Alcune considerazioni relative all’articolo «Tombe brutte, mi dimetto» apparso sabato 1 febbraio. Reputo alquanto tranchant l’affermazione del signor sindaco quando sembra liquidare la questione con «Chi sbaglia paga». Sicuramente ha peccato di ingenuità l’assessore che non controlla un progetto fidandosi della «professionalità e della competenza dell’ufficio preposto su un lavoro di ordinaria routine». Possibile che non ne abbia almeno parlato? Ma ciò che si evince dall’intervista rilasciata al giornalista e dalla lettera scritta dal vice-sindaco mi lascia alquanto perplesso. Una doppia e dicotomica verità fra mail spedite (vice-sindaco ) e mai ricevute (sindaco). Potrei chiedermi: Ma qual è la verità? Ma non mi interessa entrare nell’opera kafkiana. Così mi domando: non sarebbe stato più semplice parlarne di persona, confrontarsi anziché affidarsi alla tecnologia? Poiché, se esiste, in questa vicenda, un colpevole è, a mio avviso, la relazione, la mancanza di rapporto comunicativo fra due figure istituzionali significative quali sindaco e vice-sindaco. E un’ulteriore ingenuità, lo dico con bonomia, non è forse aver, da capitano, lasciato in campo ‘giocatori’ eccessivamente liberi in un torneo che riguarda la cosa pubblica? Gian Pietro Garoli (Casalbuttano ed Uniti)