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PREZZO DEL LATTE: LA TRATTATIVA

L’obiettivo è 0,60 euro al litro: «Al tavolo con responsabilità»

Un risultato inferiore significherebbe una crisi di tutto il sistema produttivo che si trascina la trasformazione

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

17 Luglio 2022 - 09:41

L’obiettivo è 0,60 euro al litro: «Al tavolo con responsabilità»

CREMONA - Oltre alla siccità e all’impennata delle bollette, gli allevatori cremonesi devono fare i conti con l’ormai insostenibile incertezza riguardante il prezzo al litro del latte crudo. La quota-contratto con Lactalis, attore principale della distribuzione nazionale, è fissata ancora a 0,48 euro e questo, in due parole e rapportato ai costi fondamentalmente triplicati, significa crisi nera. L’appello del settore produttivo è unitario: «Così non possiamo continuare, serve una trattativa seria ed efficace. Puntiamo a 0,60 euro al litro».

Maurizio Roldi: "La quota attuale non copre i costi di produzione. L’adeguamento è assolutamente necessario"


La siccità fiacca non solo i campi ma anche le vacche. Si produce meno latte e farlo costa molto di più. Eppure lo si vende al solito prezzo. Non servono a questo punto competenze economiche particolari per capire che nel sistema qualcosa finirà irrimediabilmente per incepparsi. Gli allevatori fanno fronte comune. Maurizio Roldi non indora la pillola: «Il trimestre si è chiuso con un aumento importante per quanto riguarda i costi di produzione. Ho personalmente conosciuto allevatori che si sono trovati con bollette le cui cifre erano letteralmente tre volte e mezzo quelle precedenti. Per noi crisi energetica significa anche, e qui parliamo di chi ha la fortuna di poter irrigare perché ha ancora acqua, gasolio a prezzi incredibilmente più alti. La quota attuale, in sintesi, non andrebbe nemmeno a coprire i costi di produzione. L’adeguamento non è auspicabile, è assolutamente necessario».

Carlo Alberto Gipponi: "Non sarà facile far valere le nostre ragioni, il sistema non va ed è il momento di cambiarlo"

La categoria una proposta sul tavolo l’ha già messa: «Ci siamo appena trovati in Regione – spiega Carlo Alberto Gipponi – ed eravamo tutti concordi che, valutando la richiesta di mercato e i prezzi del trasformato, si debba puntare almeno ai sessanta centesimi. Per capirsi, può il latte essere ancora pagato 0,48 euro a fronte di un Grana che oggi arriva a 9 al kg? Dobbiamo e possiamo pretendere di più». Piglio deciso ma non ottimismo sfrenato, anzi: «Se ci sarà battaglia? Penso e temo di sì, non sarà facile far valere le nostre ragioni ma è il momento che i produttori cambino un sistema che non funziona e forse no non ha mai funzionato adeguatamente. Se non facciamo sentire la nostra voce, però, non servirà a nulla. Un esempio? Le fatture. Che io sappia siamo l’unica categoria che se le fa realizzare dal compratore. Pare una cosa normale? Cominciamo a farle anche noi. Partiamo dai piccoli dettagli. Alla fine quel che conterà maggiormente, comunque, è farci trovare come un fronte veramente unito altrimenti il risultato sfumerà di sicuro. I sessanta centesimi? Chissà. Si tratta di una proposta sensata e ragionevole ma, sfortunatamente, credo che l'aumento non sarà alla fine così significativo».

Manuel Lugli: "La realtà, che non va nascosta, è che continuare così è un’ipotesi non sostenibile"

Manuel Lugli chiosa sulla medesima linea: «Siamo imprenditori e, per definizione, il nostro scopo è fare impresa. Se vogliamo seriamente discutere nell’ottica di un comparto che possa rimanere in piedi e crescere nel lungo periodo i sessanta centesimi sono il risultato di considerazioni ponderate e ragionevoli. E non è una battaglia che conduciamo solo per noi, sia chiaro, se viene a mancare il nostro contributo, a cascata, si perde poi anche il tutto il settore della trasformazione. La realtà, che non dobbiamo nascondere, è che continuare così è un’ipotesi non sostenibile. Dobbiamo sederci al tavolo e fare la nostra proposta, pur consapevoli comunque che saremo all’interno di una trattativa fra le parti e, dunque, il risultato sperato potrebbe essere la sintesi di due punti di vista e interessi differenti. A prescindere da questo, comunque, bisogna inquadrare il problema nell’ottica del costo di produzione del litro latte. Impossibile quantificarlo a priori ma elementi importanti, come l’aumento dell’energia elettrica più che triplicata e il gasolio per chi ha la fortuna d’irrigare già danno a mio parere un quadro abbastanza chiaro. Partiamo da qui».

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