L'ANALISI
22 Ottobre 2022 - 20:01
Pietro Giovanni Panico con Ferruccio De Bortoli
ORZINUOVI - In una sala Aldo Moro gremita, si è tenuta la cerimonia di premiazione del Marco Toresini, concorso giornalistico nazionale. La giuria, guidata dall’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli e composta dall'assessore alla Cultura Carlo Lombardi col direttore de La Provincia di Cremona Marco Bencivenga, Massimo Mamoli di Bresciaoggi e Arena di Verona, Tonino Zana del Giornale di Brescia e Wilma Petenzi del Corsera bresciano, ha incoronato come miglior reporter dell’anno Pietro Giovanni Panico di Castrolibero (CS). Vince con la sua inchiesta in punta di penna: «La guerra dei portuali genovesi contro le armi saudite». Per lui, oltre al premio di quattromila euro, l’encomio unanime degli esperti per aver raccontato, senza paura, il sanguinoso e terrificante traffico d’armi che passa dal Mediterraneo e la resistenza dei lavoratori all’ingresso delle «navi-munizione». Michela Morsa ed Eleonora Panseri seconde sul podio con le «malattie senza voce». Menzione d’onore a Simone Cesarei e Lavinia Nocelli.
Un premio nella sua amata cittadina, da Marco e per Marco. Toresini, storico caporedattore del Corriere a Brescia e già redattore del Bresciaoggi, ricordato a due anni dalla tragica scomparsa. Un concorso, non a caso riservato ai freelance under 30, per continuare a fare quello che la penna orceana ha sempre fatto con abnegazione: credere nel talento dei giovani colleghi. Il suo ricordo vive nelle parole degli amici, in quella giuria che De Bortoli si dice orgoglioso di rappresentare. Il profilo umano e professionale nella memoria di Petenzi, amica e compagna di scrivania, con lui dall’inizio alla fine: «Tutte quelle ore in redazione, chino sul computer, anche nella malattia, ne sono valse la pena? Sì. Perché era un marito e un padre meraviglioso ma era soprattutto un giornalista e non poteva essere altro. Un amico, un maestro». Che ha lasciato il segno. In tanti e in tanti modi. Anche nelle decisioni più difficili e coraggiose. «Avevamo una notizia giornalisticamente eccellente. La figura di un ragazzo che passa dall’essere considerato eroe a figura criminale. Ma ha 17 anni. E questa notizia La Provincia non l’ha data e non la darà – ha raccontato Bencivenga –. Oggi, in realtà, diventa notizia il solo fatto di rispettare le regole. Ma questo è quello che ci unisce a Marco. Questo è il bello. Sapere che anche lui avrebbe fatto lo stesso. Ci ha lasciato un grande esempio umano e professionale».
Se già la prima edizione era stata animata da elaborati di alta qualità, questa ha superato ogni aspettativa. Non è stato infatti semplice scegliere il vincitore assoluto e i contendenti, «precari dell’inchiostro» da ogni angolo dello Stivale, hanno tenuto vivo fino all’ultimo il testa a testa. A consegnare le benemerenze la moglie e i figli di Marco.
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