L'ANALISI
11 Giugno 2020 - 07:00
Molte vecchiette non hanno lasciato le zone contaminate e continuano a dare il becchime ai polli – Smentita dalle autorità la voce che la vodka sia un ottimo rimedio contro la radioattività - Nel Mar Nero invece dove sono sfollati migliaia di ucraini c'è chi specula sulle disgrazie altrui, aumentando ad esempio gli affitti
MOSCA, 10. — Il disastro nucleare di Chernobyl, a prescindere dagli aspetti, tecnici, sta provocando seri problemi all'organizzazione sociale dell'Ucraina, la seconda Repubblica federata dell'URSS per numero di abitanti e la terza per estensione territoriale. Oltre ai problemi d'adattamento per le oltre 100 mila persone evacuate dalla «zona di sicurezza», ci sono quelli connessi al mantenimento dell'ordine e al diffondersi di «voci incontrollate».
Il quotidiano «Sovietskaya Rossia» riporta invece le storie toccanti di vecchiette che non riescono a lasciare il proprio focolare. Una di queste è la storia di Anastasia Semehyaka, 85 anni, e Maria Karpyonok, 74 anni, che sono riuscite a nascondersi nelle proprie case durante il trambusto dell'evacuazione della città di Pripyat che sorge a circa dieci chilometri dalla centrale nucleare. La città di Pripyat contava originariamente 25 mila abitanti, ma si era considerevolmente ingrandita con la costruzione dei quattro reattori atomici di Chernobyl.
Le due donne sono state scovate in città solo un mese dopo (il 28 e 29 maggio) l'evacuazione precipitosa degli abitanti maggiormente esposti alle radiazioni. Adesso, riferisce il quotidiano, «sono state ricoverate in ospedale per controlli medici». In tutti questi giorni hanno vegliato la loro casa e si sono prese cura degli ammali domestici. «Sovietskaya Rossia» riferisce poi di altre vecchiette che, «non si sa come», riescono a penetrare nella «zona di sicurezza» per «dare il becchime ai polli» rimasti abbandonati presso le loro abitazioni. Immancabilmente vengono fermate dalla polizia, ma esse non desistono dai loro tentativi. La polizia pattuglia infatti giorno e notte sia l'interno della «zona di sicurezza», che lungo il suo perimetro di 107 chilometri.
Il quotidiano fa esplicito riferimento al pattugliamento per smentire ancora una volta le «malelingue» che raccontano di bande di ladri che saccheggiano indisturbati le abitazioni lasciate abbandonate. Invece, insiste «Sovietskaya Rossia», «non si è verificato praticamente nessun caso di furto».
Un'altra voce «dura a morire», nonostante le ripetute smentite, è quella secondo cui gli alcoolici sarebbero un ottimo rimedio contro le radiazioni. «Sovietskaya Rossia» torna ancora sull'argomento negando categoricamente che la regione di Kiev sia diventata «una specie di paese di bengodi per i bevitori». Il giornale afferma che non è vero che la vodka viene venduta «a prezzi speciali», a qualunque ora del giorno e della notte». «A Kiev ed in tutte le località della regione gli alcoolici si vendono nelle stesse ore ed allo stesso prezzo che altrove», precisa il quotidiano. Quanto poi al presunto «effetto benefico» dell'alcool contro le radiazioni, «si tratta di pura invenzione».
Lettere pubblicate sulla «Prayda» denunciano invece casi di speculazione verificatisi in alcune località sul mar Nero dove, dopo il disastro nucleare di Chernobyl, sono stati evacuati la maggior parte dei bambini della regione di Kiev e di altri distretti della Bielorussia. I genitori che si recano a visitare i propri bambini sono costretti a pagare somme esorbitanti perchè «profittatori delle disgrazie altrui» hanno aumentato notevolmente gli affitti.
