L'ANALISI
4 novembre 1975
04 Novembre 2020 - 07:00
Il peso della «GT» ha provocato lo sfondamento del torace e la rottura del cuore - Le numerose ferite alla testa non erano dunque mortali - È probabile che Giuseppe Pelosi (l'omicida), preso dal panico sia fuggito a tutta velocità con la macchina, non accorgendosi dell'investimento - Tre amici hanno confermato la sua versione sull'incontro, casuale, con Pasolini - Il ragazzo ha confessato che il regista gli aveva offerto 20.000 lire - Giunti nello spiazzo del lido di Ostia, si sarebbe però rifiutato di fornire «prestazioni»; ciò avrebbe determinato la lite - Tracce di vernice su una mano della vittima: è la prova che brandì un bastone?
ROMA, 3. — Sono stati attimi di panico che hanno portato alla morte Pier Paolo Pasolini. L'autopsia parla chiaro. La sua morte è dovuta ad emorragia interna e rottura del cuore in seguito allo schiacciamento del torace provocato dalle ruote della GT. Le numerose ferite alla testa del regista, quindi, non erano mortali. Questi i risultati dell'autopsia eseguita all'Istituto di medicina legale di Roma.
Dopo la colluttazione con il Pelosi, quindi, Pasolini era ancora in vita. Forse era in coma, ma comunque ancora in vita. Il Pelosi dopo aver colpito con violenza è stato assalito dalla paura; probabilmente la sua giovane età ha fatto sì che il panico prendesse il sopravvento. Non sapeva più cosa fare. Il primo pensiero è stato quello di fuggire, di scappare il più lontano possibile e al più presto da quella orrenda visione di un uomo bastonato a sangue.
Giuseppe Pelosi, quindi, è salito sull'auto del regista ed è partito a tutta velocità. Ha fatto appena un metro e un sobbalzo lo riporta per un momento alla cruda realtà. Aveva investito il corpo della sua vittima. Nonostante ciò il giovane assassino ha continuato la sua folle corsa, imboccando fra l'altro una strada contro mano a una velocità che superava i 150 km. ora.
Dai risultati dell'autopsia, fra l'altro, è scaturito che il palmo della mano destra di Pasolini presenta tracce di vernice. «Ma questo non significa — ha detto il professor Merli — che il regista abbia impugnato un bastone, in altre parti del corpo, infatti, ha aggiunto il medico, ci sono analoghe tracce di vernice».
Gli inquirenti, intanto, questo pomeriggio hanno interrogato nuovamente Giuseppe Pelosi. Il giovane assassino avrebbe riconfermato che ha agito soltanto per legittima difesa e che non aveva nessuna intenzione di uccidere. «Ho agito in stato confusionale. Non so cosa mi sia successo, sono stato preso da una rabbia indicibile. Ho colpito con una furia tale che ha spaventato me stesso. Sabato volevo passare soltanto una giornata allegra con alcuni amici, poi quell'incontro mi ha rovinato la vita», avrebbe detto piangendo il Pelosi. Il ragazzo ha poi aggiunto: «Se non credete a me chiedetelo ai miei amici. Ero allegro e basta». Gli amici, infatti, sono stati rintracciati e interrogati a lungo dagli inquirenti.
Dopo aver passato il pomeriggio insieme, verso le 21,30 la comitiva decise di recarsi in nei pressi della Stazione Termini. Lì esiste un bar dove i giovani sono soliti riunirsi. Nei pressi della Stazione Termini l'incontro con Pasolini a bordo dell'Alfa Romeo GT metallizzata. «Ad un certo punto — è un amico di Pelosi che parla — ci siamo acconti che un'auto, una "GT" metallizzata ci stava seguendo. Mi sono voltato per vedere chi ci fosse a bordo ed ho riconosciuto Pasolini: ho capito che si trattava di lui perchè qualche volta lo avevo visto alla televisione o al cinema. Siamo entrati tutti e quattro nel bar per mangiare qualcosa. Improvvisamente ci siamo accorti che Giuseppe era sparito». Giuseppe Pelosi, infatti è tornato di fronte al bar insieme con Pasolini, a bordo della «GT», per farsi ridare da le chiavi del suo appartamento. «Non torno. Mi accompagna lui», ha detto agli amici salutandoli, prima di allontanarsi a bordo dall'auto dello scrittore.
Pasolini, durante i frequenti spostamenti della famiglia che doveva seguire il padre, ufficiale dell'esercito, ha abitato per un anno anche a Cremona, dove frequentò la seconda ginnasio, nell'anno scolastico 1934-35.
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