto il disprezzo del Cavaliere per ottenere a tutti i costi il suo amore. Con l’aiuto delle goffe e finte dame Dejamira e Ortensia impegnate ad intrattenere i due storici pretendenti, riuscirà Mirandolina a far cadere ai suoi piedi perfino l’ultimo arrivato anche se il finale vedrà la stessa concedersi al suo promesso sposo Fabrizio. Lo spettacolo che ha entusiasmato per tutto il tempo il pubblico si conclude con il monologo di Mirandolina in cui emerge l’amore dello stesso Goldoni per il genere femminile pur mettendo in guardia il pubblico dalle abilità e dagli astuti tranelli delle donne che prevalgono sempre sulla prevedibilità degli uomini … ma del resto la donna ama essere “ servita ed adorata” ed è “ la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura”.
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