Altre notizie da questa sezione
Più letti
Benito Penna si batte per la corona italiana dei pesi massimi
Il calciatore Re Cecconi ucciso da un gioielliere
Blog
di Nicola Arrigoni
Andrea Cigni alla guida del Ponchielli: "Onorato di essere qui"
di luca puerari
Adios Diego, campione unico e capo popolo appassionato
di Fabio Guerreschi
Luppolo in Rock, Katatonia e Moonspell ultimi colpi
4 aprile 1970
Edito dalla Libreria Renzi è apparso qualche tempo fa un volumetto a cura di Franca Renzi Corna, con fotografie di Ezio Quiresi, che illustra i campanili di Cremona. Nell'introduzione Elda Fezzi scrive: I campanili?, dirà qualcuno, e chi li guarda più? — Eppure è un gesto tipico del nostro tempo indicare attraverso un dettaglio la sequenza storica di una intera città. Le vicende dell'architettura a Cremona sono raffigurate anche in questa scelta dei "campanili" che Franca Renzi Corna consegna alle stampe in succinta "strenna" 1969.
Senza ambizione documentaristica da saggio storico, il che avrebbe mutato modi e scopi del libretto, questo aver messo in posa, con la collaborazione dell'occhio fotografico di Ezio Quiresi, le torri campanarie di Cremona, erette dall'antichità ai tempi moderni, basta ad attrarre il nostro sguardo su un singolare elemento dell'architettura del passato. Molti forse «vedranno» per la prima volta queste costruzioni, simili alle torri difensive comunali e private di cui la città abbondava, e che del resto costituiscono ancora oggi uno dei contrassegni più vistosi del profilo urbano cremonese.
Probabilmente nato dalle torri scalarie che sorgevano accanto alle terme romane, e quindi apparso presso le chiese del Basso Impero, il campanile divenne parte complementare della chiesa cristiana, accompagnandone l'evoluzione architettonica e le variazioni stilistiche adottate in diversi luoghi e tempi.
Giusto era ricordare, tra le più antiche, le torri che corredavano la primitiva cattedrale, segnalate dai sigilli medioevali. Il Torrazzo, con la sua duplice struttura romanica e gotica, oltre ad essere un esemplare organismo architettonico dei tempi in cui è sorto, spicca ancor oggi come segnale caratteristico della città, da divenire addirittura emblema quasi mitico nella parlata popolare. Un coro di torri minori, ma non meno suggestive, resta in piedi a testimoniare successive trasformazioni, passaggio di tempi, costumi e stili. Pur essendo state spesso ricostruite nei secoli seguenti, alcune sono documentate fra le più antiche della città, e conservano nell'impianto e nel repertorio formale parti autentiche o rifacimenti assimilati all'antico; e seguono talora i caratteri delle costruzioni romaniche e gotiche non solo ecclesiali ma anche civili. Sul massiccio e caldo tessuto del cotto antico, si aprono rare bifore, trifore e serie di archetti sovrapposti; sono i campanili di S. Lucia, S. Vincenzo, S. Bassano, S. Agata, S. Luca, S. Agostino e altri ancora.
Non mancano gli esempi di torri quattrocentesche e cinquecentesche, tra le quali, di solida struttura, strettamente correlata a quella chiesa, la torre campanaria di Santa Margherita. Sei-Settecento riducono l'altezza dei campanili e ne legano la composizione al movimento interno-esterno della chiesa.
Neoclassicismo, Ottocento e primo Novecento vedono riapparire le torri svettanti di tipo medioevale, ricostruite in «stile» goticheggiante accanto a chiese di antica o nuova erezione. Ma si avverte che questa è l'ultima fase della torre così come era intesa nel suo tempo giusto e nel suo primitivo significato, ispirato alle torri di vedetta e ai fari orientali. L'architettura contemporanea, anche nelle sue scarne manifestazioni cremonesi, è tornata all'idea prima delle campane di S. Benedetto da Nola, scartando il supporto dispendioso e ormai anacronistico della «torre». La celletta campanaria della chiesa di S. Antonio è ridotta ad un semplice archetto di sostegno, riprendendo un motivo tipico dei conventi; i tralicci di ferro della chiesa di Cristo Re o della provvisoria parrocchiale del quartiere Giuseppina, dedicata alla Beata Vergine di Caravaggio, fanno pensare solo al collegamento elettrico tra il disco-concerto di campane e l'altoparlante. Ciò che importa, ormai, è la specifica funzione delle campane.
Anche questa «zummata» sui campanili dice, dunque, un'intera vicenda esistenziale; quella «struttura» non è che uno dei tanti attori della città del passato, con un suo ruolo simpatico. Tanto che, arrivando o partendo dalla città, si può ancora dire che i campanili sembrano davvero indispensabili al profilo non solo panoramico ma storico di Cremona. Da conservare, certo, come eroi di altri tempi, perchè ormai l'età della tecnologia fa a meno delle torri quadrate, poligonali, cilindriche, triangonali in muratura, già soppiantate dal resto dall'ardita, ironica polemica tour Eiffel, 1889».
28 Marzo 2020
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Direttore responsabile: Marco Bencivenga
Lascia il tuo commento A discrezione della redazione il tuo commento potrá essere pubblicato sull´edizione cartacea del quotidiano.
Condividi le tue opinioni su La Provincia