L'ANALISI
18 Giugno 2020 - 07:00
I morti sono sette e centocinquanta i feriti - Sono intervenute le Forze armate sovietiche ad impedire l'invasione degli edifici - Sono state stracciate tutte le bandiere rosse - Si è gridato: "Abbasso il bolscevismo, andatevene dalla Germania,,
Violente dimostrazioni antirusse e antigovernative sono infuriate per tutta la giornata, obbligando le truppe russe ad aprire il fuoco. Si ignora quale sia il bilancio della tragica giornata: sono stati accertati sinora 7 morti e centocinquanta feriti, ma mancano notizie più precise in quanto la situazione è tuttora molto tesa e confusa.
Ecco come, secondo le comunicazioni dell'inviato speciale dell'«United Press» che si trovava sul luogo si sono svolte le dimostrazioni.
Ore 8. La polizia comunista, armata di sfollagente, tenta di respingere una folla di quindicimila dimostranti anti-comunisti, che, riunitisi rapidamente in cortei nelle prime ore del mattino, hanno marciato verso la sede del governo comunista a Berlino-est ed hanno poi tentato di invadere l'edificio governativo con la forza. Intanto reparti di soldati russi, montati su autocarri, sono stati fatti affluire a Berlino- est e dislocati per le vie principali per ogni evenienza. La polizia orientale è intervenuta decisamente e facendo uso degli sfollagente è riuscita a respingere la folla scatenata.
I dimostranti non hanno posto tempo in mezzo, iniziando subito un lancio di mattoni. La polizia ha fatto fronte alla marea che premeva, poi manovrando i bastoni è riuscita a spingere i dimostranti in una via laterale.
I calcoli sul numero dei dimostranti variano da 16.000 a 30.000 persone. La radio della polizia di Berlino-est riferisce che un'altra colonna di dimostranti si dirige su Berlino-est dalla zona sovietica ed ha impartito ordine di disperderla.
La polizia di Berlino-ovest informava poco dopo che i primi rinforzi per i dimostranti stavano avanzando dalla zona sovietica che circonda la città. Si tratta di una colonna di circa dodicimila lavoratori delle acciaierie di Nenningsdorf, a nord di Berlino.
Ore 10. Una folla di circa centomila persone è in ebollizione a Berlino-est, nonostante la presenza delle mitragliatrici e delle autoblindo della polizia orientale e quella delle truppe sovietiche.
Ore 13. Le autorità d'occupazione sovietiche hanno ufficialmente annunciato che è stata proclamata la legge marziale in tutto il settore orientale di Berlino. Ma la proclamazione della legge marziale è stata annunciata dalla radio berlinese della Germania orientale. L'applicazione della legge marziale significa che i russi potrebbero comminare la pena di morte per qualsiasi violazione dei regolamenti citati.
Un corrispondente occidentale dislocato nel settore orientale ha riferito che l'annuncio della legge marziale è stato comunicato nel settore russo mediante altoparlanti, ma che la folla lo ha accolto con derisione e scherno.
Ore 16. Nel pomeriggio un'altra dimostrazione: migliaia di lavoratori edili hanno percorso la «Stalinallee» scandendo la frase: «Vogliamo il burro, non l'esercito del popolo». Hanno fischiato una macchina che aveva a bordo vari ufficiali e soldati sovietici, gridando: «Proclameremo lo sciopero generale, vogliamo una riduzione delle quote di lavoro».
Ore 17. Poco dopo la dimostrazione il governo della Germania est cedeva alle richieste: un comunicato del Politburo del partito comunista, che aveva forma di «suggerimento» ma la forza di un virtuale ordine, proponeva che non si costringessero più i lavoratori alle quote supplementari. Il comunicato veniva diffuso da automezzi muniti di altoparlanti. La dichiarazione del Politburo invitava anche i lavoratori a «serrare i ranghi e stringersi attorno al governo e al partito, e a smascherare i provocatori nemici che cercano di seminare dissenso e confusione nelle file della classe lavoratrice».
Alla manifestazione hanno preso parte circa ventimila operai, essi hanno marciato da viale Stalin lungo la Unter den Linden, e passando davanti all'Ambasciata Sovietica hanno lanciato slogan contro il governo. Alla fine si sono radunati davanti alla sede del governo chiedendo a gran voce che comparissero Grotewohl e Ulbricht. Si è fatto invece vedere il Ministro delle miniere e dell'acciaio Fritz Selbmann. Solo dopo cinque minuti di urla e di fischi ha potuto prendere la parola, gridando: «Colleghi», ma la folla gli ha risposto: «Non sei nostro collega». E un portavoce dei dimostranti ha chiesto immediate garanzie che le quote lavorative sarebbero state ridotte e le razioni alimentari aumentate, minacciando altrimenti uno sciopero per domani in tutta la zona sovietica.
«Ne abbiamo abbastanza», ha gridato il portavoce, un grosso muratore che brandiva un martello. E alla folla ha detto: «Adesso ce ne andiamo a casa. Ma non lavoreremo, né oggi né domani». Prima aveva esclamato: «Sono stato in galera cinque anni al tempo dei nazisti, e sono pronto a tornarci per altri cinque. Se non sarò qui domani saprete dove mi trovo».
Ore 22. Il governo della Germania orientale ha questa sera lanciato contro-dimostrazioni e la «polizia popolare» ha isolato tutti gli edifici governativi. Dopo dodici ore di agitazioni, cinquemila giovani comunisti ed anti-comunisti sono venuti alle mani nella Unter den Linden. Gli osservatori hanno detto che la mischia è stata solo sporadica probabilmente perchè la pioggia ha cominciato a cadere proprio quando i due gruppi si sono scontrati.
Un bambino di 12 anni è rimasto ucciso stasera nel settore francese di Berlino da colpi d'arma da fuoco tirati da agenti della polizia popolare in settore sovietico. I poliziotti sparavano per disperdere la folla che, sul confine del settore francese, scagliava sassi contro di loro.
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