Una donna, B. Karas, scrive che per il desiderio di stare vicino alla sua figlia di 10 anni che si trovava in un sanatorio di Yalta, aveva preso le vacanze, ma quando era giunta sul mar Nero «si è resa conto che l'affitto era passato da 5 a 8 rubli». «Dopo l'incidente di Chernobyl — scrive la donna — alcune delle persone evacuate passano le loro vacanze al mare in case private o sanatori. Inoltre molti familiari vengono a visitare i propri figli che hanno trovato sistemazioni in centri di riposo». Per questo motivo i prezzi sono saliti a 7-8 rubli al giorno» e «la disgrazia di una persona diviene il guadagno di un'altra». Questo problema è divenuto più grave quando, dopo la chiusura anticipata delle scuole, decine di migliaia di studenti sono andati in vacanza sul mar Nero per evitare la contaminazione dalle radiazioni provocate dall'incidente del 26 aprile.
Pochi per gli italiani i danni della radioattività
Il presidente dell'Ente per l'energia nucleare Colombo ha spiegala che anche se non fosse stato adottato nessun provvedimento cautelativo la salute dei cittadini non avrebbe corso rischi
ROMA, 11. — Quello dell'emergenza nucleare è per il nostro Paese un capitolo ormai chiuso. La fase critica del dopo-Chemobyl è stata gestita dal nostro governo e dall'ENEA-DISP in modo appropriato. La rete nazionale di rilevamento della contaminazione nucleare c'è ed ha funzionato bene. Nessun individuo della popolazione italiana è stato mai esposto a pericoli di danni immediati perchè, anche nelle peggiori condizioni verificatesi e senza il rispetto dei provvedimenti disposti dal ministro Degan, le dosi di radioattività assorbite dagli italiani sono oltre 100 volte inferiori a quelle che possono provocare danni certi. Questo il rassicurante quadro della situazione verificatasi in Italia in seguito al disastro nucleare in Ucraina illustrato dal presidente dell'ENEA, Umberto Colombo, in un'affollata e fin troppo vivace conferenza stampa.
Scopo dei responsabili dell'Ente per l'energia nucleare era quello di rassicurare gli italiani sui danni derivanti dai radionuclidi, fornire un nutrito «dossier» — zeppo di cifre, tabelle, allegali e grafici — preparato dogli esperti e illustrato dal presidente Colombo in Parlamento e, soprattutto quello di difendersi dall'accusa ricorrente di aver voluto nascondere i dati «reali» sulla contaminazione da iodio 131, ma anche su quella dovuta agli altri isotopi (cesio 137 e 134, stronzio 90, ecc.).
L'occasione è servita anche all'ENEA per respingere le accuse della Lega per l'ambiente, dicendo che «in nessuna fase sono stati nascosti i dati e mai è stata taciutala verità». E per dimostrare che non ha nulla da nascondere ha fornito alla stampa 4 volumi (per circa un migliaio di pagine), completi di aggiornamenti al 31 maggio. Solo per la Lega per l'ambiente e per gli antinuclearisti i responsabili dell'ENEA hanno avuto parole dure: «Ci hanno definiti i piazzisti del nucleare, sostenendo che per questo abbiamo nascosto la verità sui possibili danni da contaminazione», ha detto il presidente Colombo. «Possiamo rispondere allora che dietro gli ambientalisti si nascondono i sostenitori di altre fonti d'energia (derivanti dal carbone o dal gas)».
Ma allora l'ENEA non ha commesso nessun errore? Uno senz'altro sì — ha ammesso il direttore generale ing. Pistella — quello di non aver orchestrato bene le informazioni da fornire ai cittadini. In alcuni casi sono state troppe, in altri troppo poche». Cosa occorre per il futuro? Migliorare ulteriormente la rete di rilevamento (piuttosto carente al sud), mettendo in conto la possibilità che in zone anche molto lontane da noi si verifichi un «fall out» di notevole portata.
«Fino ad ora — ha ammesso il presidente dell'ENEA — abbiamo preso in considerazione solo la possibilità di un incidente nel nostro Paese, nelle nostre centrali e con una minima emissione di radioattività». Come dire che il nostro sistema non era in grado di fronteggiare un'emergenza come quella dovuta al disastro di Chernobyl.
E allora riaffiora un dubbio. I rilevamenti fatti fino ad oggi ci hanno fornito un quadro esatto della situazione? Solo gli studi del futuro e i controlli tuttora in corso potranno dirci chi ha ragione e qual è stato il danno reale, per la popolazione italiana, causato dalla «nube» radioattiva.
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