L'ANALISI
13 Marzo 2020 - 07:00
Nella capitale dove erano affluiti migliaia di studenti si è scatenato un attacco allo Stato: tentativi di assalto al Ministero della Giustizia, alla sede della DC, alla redazione del «Popolo» - Vere e proprie sparatorie con decine di feriti - Gravissimo un brigadiere dei CC. - Centinaia di episodi di vandalismo e odio - Danni incalcolabili - Gli agenti trattenuti a stento dai superiori: volevano sfogare la loro ira sugli arrestati
ROMA, 12. – Gli «studenti guerriglieri» confluiti a Roma in massa volevano il morto. (Uno c’è stato, non a Roma ma a Torino) nella capitale, si sono vissute ore di tensione che col passare del tempo sono diventate ore di paura e di panico.
La «guerriglia urbana» c’è stata, violenta come non mai.
Il bilancio degli incidenti è difficile stabilirlo con esattezza. Certi sono i ferimenti di dieci agenti della PS, otto dei quali feriti con armi da fuoco, di un capitano dei carabinieri e due brigadieri dell’arma e di un manifestante. Un brigadiere dei carabinieri è grave. È stato colpito da un proiettile di pistola all'addome. Giace ora in un letto del San Giacomo con prognosi riservata.
Un centinaio i manifestanti in stato di fermo. Gravissimi i danni nel centro storico, auto e pullman incendiati, negozi assaltati e vetrine infrante, due armerie saccheggiate, concessionarie della FIAT, Ford e Alfa Romeo date alle fiamme, incendiati alcuni uffici della direzione generale della SIP. Non si conosce il numero dei feriti tra gli studenti, i teppisti, i manifestanti.
La manifestazione, conclusasi con una vera e propria battaglia tra forze di polizia e dimostranti, era stata organizzata «per la liberazione di Panzieri e degli altri compagni arrestati», per protesta contro l’uccisione di Francesco Lorusso, contro la disoccupazione, contro la riforma universitaria proposta da DC e PCI, contro l’emarginazione giovanile. Al movimento studentesco italiano hanno dato il loro apporto al caos creato a Roma il PDUP, «Lotta continua», «Avanguardia operaia», i collettivi di Democrazia proletaria, i Comitati di lotta per la casa, i Comitati autonomi di alcune aziende e, «dulcis in fundo», il Movimento femminista italiano.
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