L'ANALISI
19 Marzo 2020 - 07:00
Ebbe fama di antifascista e il regime lo accusò, volta a volta, di essere un donnaiolo impenitente o, al contrario, un omosessuale - Le nozze con la principessa belga Maria José
ROMA, 18. — «Il re Umberto è spirato alle 15,35, l'ultima sua parola è stata "Italia"». Lo ha detto Falcone Lucifero ex ministro della Real Casa. Al momento della morte erano presenti tutti i familiari. Umberto di Savoia non ha fatto così in tempo a tornare in Italia prima di morire.
Nell'agosto 1982, colpito da un male incurabile (tumore osseo), fu trasportato d'urgenza a Londra, in una clinica specializzata; da qui, il 25 febbraio scorso, era stato trasferito a Ginevra. In coincidenza con il peggioramento della malattia, che pare si fosse manifestata già da tre anni, l'ex re d'Italia aveva più volte, anche pubblicamente, chiesto di «rivedere la mia patria almeno una volta».
«Trentasei anni di esilio pesano — diceva. Rivedere la mia Roma, la mia Napoli, la mia Torino sarebbe la realizzazione del più bel sogno della mia vita». A soddisfare la richiesta di Umberto di Savoia si dimostrarono subito favorevoli il capo dello Stato, Pertini e i partiti rappresentati in Parlamento.
Qui sotto la pagina 2 dove sono pubblicate le necrologie dei monarchici cremonesi
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